Bedizzole, in gara con la bici truccata (a motore) per vincere un cestino

Nel suo mezzo era nascosto un motorino elettrico. Ma non si trattava di una gara internazionale , bensì di una "banalissima" corsa amatoriale

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Le immagini dello scanner termico lasciavano poco spazio alle interpretazioni, secondo quanto riportato dai media: nella sua bicicletta da corsa era nascosto un motorino elettrico. Ma non si trattava di una gara internazionale con in palio migliaia di euro, bensì di una “banalissima” corsa amatoriale a Bedizzole. In cui il primo premio era un cestino di alimenti.

E’ accaduto al Quarto gran premio Bar Sport (nell’omonimo bar di Bedizzole erano fissati partenza e arrivo), dove un imprenditore di Rovato di 53 anni – tesserato in una squadra amatoriale di Costa Volpino – si è classificato al terzo posto, ma non ha certo festeggiato il risultato. All’arrivo – stando a quanto riportato dalla Gazzetta – gli organizzatori hanno annunciato il controllo a sorpresa: i mezzi dei primi cinque arrivati sono stati passati al vaglio di una costosissima telecamera termica (si parla di oltre 15mila euro) prestata al Csi provinciale da un imprenditore che la utilizza per lavoro.

Sulle prime, il 53enne rovatese avrebbe acconsentito al controllo, ma – sempre secondo quanto riferito dal quotidiano sportivo – quando la telecamera ha rilevato una strana fonte di calore avrebbe cambiato radicalmente atteggiamento. Prima si sarebbe rifiutato di togliere la sella, sostenendo che da lì passassero i delicatissimi fili del cambio elettronico, poi – quando gli è stato annunciato che l’operazione sarebbe stata effettuata con l’aiuto di un meccanico specializzato – avrebbe issato bandiera bianca e annunciato: “Mi autospendo”.

A decidere l’eventuale pena saranno il Csi e la Federazione ciclistica italiana. In caso di condanna potrebbe trattarsi di un provvedimento esemplare, ma la sentenza non è scontata e la questione potrebbe passare anche dalle sedi della giustizia sportiva a quelle della giustizia ordinaria.

AGGIORNAMENTO – Nel frattempo, il giorno dopo, è arrivata la replica dell’interessato. “Hanno voluto controllarmi la bici. I giudici se la sono tenuta un’ora e mezzo mentre io sono andato a cambiarmi. Avevo le mie cose da fare e brigare. Vai te a sapere cosa hanno fatto. Loro sostengono che dentro c’è un motorino, ma non hanno trovato nulla. Le ruote non giravano”, ha detto l’imprenditore rovatese alla Gazzetta negando ogni addebito. Qui la replica. (lu.ort.)

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