Anish Kapoor alla Galleria Minini di Brescia

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di Enrica Recalcati – Andate alla Galleria Minini in Via Apollonio, 68 a Brescia: lì proverete forti emozioni. Espone Anish Kapoor londinese per metà indiano per metà ebreo-iracheno, artista contemporaneo di grande talento e di grande impatto emotivo. Allievo di Paul Neàgu, appassionato e influenzato dall’arte di Marcel Duchamp, dà vita a installazioni che rispecchiano e raccontano il presente, lo svolgere del tempo nel contenitore che viviamo, uno specchio, tanti specchi per precisione concavi, per riflette il mondo, il nostro, contemporaneo, nel bene e nel male.

Lo studio londinese dove lavora, mi racconta Massimo Minini è un piacevole caos, dove il disordine tipico di chi crea e scolpisce prende corpo in opere. Opere che inizialmente vengono rappresentate sui muri, quasi fossero grotte preistoriche e poi realizzate. Piano, con fatica, per comprendere, plasmare, seguire l’istinto, l’impulso di buttar fuori ciò che sta dentro: nell’anima e nella mente. Il muro serve come bozzetto, come notes per fermare un’idea, magari successiva a quella a cui si sta già lavorando. Un vulcano di progetti Anish, un uomo che ha realizzato opere importanti come, per citarne solo alcune, il Cloud Gate di Chicago o Taratantara per il Baltic Centre di Gateshead. Il Blu di Prussia è il suo colore, il colore del sublime, del spirituale, del trascendente, dell’infinito. Tutti i lavori di Kapoor hanno dei titoli chiarificatori.

Il titolo, infatti, come diceva Marcel Duchamp, è una parte fondamentale dell’opera. Ecco perché alcune opere esposte in Galleria attendono il nome, un titolo che va dato con estrema consapevolezza e quindi pensato e cercato. Carnale, materico, viscerale. Le sue opere in silicone rosso sono viscere che urlano dolore, contenuto da veli. Mi emoziona pensare, coinvolgendomi nell’intento e cercando di dare una interpretazione, per altro del tutto personale, a un tentativo di urlo muto contro la violenza, contro le guerre, contro ogni sorta di ingiustizia sociale. Mi colpiscono, forse causa antico retaggio di studi in medicina, i pezzi di colon, di fegato, di rene, i grossi vasi sanguigni intersecati, intrappolati nella carne. Una, forse, sezione di cuore con valvole, corde tendinee e trabecole. Un grosso grumo nero, forse un tumore, forse un coagulo, affiancato da un linfonodo bianco, dolente, strappato via nell’unico punto dove appare ferito.

Sarebbe ossessivo se non fosse per quegli specchi concavi dominati dal Blu, dove è chiaro, il riprendere della vita attraverso il gioco. Anish, ha appena acquistato il Vantablack, il Nero più Nero, e giura che fra qualche anno ne vedremo l’utilizzo. Massimo Minini ha chiesto ad Anish Kapoor un contributo per la Pinacoteca Tosio Martinengo allo scopo di lasciare una traccia, un filo conduttore che allacci il passato col presente, col contemporaneo. Staremo a vedere, intanto godetevi l’anteprima visitando la Galleria Minini in Via apollonio, 68 mostra aperta dal 20 gennaio al 1 aprile 2017. 

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