Il viceprefetto Pasquariello: sui profughi i Comuni devono fare di più

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di Giorgio Costa – Il viceprefetto Pasquariello: sui profughi i Comuni devono fare di più Ha retto la prefettura di Brescia, che da mesi lavora con organici dirigenziali più che dimezzati, dall’addio di Narcisa Brassesco Pace fino alla nomina di Valerio Valenti, avvenuta venerdì. Ed ora, da umile servitore dello Stato, è tornato a fare il vice. In attesa di responsabilità maggiori, che certo arriveranno.

Salvatore Pasquariello è nato a Potenza il 6 maggio 1962. E’ sposato e ha tre figli. La sua, come quella di molti funzionari, è una carriera da viaggiatore su e giù per l’Italia: Aosta, Potenza, Verbania, Varese, Napoli, nuovamente Varese, nuovamente Verbania. Fino all’ottobre 2011, quando è approdato a Brescia.

Di seguito l’intervista realizzata con Pasquariello prima della nomina del nuovo prefetto.

E’ arrivato qui nel mezzo della crisi. Che aria ha trovato?

La crisi è stata dura, anche nell’ultimo rapporto Caritas si legge di una forte accentuazione dei disagi sociali. Ma mi pare di poter dire che, all’inizio della ripresa, a Brescia c’è stato qualche segnale più incoraggiante che altrove: nei settori tradizionali – puntando su innovazione e competitività – la città di Brescia e l’intera provincia hanno molto da dire.

Da qualche giorno a Brescia sono arrivate nuove forze per presidiare i tribunali. Una misura obbligata, ora che Brescia è sede di una superprocura che si occupa di terrorismo ed estremismo, oppure c’è altro?

L’origine di questa iniziativa va cercata nel recente delitto avvenuto presso il Tribunale di Milano, che ha portato il Comitato Provinciale per l’ Ordine e la Sicurezza Pubblica di Brescia a riunirsi e a giudicare opportuno un maggiore presidio del Palagiustizia. Ma già prima, con il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello, avevamo concordato di attivare un presidio temporaneo delle forze di polizia, immediatamente attivato a cura del Questore e del Comandante Provinciale dei Carabinieri. Successivamente ho chiesto al Ministero dell’Interno e al Ministero della Difesa il concorso delle forze armate. Ed è arrivata una risposta positiva: a Brescia il 3 giugno sono arrivate 15 unità in più, che in parte vigileranno sul Palagiustizia e in parte su altri uffici, come il Tribunale dei minori, dove proprio pochi giorni fa si è registrato un episodio preoccupante.

Il terrorismo di matrice islamica quanto vi preoccupa?

La comunità islamica della provincia sembra aver preso le distanze in maniera chiara dal fenomeno, anche con manifestazioni pubbliche. Bene ha fatto a distinguere la fede religiosa da un’assolutizzazione del proprio credo che arriva perfino a giustificare l’annientamento delle persone di fedi diverse. Due, sul fronte stranieri, sono le questioni che tengono banco in Italia e a Brescia in questo periodo: Rom e profughi. Partiamo dalla prima. Sui rom la situazione nella provincia bresciana mi pare piuttosto sotto controllo. Le informazioni in mio possesso non indicano un clima di tensione tale da poter produrre violenze.

Sui profughi, però, dal territorio arrivano reazioni forti…

In questi giorni si è anche detto che il Ministero dell’Interno ha voluto penalizzare Lombardia e Veneto; in realtà, dalla circolare del primo giugno – che ne richiama esplicitamente altre sette precedenti – emerge in modo chiaro come le nuove assegnazioni siano state indirizzate a tutte le Regioni; e ci sono anche Regioni (come quelle citate, ma non solo) che non avevano raggiunto le quote determinate in precedenza, mentre altre risultano “a credito”. Il Lazio, per fare un esempio, ha accolto 8.400 profughi a fronte di un’assegnazione iniziale di 5.050. Mentre la Lombardia ad oggi ne sta accogliendo 6.745 a fronte degli 8.861 stabiliti. In questo quadro i circa 200 profughi che arriveranno a Brescia rappresentano circa un decimo della quota regionale mancante; numeri che non ci preoccupano eccessivamente, sia perché nella provincia di Brescia sono anche attivi tre progetti Sprar (con capofila Brescia, Breno e Cellatica) che furono approvati a suo tempo dal Ministero dell’Interno per accogliere i richiedenti asilo, sia perché con l’ultimo bando pubblico che la Prefettura sta proprio in questi giorni gestendo sono arrivate, pochi giorni fa, 27 offerte. Si potrà governare la situazione in modo alquanto sereno… tanti soggetti (istituzionali e non) hanno lavorato benissimo.

Alcuni Comuni, però, i profughi non li vogliono. E qualche sindaco ha lamentato di non essere nemmeno stato avvisato dell’arrivo dei richiedenti asilo nel proprio territorio.

I profughi vengono assegnati dal Dipartimento per l’Immigrazione del Ministero dell’Interno ai Prefetti dei capoluoghi di Regione in base a criteri oggettivi (abitanti, partecipazione al fondo sociale, numero di immigrati presenti sul territorio) e con gli stessi criteri vengono da questi distribuiti ai Prefetti di tutte le Province. Il meccanismo si “inceppa” quando si passa alla distribuzione sui territori dei Comuni. L’ideale sarebbe un’equa distribuzione dei profughi nei Comuni attraverso un sistema di micro accoglienza diffusa. Un progetto a cui stiamo lavoriamo da tempo con la Provincia, l’associazione dei Comuni bresciani (Acb) e con il Terzo Settore; l’obiettivo è stato parzialmente raggiunto con la sottoscrizione nel marzo scorso di un protocollo d’intesa, cui hanno aderito per ora una quarantina di Comuni. In questo contesto, due amministrazioni sono esemplari, Gardone Val Trompia e Tignale, che hanno attivato con la Prefettura una convenzione diretta per l’accoglienza. In tutti gli altri casi abbiamo sottoscritto convenzioni con operatori del terzo settore e con albergatori. I Comuni vengono informati e viene chiesta la loro collaborazione, se non rispondono positivamente siamo in difficoltà ma non possiamo bloccare tutto.

Un’altra obiezione è che molti vengono da Stati che non sono in guerra, e dunque non sono profughi. (IN ALLEGATO A QUESTO ARTICOLO LA TABELLA CON LA COMPOSIZIONE DEI PROFUGHI A BRESCIA)

Da un mese è operativa a Brescia – prima era competente quella di Milano – la Commissione per il riconoscimento dello status di profugo e della protezione internazionale, che deve lavorare segnatamente su questo. Ad oggi le domande respinte, salvo eventuali ricorsi, sono circa la metà.

Ritiene possibile che sulla questione profughi anche a Brescia si verifichino fenomeni di degenerazione e malaffare come quelli avvenuti a Roma (il cosiddetto scandalo Mafia Capitale)?

Mi sento di escluderlo. Siamo molto attivi, anche attraverso ispezioni, nel contrasto e, soprattutto, nella prevenzione di questi fenomeni. Dall’emergenza Nord africa del 2011 è attivo in Prefettura il Tavolo Richiedenti Asilo, che si riunisce molto frequentemente e affronta costantemente tutte le problematiche, spesso risolvendo all’origine le questioni più complesse.

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