Rosatellum bis, a Brescia la legge elettorale fa gioire più la Lega del Pd

La nuova legge non dovrebbe portare seggi al Partito democratico su Brescia nella quota maggioritaria. Mentre nella parte proporzionale il quoziente uomo-donna spiazza molti

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La nuova legge elettorale fa discutere Brescia
La nuova legge elettorale per Camera e Senato fa discutere Brescia

C’è preoccupazione, a Brescia, tra i numerosi aspiranti alla carica parlamentare dopo il passaggio del cosiddetto Rosatellum Bis al Senato. La nuova legge elettorale, infatti, prevede un sistema misto, con una maggioranza dei seggi assegnati con sistema proporzionale e una minoranza con uninominale, mentre la quota di donne non potrà essere inferiore al 40 per cento. Un quadro di regole – le spieghiamo meglio nel proseguo del pezzo – che agita molti, soprattutto a sinistra.

Secondo una ricerca commissionata dal centrosinistra a un funzionario del Parlamento esperto di numeri, infatti, negli 85 collegi uninominali di Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria e Friuli-Venezia Giulia, il Partito demoratico eleggerà zero deputati. Dunque gli aspiranti parlamentari bresciani del Pd (qui le primarie virtuali di BsNews.it di qualche mese fa, conun lungo elenco di papabili) dovranno accontentarsi della quota proporzionale, assegnata però con collegi di massimo otto nominativi e con una quota femminile rilevante (anche nei capolista).

In questo quadro, dunque, nel partito di Michele Orlando potrebbero essere in molti a rimanere delusi (per la gioia degli uscenti, forse), mentre ad essere premiati – in termini di pura rappresentanza bresciana – dovrebbero essere la Lega e i cinquestelle, sempre che le loro perncetuali di consenso rimangano quelle attuali. Ma anche nei partiti di Grillo e Salvini, a fronte di una lunga fila di uomini che aspirano all’elezione, le sorprese al femminile saranno diverse.

Come funziona il cosiddetto Rosatellum bis?

Il Rosatellum è un sistema misto maggioritario e proporzionale, in cui un terzo dei deputati è eletto in collegi uninominali (un solo candidato per coalizione, il più votato è eletto) e i restanti due terzi sono eletti con un sistema proporzionale di lista.

Divisione dei seggi

Alla Camera 232 dei 630 seggi sarebbero assegnati con l’uninominale (9 riservati a Trentino, Molise e Val D’Aosta), e 386 con il proporzionale su base nazionale (12 nella circoscrizione estero) su lista bloccata senza preferenze. Al Senato, invece, 109 con l’uninominale e 200 in plurinominali con collegi su base regionale (6 all’estero).

I seggi proporzionali saranno assegnati solo a chi supera il 3 per cento a livello nazionale, sia alla Camera sia al Senato (per le minoranze linguistiche la soglia è del 20 per cento nella regione di riferimento, mentre per le coalizioni è del 10 per cento).

Collegi e rapporto uomo-donna

I collegi plurinominali saranno l’accorpamento di più collegi uninominali, con un massimo di otto deputati eletti ciascuno. La scheda sarà unica e non si potrà votare una lista diversa nel collegio uninominale e in quello plurinominale: l’elettore, insomma, dovà scegliere un abbinamento candidato-partito. Ogni candidato potrà candidarsi in un collegio uninominale e fino a cinque collegi plurinominali: in caso di elezione in più seggi prevarrà quello uninominale e poi quello proporzionale in cui la sua lista ha preso una percentuale minore. Inoltre nei listini bloccati e tra i capilista le donne non potranno rappresentare meno del 40 per cento.

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