Onofri scrive a Del Bono: A2A deve dare di più ai bresciani

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Prima il bastone, ora la carota. Il leader di Piattaforma Civica Francesco Onofri prende carta e penna per scrivere una lettera aperta al sindaco Del Bono all’indomani dell’incontro con la stampa dove la minoranza – lui compreso – ha attaccato duramente i primi due anni dell’amministrazione Del Bono. Una lettera nella quale Onofri, oltre a puntualizzare che “la Giunta Del Bono ha fatto anche cose buone che ho votato”, sembrerebbe insegnare al sindaco a fare il sindaco, esortandolo ad “aprirsi, dialogare, cercare il confronto costruttivo, non arroccarsi, non perdere la pazienza, smuovere e dissodare il terreno e non tenervi sepolti i talenti della città”, ma anche a prendere “decisioni coraggiose" in particolare su A2A, da cui – secondo Onofri – la città di Brescia deve ottenere di più.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA:

Com’è naturale, le conferenze stampa collettive costringono giustamente i giornalisti a “fare sintesi” e a uniformare i pensieri. Le mie parole sui primi due anni della Giunta Del Bono sono state riportate dai giornali in modo tutto sommato corretto, ma il pensiero che ne è uscito è comunque parziale e come tale non completamente fedele. Colgo così l’occasione per precisarlo e integrarlo con alcune cose dette l’altro ieri alla stampa e alla TV, e con considerazioni di sintesi.

Accanto ad alcune decisioni, atteggiamenti, modi di fare che ho combattuto e contrastato duramente, la Giunta Del Bono ha fatto anche cose buone che ho votato, o apprezzato se non erano di competenza consiliare: tra le altre, l’ottima delibera sulla TAV – merito soprattutto di Federico Manzoni – la riduzione delle poltrone nelle partecipate, il nuovo assetto di A2A (buona anche la scelta delle nuove persone al vertice), la raccolta differenziata combinata (sempre che non ci costi troppo), la cessione di una quota minoritaria di Centrale del Latte, il nuovo campo di atletica, se si farà presto. Ho votato a favore, io solo nella minoranza, persino il piano di zona di Felice Scalvini, pur avendogli mosso critiche non superficiali. Non boccio quindi senza appello la Giunta. La mando però a settembre, e con qualche debito pesante.

Quello che chiedo al Sindaco è un cambio di passo. Come al solito i peccati più gravi sono quelli omissivi. Lo ha scritto con la consueta lucidità qualche mese fa Massimo Tedeschi sul Corriere, dopo 600 giorni dall’inizio del mandato, e vale anche dopo 700: se c’è carenza di soldi e molte delle promesse di mandato in termini di opere e di azioni restano inattuate, allora occorre sopperire con abbondanza di idee e di pensieri alti. E, aggiungo io, con la costruzione di relazioni buone, all’interno e all’esterno di Palazzo Loggia, con i vicini e con i lontani, con i consigli di quartiere e con le università (le nostre e quelle straniere), con i dirigenti e con le opposizioni, con i suoi stessi consiglieri comunali e con l’Europa (e i suoi fondi). Relazioni che non trovano però terreno fertile se il Sindaco si compiace di essere un accentratore e sostiene che siano i cittadini a volere che lo sia.

No, non è così che si fa. Può e soprattutto deve fare di più anche un sindaco diligente manutentore e traghettatore per cinque anni, che resteranno tali se davvero Del Bono non si ricandidasse più come ha adombrato poche settimane fa, e umanamente lo capisco, eccome. Cinque anni che sono davvero i più difficili degli ultimi trenta o quaranta, soprattutto per la preoccupante mancanza di denaro, e che perciò esigono risposte all’altezza.

Le mie esortazioni sono allora: aprirsi, dialogare, cercare il confronto costruttivo, non arroccarsi, non perdere la pazienza, smuovere e dissodare il terreno e non tenervi sepolti i talenti della città.

E prendere decisioni coraggiose, dove serve. Non mi riferisco tanto al tema caldo della sicurezza e della Stazione (la realtà peraltro la conosciamo tutti, e bisogna intervenire subito), ma soprattutto alla distribuzione delle risorse e quindi ad A2a, ovviamente. Perché è davvero assurdo avere 850 milioni in borsa – con dentro beni che non c’entrano nulla di nulla con le urgenze e con il dovere indifferibile per un comune, oggi, di fare investimenti materiali e immateriali per il presente e per le generazioni future – e intanto però non avere neanche i soldi per il pavé in corso Magenta o per spargere il sale due volte anziché una se nevica. Si trovi il modo per tenerci il cuore pubblico e bresciano di A2a, e si incassi il denaro che serve per fare politica buona e per far bene il mestiere di amministratori, che vuol dire anche esser seminatori di solide speranze. La minoranza, per come interpreto il suo ruolo, è fatta per criticare e pungolare, non per pronunciare sentenze inappellabili, specie quando mancano ancora tre quinti del mandato.

L’ha detto bene Adriano Paroli l’altra mattina: vogliamo bene alla città e ci auguriamo che la città cresca nei prossimi tre anni. Mi associo. Coraggio Sindaco. Non faccio il tifo contro, ma sono esigente e, finché mi toccherà di farlo, non la lascerò in pace.

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