Presidio davanti al Civile, sabato, per il gruppo “Non una di meno Brescia”, che in vista dello sciopero globale dell8 marzo contro la violenza maschile sulle donne ha deciso “di fare una tappa di avvicinamento fuori dallospedale Civile, individuato come luogo simbolico, per ribadire il diritto allautodeterminazione, ed il rifiuto allingerenza dello Stato e della Chiesa nelle scelte che riguardano le nostre vite quotidiane. Vogliamo scegliere se, quando e come essere madri”.
Il gruppo cita il fatto che “il bando di concorso indetto dalla Regione Lazio per assumere a tempo indeterminato due dirigenti medici non obiettori di coscienza ha scatenato la contrarietà dellOrdine dei medici, della ministra della salute Beatrice Lorenzin (paladina della denigratoria campagna del fertility day) e della Cei”. Ma aggiunge che “è il diritto delle donne di accedere ad un servizio medico previsto dalla legge 194/78: linterruzione volontaria di gravidanza (ivg)” e “La possibilità di obiettare nega di fatto alle donne rimaste incinte senza averlo scelto la possibilità di uscire da tale condizione”.
I DATI BRESCIANI. In Italia si calcola una media del 76% di ginecologi obiettori e del 49% di anestesisti. A Brescia su 93 ginecologi operanti nelle sei strutture pubbliche della provincia (Brescia, Desenzano, Manerbio, Chiari/Iseo, Esine, Gavardo) 72 sono obiettori di coscienza, solo 21 praticano gli aborti: il 77,41% contro il 22,58%. Al Civile obiettano 33 medici su 40, pari all82,5%. “Le tre cliniche convenzionate (Poliambulanza, SantAnna, Città di Brescia) – si legge nella nota – non praticano livg, si tratta di ospedali che seppur supportati da denaro pubblico non applicano una legge in vigore a sostegno della libertà di scelta delle donne”.
“Come se ciò non bastasse – continua il comunicato – una delibera di Regione Lombardia del 2000 – esito anche delle pressioni delle forze cattoliche più conservatrici legate al family day ed alla crociata del gender – autorizza lobiezione di struttura nei consultori, in contrasto con la legge 194 che prevede solo obiezioni individuali, il risultato è che a Brescia ben cinque consultori – quattro Cidaf ed uno diocesano – non fanno certificati per linterruzione volontaria di gravidanza”.
“Di fronte a questi dati – scrive il comitato femminista – emerge chiaramente come ad essere leso sia il diritto, non dei medici, ma delle donne alla libera scelta. (…) La soluzione a percentuali di obiezione così elevate è labolizione dellobiezione di coscienza negli ospedali pubblici, con labrogazione dellart.9 della legge 194″.
Poi le conclusioni: “L8 marzo vogliamo inoltre ribadire che la nostra autodeterminazione sessuale e riproduttiva non si tocca, che sul nostro piacere, sulla nostra salute, sulle nostre scelte e sui nostri corpi decidiamo noi, che siamo orgogliosamente anomale, sproporzionate, poco produttive e disfunzionali. L8 marzo scioperiamo: ci asteniamo dallattività produttiva e riproduttiva per riappropriarci dei nostri corpi”.
Uno scandalo vero che a Brescia non si trovino medici per l’interruzione di gravidanza!!! I politici dove sono????? Hanno capito che la gente non la pensa come loro???? Vergogna!!!!
CAMBIARE LA LEGGE SUBITO!!