I ricorsi di comitati ambientalisti e Comuni riempiono il Tar

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Se da una parte ci sono i comitati ambientalisti e in alcuni casi anche i Comuni che ricorrono ai giudici per bloccare la realizzazione di discariche o impianti di trattamento dei rifiuti, dall’altra tutta questa nuova sensibilità ambientale sta portando il Tar all’ingolfamento.

A sollevare il problema è il Corsera di Brescia che un articolo entra nel vivo della questione, sentendo i principali protagonisti di quella che il consigliere provinciale delegato dell’Ambiente, Gianbattista Groli, definisce una “situazione kafkiana”. E’ lui stesso a spiegarne il motivo quando racconta di trovarsi “in forte imbarazzo di fronte a diversi colleghi di partito che mi dicono “state approvando tutto”. E’ la Provincia che ha il compito di autorizzare discariche e impianti di rifiuti, e non sempre le richieste degli imprenditori sono in linea con il volere degli ambientalisti. Da qui il problema. “Siamo tra l’incudine degli ambientalisti ed il martello delle imprese proponenti – continua Groli sul Corsera – Di fronte ad una pianificazione regionale in materia di rifiuti, i nostri funzionari non possono non autorizzare i progetti presentati se rispettano le norme. Ne risponderebbero in solido. Ma una volta che il progetto passa c’è la sollevazione delle comunità locali. È una situazione a dir poco kafkiana”.

In realtà l’assessore regionale Claudia Terzi, prendendo spunto dal caso Montichiari, ha approvato l’indice di pressione ambientale, che impone un massimo di 160mila metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato. “Se in quella legge si inserissero due righe per renderla retroattiva – ha fatto sapere un dirigente dell’assessorato – si dissolverebbero quasi i tre quarti delle domande”.

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