Un ciclo di conferenze per far conoscere la bellezza di Palazzo Averoldi

Nei tre giovedì (12, 19 e 26 ottobre) interverranno diversi studiosi che negli ultimi anni hanno dedicato le loro ricerche alla storia della dimora, dagli architetti agli storici dell’arte, dagli studiosi di storia economica ai restauratori

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Gli incredibili affreschi di Palazzo Averoldi, a Brescia
Gli incredibili affreschi di Palazzo Averoldi, a Brescia

Palazzo Averoldi – prestigioso edificio tra via Moretto e Contrada Santa Croce, in città – è uno dei più interessanti esempi di dimora privata del Cinquecento nel centro storico di Brescia, noto soprattutto agli specialisti per gli affreschi di Romanino e Lattanzio Gambara che decorano le sale a piano terra.

Lo status di palazzo privato lo rende meno conosciuto al grande pubblico, ma non per questo privo di grande interesse: oltre alle sale del Cinquecento, il piano superiore ospita, tra saloni affrescati e stanze più raccolte, un prezioso “salottino cinese” del Settecento, una rarità nel panorama bresciano.

La Fondazione Casa di Dio, che è proprietaria del palazzo, per farlo conoscere ha deciso di promuovere un variegato ciclo di conferenze, che si terranno per tre giovedì (12, 19 e 26 ottobre). Interverranno diversi studiosi che negli ultimi anni hanno dedicato le loro ricerche in archivio e sul “campo” alla storia della dimora, dagli architetti agli storici dell’arte, dagli studiosi di storia economica ai restauratori. Diverse professionalità che hanno permesso di procedere con uno studio multidisciplinare molto articolato ed allineato alle più recenti scoperte scientifiche: un aggiornamento doveroso, visto che l’unico studio complessivo sul palazzo risale al volume Le dimore bresciane di Fausto Lechi (1974). La rassegna gode del patrocinio del Comune e della Provincia di Brescia, dell’Università degli Studi, Accademia di Belle Arti Santa Giulia, Delegazione di Brescia del FAI, Fondazione Brescia Musei ed è valida ai fini dell’aggiornamento professionale degli iscritti all’ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori della provincia di Brescia.

“La nostra Fondazione ha una storia molto importante, resa possibile grazie ai lasciti e alla beneficenza che hanno caratterizzato gli oltre cinque secoli della nostra istituzione. Ora è tempo di restituire il tanto bene ricevuto alla città, in termini di servizi alla persona, che è la principale attività che svolgiamo con le nostre strutture, ma anche di conoscenza e partecipazione”, afferma Irene Marchina, presidente dalla Fondazione Casa di Dio Onlus. “Abbiamo un patrimonio importantissimo per Brescia: tre chiese nel centro storico (la chiesa della Madonna del Lino, San Carlo e San Cosma e Damiano) e Palazzo Averoldi, che cerchiamo di  aprire al pubblico con iniziative come questa. Il Palazzo fu acquistato negli anni Trenta del Novecento dall’allora Amministrazione Pii Luoghi e Case di Ricovero dagli eredi Averoldi. L’acquisto era stato reso possibile grazie ai lasciti di molti bresciani: è venuto il momento di ringraziare la collettività permettendo a tutti di godere della bellezza di questo luogo”.

Oltre alle sale a piano terra, dipinte da Romanino e dal genero Lattanzio Gambara, per l’appuntamento di giovedì 19 ottobre sarà aperto anche il salone del primo piano, oggi affittato alla Rotary House e normalmente non accessibile al pubblico.

Non si parlerà solo di storia, architettura e arte, ma un incontro sarà dedicato ai restauri eseguiti nel biennio 2015-2017 dagli studenti dell’Accademia Santa Giulia che, seguiti dai restauratori loro insegnanti, hanno portato all’antico splendore la “Sala delle Stagioni” a piano terra del palazzo.

Tutti gli incontri, ad ingresso gratuito da contrada Santa Croce 38, inizieranno alle ore 17 e dureranno circa 2 ore.

 

Programma degli incontri

 

Giovedì 12 ottobre  ore 17

Pietro Balzani (architetto della Fondazione Casa di Dio)

Nuovi studi sul cantiere degli Averoldi in Santa Croce (secoli XVI – XIX)

Con atto notarile del 29 aprile 1544 i fratelli Giovanni Andrea, Leandro, Mario e Fulgenzio Averoldi commissionano all’architetto Pietro Isabello di Bergamo la costruzione del loro nuovo palazzo in contrada di Santa Croce. Il fabbricato, caratterizzato sin dall’origine dalla classica pianta ad U aperta verso l’ampio giardino, unisce elementi tipici dell’architettura rinascimentale con elementi legati alla tradizione costruttiva più antica. Nell’ultimo decennio del XVIII secolo il palazzo però è sottoposto a importanti lavori di rifacimento e ampliamento che interessano principalmente il piano nobile. Questo intervento intende illustrare l’evoluzione costruttiva del complesso alla luce delle recenti scoperte documentarie.

 Barbara Bettoni (Università degli Studi di Brescia)

Stili di vita e organizzazione dello spazio domestico a Brescia in Età moderna. Il caso di Palazzo Averoldi

Nel corso dell’Età moderna si registrarono anche a Brescia importanti mutamenti negli stili di vita, riflesso di quella rivoluzione del gusto che, pur con qualche sfasatura locale, dal XVII secolo, interessò le società urbane europee. Il caso di Palazzo Averoldi, straordinariamente documentato, ci restituisce uno spaccato di lungo periodo di questi cambiamenti, che ebbero notevoli ripercussioni anche sulla gestione e sull’organizzazione degli spazi privati. La residenza, situata nei pressi di Contrada Santa Croce e scelta, già nei decenni centrali del Cinquecento, come dimora urbana rappresentativa del proprio lignaggio da parte degli esponenti di un’illustre discendenza del casato, divenne una sorta di cantiere permanente, in cui maestranze e committenti sperimentarono non solo modifiche all’impianto strutturale dell’edificio, ma anche nuove modalità di arredare e abitare la casa, che, nel corso dei decenni, contribuirono a fare del comfort il protagonista indiscusso della metamorfosi dello spazio domestico.  

 

Giovedì 19 ottobre ore 17

Elena Lucchesi Ragni (già direttore dei Civici Musei di Arte e Storia di Brescia)

“Le meraviglie di due pennelli…”. Romanino e Lattanzio Gambara in Palazzo Averoldi

Gli affreschi delle cinque sale di palazzo Averoldi  testimoniano un momento, forse il più significativo, del passaggio generazionale fra  Romanino e Lattanzio Gambara. La collaborazione fra i due era iniziata nel 1549 con un contratto di alunnato assai ben remunerato per il giovane Lattanzio, appena rientrato da Cremona, nella bottega dell’anziano Romanino. Questo primo contatto si svilupperà negli anni anche attraverso legami familiari che garantiranno a Romanino la continuità di lavori in un linguaggio rinnovato e a Lattanzio importanti commissioni che lo renderanno protagonista a Brescia nell’età della Maniera.

Prima con le testimonianze delle antiche fonti, poi con gli approfondimenti storiografici, anche assai recenti, queste sale sono ancora oggi uno straordinario laboratorio di studio per distinguere gli interventi dei due artisti. Sembra, da alcuni indizi, che si possa azzardare una lettura iconografica complessiva degli affreschi, in un percorso simbolico  dedicato a comportamenti saggi e virtuosi con effetti benefici sulla vita. Questo  percorso si snoda nelle sale del palazzo grazie a “le meraviglie di due pennelli” come ebbe già a dire Francesco Paglia nel suo Giardino della Pittura.

 Stefania Cretella (Università degli Studi di Verona)

Il rinnovamento di Palazzo Averoldi in età neoclassica: 1788-1796

Sul finire del XIX secolo, la famiglia Chizzola sovvenzionò una serie di interventi architettonici e pittorici che interessarono il piano nobile del cinquecentesco palazzo Averoldi e che permisero di trasformarlo in uno dei più significativi esempi bresciani di grande decorazione neoclassica. Grazie ai libri dei conti redatti contestualmente ai lavori di restauro e agli inventari ottocenteschi è stato possibile ricostruire le complesse fasi di intervento che si sono susseguite nel corso degli anni e confermare la paternità di molti degli affreschi ancora oggi conservati all’interno della dimora storica.

 

Giovedì 26 ottobre ore 17

Elisa Pedretti, Maria Cristina Regini, Alberto Fontanini (restauratori, docenti di restauro dell’Accademia di Belle Arti Santa Giulia)

I restauri di Palazzo Averoldi (2015-2017): elementi lapidei, affreschi e stucchi

Grazie alla convenzione stipulata nel 2015 con l’Accademia di Belle Arti di Brescia Santa Giulia di Brescia, la Fondazione Casa di Dio ha affidato il cantiere di restauro di alcune sale a piano terra di Palazzo Averoldi a tre corsi attivi presso l’Accademia. Gli studenti del 4° anno sono stati seguiti da un docente, restauratore professionista, nella redazione e nell’esecuzione del progetto di restauro di diverse superfici, concentrate soprattutto nella cosiddetta “Sala delle Stagioni”. Il cantiere didattico dell’anno accademico 2015-2016 ha preso in esame l’ornamentazione in stucco della sale del piano terra che costituivano il corpo centrale del palazzo cinquecentesco, il cui restauro è stato diretto da Alberto Fontanini. Il corso di Restauro del Materiale lapideo ha visto coinvolti gli studenti Fabio Accardo, Valeria Frialdi, Francesca Gori, Daniela Mordenti, Adele Morfino e la docente Maria Cristina Regini. Il restauro degli affreschi è stato invece diretto da Elisa Pedretti.

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