A tre mesi dalla partenza dei lavori per la Tav il Consorzio del Lugana lancia l’ultimo appello

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Una perdita di terreno produttivo stimata in 200 ettari, pari al 20% dei vitigni. Tradotta in denaro equivale al 30% in meno di produzione, circa 14 milioni di euro di fatturato all’anno. Per sempre. Questi i numeri impietosi messi nero su bianco dal Consorzio di tutela del vino Lugana Doc, che a distanza di soli tre mesi dall’ipotetica partenza dei lavori per l’alta velocità Brescia-Verona, fissata a inizio 2015, lancia l’ultimo accorato appello agli Enti e al Ministero dei Trasporti.

Il Consorzio per la tutela del Lugana, composto da oltre cento aziende vitivinicole, attraverso il suo presidente Luca Formentini non si limuta ad opporsi al progetto ma propone una via alternativa. Le sue parole sono riportate nell’edizione odierna del quotidiano Bresciaoggi: «Vogliamo riunire al nostro fianco tutti i sindaci con le forze sociali ed economiche del territorio, per guardarci in faccia e vedere chi sia disposto a fare tutto il possibile per evitare questo danno irreparabile. La proposta è di chiedere al governo una modifica del tracciato, togliendo la Tav dal cuore del Lugana, per affiancare invece i binari dell’alta velocità alla ferrovia storica. Non c’è soltanto un aspetto economico legato al vino, perché occuparsi di Lugana significa occuparsi di ambiente e territorio, le fonti più importanti di sostentamento di un’area turistica. Significa difendere un modello economico che funziona, basato su un turismo sostenibile e su un’agricoltura di qualità, che può esportare i suoi prodotti tipici nel mondo, e richiamare visitatori da tutto il mondo. Ma chi verrà a fare turismo tra i piloni della Tav? In gioco non c’è solo il nostro vino».

Gli fa ecol il vicepresidente, il veronese Francesco Montresor: «Questo progetto, concepito negli anni 90, è superato, scellerato, indifendibile. Non solo ci tolgono 200 ettari, ma rovinano tutta la zona. Pensate non solo a chi si vedrà espropriata la terra, ma anche alle aziende che avranno la Tav a fianco e non prenderanno nemmeno i soldi degli espropri».
(a.c.)

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