“Spese pazze”, restano indagati undici ex consiglieri bresciani

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Consiglio Regione Lombardia
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La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per la posizione di 20 ex assessori della Giunta lombarda, ritenendo che “le spese” fossero “da un punto di vista formale sostenute da giustificazioni adeguate fornite dall’amministratore prima della presentazione di richiesta del rimborso”. Archiviazione quindi per i bresciani: Viviana Beccalossi (Agricoltura); Franco Nicoli Cristiani (Commercio);per Raffaele Cattaneo (Infrastrutture e mobilità). Inoltre, scrive il Corriere, archiviazione per Raffaele Cattaneo (Infrastrutture e mobilità), Romano La Russa (Industria, piccola e media impresa), Stefano Maullu (Protezione Civile e Polizia Locale),  Alfredo Robledo, Valentina Aprea (Istruzione), Daniele Belotti (Urbanistica); Giulio Boscagli (Famiglia); Luciano Bresciani (Sanità); Massimo Buscemi (Pubblica Utilità); Romano Colozzi (Risorse, Finanze e Rapporti Istituzionali); Alessandro Colucci (Paesaggio); Andrea Gibelli (Industria);  Lionello Marco Pagnoncelli (Qualità Ambiente); Pier Gianni Prosperini (Giovani, Sport e Turismo); Marcello Raimondi (Ambiente); Domenico Zambetti (Artigianato e Casa); Massimo Zanello (Cultura).

Restano invece indagati, riporta sempre il Corsera, Gianmarco Quadrini (Udc) per i 159 mila euro spesi come presidente del suo gruppo consiliare e gli oltre  90mila da consigliere; Margherita Peroni (ex consigliere e assessore Pdl) per spese di 43.900 euro. Restano indagati anche 5 ex consiglieri della Lega nord: Renzo Bossi (spese per 15.757,21 euro), Alessandro Marelli (28.078), Enio Moretti (27.900) e Pierluigi Toscani (27mila euro) e Monica Rizzi (7500 euro). Come ricorca il quotidiano di via Solferino, resta aperta la posizione anche di Guido Galperti (oggi senatore Pd) per spese di 41.612,27, l’ex PdL Vanni Ligasacchi (3.250,11 euro da giustificare.), quela dell’ex assessore Udc Mario Scotti e di Mauro Parolini (ex Pdl ora Ncd) al quale si contestano acquisti non rendicontati per poco più di 600 euro.

A seguito della notizia è giunta una nota da parte dell’ex consigliere e oggi senatore del Pd Guido Galperti che riportiamo di seguito nella sua integralità:

“Mi corre l’obbligo di segnalare che appaiono sui giornali di stamane notizie in base alle quali sarei indagato,insieme a 54 persone seppur a diverso titolo, quale Presidente del Gruppo PD in Regione,carica ricoperta dal 1.1.2008 a circa fine aprile sempre 2008, e si presume,dagli articoli di stampa, che dovrei rispondere,non a causa di comportamenti personali ma per tale carica,di somme spese dal Gruppo stesso.Ebbene,per quanto possa apparire sorprendente,di questo io non so nulla,ad oggi,nulla mi è stato notificato ne’ tanto meno contestato.Lo apprendo dai mezzi di stampa.Comunque tutte le spese effettuate dal Gruppo PD sono correttamente documentate,istruite dagli uffici e riguardano,tra l’altro, incarichi per comunicazione,consulenze per attività del Gruppo in Regione,organizzazione di convegni.Attendiamo in ogni caso di capire nel dettaglio a cosa si fa riferimento nella certezza che questa vicenda si concludera’,spero al più presto,in modo positivo”.

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6 Commenti

  1. La tua amica kyenge per 6 mesi da ministro si è fatta rimborsare 53.895,47 Euro (il doppio di Letta) tra cui l’incontro con la Nazionale di calcio, il festival del cinema di Venezia e il vertice mondiale degli afro-discendenti in Colombia.

  2. Quadrini, Peroni, Galperti: un trio bresciano famoso. Ex democristiani, stessa scuola, stessa area di appartenenza bresciana. Qundo si dice il caso…

  3. Visto che è vietato citare singole persone, va almeno stigmatizzatoquanto sia incomprensibile il foraggiamento da parte delle Istituzioni di Gruppi Consiliari politici che poi spendono denaro pubblico in comunicazione, consulenze, loro convegni, ma anche in tutt’altro, purchè vi sia la documentazione giustificativa. Stiamo parlando di consiglieri ed assessori che viaggiano oltre i diecimila euro di stipendio mensile netto e che, dietro, hanno fior di partiti organizzati a loro volta foraggiati dai cosiddetti rimborsi elettorali. Una macchina, tutta italiota, che in tempi di vacche magre andrebbe smantellata magari con qualche buon esempio di giusta rinuncia come quello attuato dal solo Movimento 5 Stelle, il quale dimostra nei fatti come si possa fare egualmente politica lasciando qualche milionata di euro nelle casse esangui dello Stato.

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