Brescia, record di segnalazioni alla Regione: i centri islamici sono 105

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"Così come la maggior parte dei profughi non raccontano la verità e sono in realtà clandestini, senza alcun requisito per ottenere il diritto d’asilo, in Lombardia esistono molti luoghi di culto ‘mascherati’ da associazioni culturali islamiche in siti nei quali non esistono i presupposti amministrativi, urbanistici e di sicurezza per esercitare il culto".

Lo dichiara in una nota l’assessore regionale al Territorio, Urbanistica, Difesa del suolo e Città metropolitana della Regione Lombardia Viviana Beccalossi, rendendo noti i dati raccolti presso tutti i Comuni della Lombardia che hanno risposto alla richiesta di segnalare l’eventuale presenza sul proprio territorio di moschee, luoghi di culto islamico, scuole coraniche o criticità relative a questa materia. E a guidare la classifica è Brescia che, senza contare il capoluogo, ha censito ben 105 centri.

"Nonostante non fosse obbligatorio rispondere alla nostra richiesta – prosegue Viviana Beccalossi – abbiamo ricevuto segnalazioni da 664 Comuni e nel 10 per cento dei casi sono emerse situazioni che rispondono alle preoccupazioni insite nel contenuto della lettera, ovvero meritevoli di approfondimento e controllo perché dietro alla dicitura ‘centro culturale islamico’ potrebbe nascondersi anche un luogo di culto privo di alcuna autorizzazione a svolgere questo tipo di attività".

I 664 COMUNI – I 664 che hanno risposto alla richiesta dell’assessore Beccalossi cosi’ sono suddivisi per provincia: Bergamo 92, Brescia 105, Como 51, Cremona 51, Lecco 39, Lodi 27, Mantova 30, Milano 66, Monza Brianza 25, Pavia 69, Sondrio 45, Varese 64. Tra questi i capoluoghi di provincia: Bergamo, Cremona, Lodi, Milano, Mantova, Monza, Pavia e Sondrio. Ma non – significativamente – il comune di Brescia.

LAVORO DI MAPPATURA – "In questi giorni – spiega Viviana Beccalossi – i miei uffici completeranno il lavoro di mappatura delle segnalazioni e, assieme al presidente Maroni, valuteremo come utilizzare al meglio questi dati, in un’ottica di collaborazione con gli enti locali e le forze dell’ordine, in nome della trasparenza che deve essere garantita sempre, sia per chi nei luoghi di culto si reca per pregare sia di chi, come noi, a fronte di fenomeni spesso troppo ‘grigi’, ha il sacrosanto diritto di vigilare". "Una ‘trasparenza’ – conclude Viviana Beccalossi – che, da una prima analisi, sfugge completamente ad alcuni Comuni che pur rispondendo alla nostra lettera, dimenticano di segnalare situazioni quanto meno sospette. Prima fra tutte l’Amministrazione comunale di Milano che per quanto riguarda la presenza di luoghi di culto islamici ci rimanda al Piano di governo del territorio, senza indicare casi evidenti di moschee ‘clandestine’ contro le quali lo stesso Comune di Milano e’ dichiarato parte civile in azioni legali promosse da privati cittadini".

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3 Commenti

  1. Viene solo la pelle d’oca a sentir dire che siamo obbligati a lasciare libertà di preghiera e religione. Ma quale libertà preghiera? Quella di predicare il Corano che contiene versetti di odio e morte verso miscredenti e infedeli? Fino a che non si chiarisce fino a che limite si puo’ consentire la libertà di preghiera o di religione, non saremo mai al sicuro.

  2. vorrei capire chi è quell’imbecille che ha dato il permesso di aprire tutti questi centri di falsi predicatori.
    se non è ancora chiaro , il nostro futuro è nero e nelle lorto mani.
    dobbiamo cacciarli a pedate nel sedere dal primo all’ultimo incluso chi ha dati i permessi

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