Alfieri eletto segretario nelle primarie regionali, ma a Brescia vince la De Marchi

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Alessandro Alfieri secondo le previsioni ha vinto le primarie del Partito Democratico ed è il nuovo segretario regionale del partito. Non si è trattato però di un plebiscito, e nemmeno di una vittoria larga, ipotesi che fino a qualche giorno fa sembrava essere più che probabile. Addirittura nel capoluogo della nostra provincia ha ottenuto meno voti della sua avversaria, Diana De Marchi.

Questi i risultati definitivi a livello regionale: Alessandro Alfieri 13.660 (57,2%); Diana De Marchi 10.225 (42,8%); bianche 224; nulle 63. Votanti 24.172 (vedi la pagina del Pd cittadino).  Per quanto riguarda la nostra provincia gli elettori sono stati 3.080, di cui 1.681 per Alfieri e 1.353 per De Marchi, che però ha trionfato nelle cinque sezioni cittadine dove ha preso 154 voti contro i 104 del suo avversario, addirittura il 60%. In provincia le percentuali si ribaltano, con il 57% degli elettori favorevoli ad Alfieri, e un vero e problio exploit nel collegio delle "tre valli" dove la percentuale è salita al 65,50. 

Per avere un confronto con i dati delle precedenti consultazioni interne al Pd, quelle per scegliere il nuovo segretario nazionale (Matteo Renzi), va ricordato che allora gli elettori a recarsi alle urne tra città e provincia furono 47mila.

E’ già arrivato anche il primo commento, sulle colonne di Bresciaoggi, di Giorgio De Martin, che appoggiava la De Marchi: «E’ la dimostrazione di come agli elettori di Brescia, in verità molto pochi, certe operazioni di Palazzo, leggasi le manovre che hanno accompagnato il recente congresso provinciale, non siano piaciute per niente. Faccio notare che la differenza rispetto alla provincia, dove il coordinatore regionale uscente ha conseguito la vittoria, seppur risicata, è data dal fatto che in occasione di questa tornata elettorale ho segnalato con forza e più volte l’aspetto deteriore di accordi che hanno visto Alfieri come uno dei protagonisti».
(a.c.)

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1 COMMENT

  1. Massimo rispetto per qualsiasi esercizio della democrazia partecipativa soprattutto quando i risultati, come in questo caso, non sono scontati o frutto di accordi di vertice o di pacchetti di tessere da pilotare.

  2. Alfieri Ha vinto le primarie. Renzi e’ stato fortunato per non aver ancora ricevuto l’incarico, perche’, altrimenti, avrebbe dovuto dimettersi per lasciare il posto ad Alfieri. Comunque sappia che a breve ci saranno le elezioni per scegliere il capo del mio condomino, dove prevedo di essere eletto all’unanimita. Sono pronto a rivendicare il mio diritto e a defenestrarlo. Tanto il Parlamento, e’ risaputo, nulla conta. O no?

  3. Il Parlamento è ormai un optional della democrazia italica, come i fari antinebbia o il lunotto termico di un’autovettura. Da un pregiudicato con, ad oggi, quattro pesanti processi penali a suo carico si è passati al Rettore della Bocconi taglia-pensioni e tutto spending review per poi transitare su uno che di mestiere ha fatto soprattutto il nipote di suo zio (Gianni Letta) ed approdare ad un giovanotto che dai comitati prodiani è diventato meno che trentenne a Presidente della Provincia di Firenze e quindi a Sindaco di Firenze. Ma il corpo elettorale dov’era in questi tre passaggi e dov’era la democrazia rappresentativa sostenuta dal suffragio universale ? Nessuna traccia, non pervenuta…

  4. che tutta la tecnocrazia del PD bresciano si sia mossa per Alfieri e i militanti abbiano votato De Marchi … basterebbere leggere questi segnali …

  5. Semplificazioni che non tengono conto invece di una base che ha letto il programma di Alfieri e che pur apprezzando la proposta della De Marchi ha scelto in maggioranza Alfieri, staccandosi dalla logica delle primarie nazionali di tre mesi fa. Ma a tanti fa comodo leggere i risultati in maniera strumentale.

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