Diario di una strage: i Giovani democratici ripercorrono in un video quel buio periodo

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Un video semplice nel suo essere vero e disarmante che ripercorrere quegli anni terribili delle bombe in piazza, degli assassini in nome di ideali, di gesta senza spiegazione. I giovani democratici hanno realizzato questo filmato per ricordare quel 28 maggio che tanto violò la città. "28 Maggio, per non dimenticare. Per ricordare i 40 anni della Strage di Piazza della Loggia i Giovani Democratici di Brescia hanno realizzato questo filmato. Da guardare tutto di un fiato, in attesa di sapere la verità!", si legge in un post su facebook nella pagina del gruppo dove viene presentato il video. 

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  1. Visto il filmato. Interessante la memoria, tramite le pagine di un diario, della sequenza di attentati e dimostrazioni violente che a Brescia precedettero per mesi la strage di fine maggio del 1974. La conferma, non sempre citata, dell’escalatione che l’estrema destra neofascista portò avanti con premeditazione scientifica fino all’ultimo segnale per chi volesse defilarsi: l’omicidio del giovane Silvio Ferrari saltato in aria su un chilo di tritolo, messo sulla Vespa che guidava a pochi metri da Piazza Vitoria, dai suoi stessi camerati di Ordine Nuovo (non di "Anno Zero" come si scrive nel filmato: quella era la rivista ufficiale di Ordine Nuovo). Informare, soprattutto i giovani, e non dimenticare.

  2. …il telefono dell’ambasciatore cubano a quei tempi era sotto ascolto da parte dei servizi segreti militari (all’epoca Sid) e che venne intercettata e registrata una telefonata tra sua moglie e la segretaria lombarda dell’associazione Itala-Cuba, Margherita Ragnoli, che raccontava alla consorte del diplomatico che loro sapevano già dalla vigilia della strage che, no, non pensava che ci fossero dei suoi compagni feriti ma che si stava controllando.
    Il Sid, solertissimo, impiegò ben quindici anni per informare il tribunale, il quale dal canto suo non andò mai a fondo perché ritenne il fatto “non rilevante”….

  3. Ma i fascisti ancora provano a depistare con queste baggianate??? La notte del 2 marzo 1989 giungeva presso la Legione Carabinieri di Brescia un corriere inviato dal Comando Generale per recapitare una nota del Direttore del S.I.S.M.I. Amm. Sq. Fulvio Martini. La nota – datata 20.2.1989 – dava conto del rinvenimento … di un documento in data 3.6.1974, dal quale si rilevava che tale “Margherita” (da identificarsi in Ragnoli Margherita, … co-segretaria dell Associazione “Italia-Cuba” di Brescia) il 29.5.1974, nel corso di una conversazione telefonica interurbana, avrebbe detto che della strage di Piazza della Loggia “se ne era parlato fin dalla sera precedente”, soggiungendo inoltre d’essere subito corsa in detta piazza in quanto le era stato riferito che uno dei morti apparteneva alI Associazione “Italia-Cuba”, notizia risultata poi infondata.
    Poichè alla data del 2.3.89 era in corso la celebrazione del dibattimento d’appello nei confronti di Cesare Ferri, Alessandro Stepanoff e Sergio Latini, il mattino seguente il Comandante della Legione provvedeva a recapitare personalmente al Presidente della Corte d’Assise d’Appello e al Procuratore Generale il documento di cui sopra.
    Lo stesso – portato e reso noto nella pubblica udienza – induceva i difensori a formulare immediata istanza di rinnovazione parziale del dibattimento al fine di “escutere Ragnoli Margherita”.
    … Gli approfondimenti – consistiti principalmente nell’interrogatorio a chiarimenti di Margherita Ragnoli e nell’escussione dell’Amm. Fulvio Martini – hanno pienamente confermato il giudizio di assoluta irrilevanza espresso dalla Corte d’Assise d’Appello in ordine a quanto rappresentato con la nota 20.2.89 e impongono di stendere sulla vicenda un “pietoso velo di silenzio” – ex art. 74 c.p.p. 1930 – come richiesto dal Pubblico Ministero.
    Invero, attraverso l’acquisizione di una copia del documento 3.6.74 (rinvenuto a detta dell’Amm. Martini presso un centro periferico del Servizio), si è in primo luogo appurato che non si trattò di un’intercettazione telefonica abusiva, ma dell’ascolto – a mezzo di microspia piazzata all’interno dell’Ambasciata Cubana a Roma – di una conversazione avvenuta il 29.5.74 tra l’Ambasciatore di Cuba, Salvador Villaseca Fornò, e la propria segretaria-dattilogr afa, Maria del Carmen de Castillo Santamarina Rodriguez: nella circostanza l’Ambasciatore, commentando “l’attentato di Brescia”, affermò di aver saputo “da Margherita, sua conoscente di quella città, che di esso (attentato) se ne era parlato fin dalla sera precedente” e che lei “Margherita” era “subito accorsa in Piazza della Loggia in quanto le era stato riferito che uno dei morti (donna) apparteneva all’Associazione `Italia-Cuba’, notizia risultata poi infondata”.
    Pertant o … trattavasi e trattasi pur sempre di un resoconto (da parte dell’Ambasciatore) di cose dette da un’altra persona per telefono (parlando per di più non con l’Ambasciatore, ma – come ora si vedrà – con la moglie del medesimo).
    Per parte sua, Margherita Ragnoli, … ha dichiarato che effettivamente, il 29.5.74, ebbe un contatto telefonico con l’Ambasciata di Cuba in Italia e ha precisato che fu la moglie dell’Ambasciatore … a chiamarla in quanto, saputo della strage di Piazza della Loggia, aveva temuto che lei fosse presente e voleva dunque accertarsi che non le “fosse accaduto nulla” … Quanto poi alla frase “se ne era parlato fin dalla sera precedente”, attribuitale nella nota e nel documento del S.I.S.M.l., la Ragnoli ha naturalmente escluso di avere potuto parlare della strage fin dalla sera del 27 maggio 74, e non ha escluso invece di avere fatto cenno, parlando al telefono con l’amica cubana, al clima “elettrico” che si era venuto a creare in città in quel periodo … e alla netta sensazione – che ella avvertì e che ben ricorda – che “ci fosse qualcosa nell’aria” già nei giorni precedenti. Ecco, di che cosa si era, se mai, potuto parlare fin dalla sera precedente.
    … E che l’unica versione possibile (perchè vera) sia quella data dalla Ragnoli è confermato dalle dichiarazioni dello stesso Amm. Martini, il quale – richiesto di fornire spiegazioni dell’improvvisa comparsa della “velina” 3.6.74 a “soli” 15 anni dalla sua stesura e proprio in coincidenza con il processo d’appello a carico dei neofascisti Ferri, Stepanoff e Latini – ha precisato: che realmente il documento tornò alla luce nel corso della revisione degli archivi disposta dalla Presidenza del Consiglio nel 1988; che egli ne ebbe personalmente conoscenza solo in data 25.1.89 e provvide subito a interpellare sul da farsi il Presidente del Consiglio, il quale il 17.2.89 rispose che doveva provvedersi ai sensi dell’art.9 comma 3¡ L.801/77; che fece dunque partire la nota il 20.2.89: che all’epoca (1974) non fu “effettuato alcun approfondimento in ordine al contenuto del documento in questione perchè era ampiamente noto (e riportato anche dalla stampa) il clima di tensione che ricorrenti minacce dell’estrema destra extraparlamentare avevano creato nella città di Brescia”; che (si badi al gran finale) agli atti del Servizio “non esistono ulteriori documenti dai quali si possano trarre utili elementi di valutazione in ordine alla strage di Brescia” (col vivo ringraziamento del popolo italiano per aver saputo produrre – su questa epocale tragedia – una sola “velina” e di cotanta utilità).
    Quindi, a 15 anni dalla strage i servizi segreti mandano “una patacca” all’autorità giudiziaria, dichiarando di non avere null’altro sull’argomento. E i servizi usano la “patacca Ragnoli” incuranti delle veline di Maurizio Tramonte, coeve alla strage, rese in tempo reale ai referenti locali del Sid e in tempo reale trasmesse ai vertici romani… Sì, trasmesse ai vertici romani del Servizio, ma NON all’autorità giudiziaria: il 29 agosto 1974 il generale Gianadelio Maletti (nel 1974 a capo dell’ufficio D del Sid) negò al giudice istruttore di avere notizie utili riguardo a possibili responsabili della strage di Brescia… Le veline di Tramonte emergeranno dagli abissi (dai cassetti…) solo negli anni ’90, confluendo nell’istruttoria Piantoni/Di Martino.
    Un ultimo inciso; un’annotazione a suo modo più antropologica che non “politica”: la “patacca Ragnoli” purtroppo non è invece rimasta nel cestino dove era stata giustamente confinata — e censurata con amara ironia — dal giudice Zorzi. Molto istruttivo, ma non privo di conseguenze per l’umore del lettore, è la lettura delle deposizioni in Commissione Stragi — fine anni ’90 — laddove, incuranti del ridicolo, commissari del centrodestra hanno provato a rilucidarla e venderla come una pista da seguire…

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