Portoghesi nel mirino: sui bus 12 nuovi controllori contro i furbetti

Azzerando il fenomeno dei viaggiatori senza biglietto sui bus si potrebbero recuperare alle casse comunali ben 36 milioni di euro all'anno

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Brescia, un autobus affollato
Brescia, un autobus affollato, foto d'archivio

Vita più difficile per i portoghesi. Non parliamo ovviamente degli abitanti del Portogallo, già alle prese con una dura crisi economica, ma di coloro che non pagano il biglietto sui mezzi di trasporto, che a Brescia ammontano a quasi il 5 per cento dei viaggiatori.

Da giovedì, infatti, sugli autobus di Brescia Trasporti sono entrati in servizio dodici nuovi controllori in borghese, che lavorano per conto della società controllata dalla Loggia ma sono dipendenti della bolognese Holacheck, società specializzata in questo tipo di attività. Con loro le ore giornaliere di controllo sulle corse che attraversano per 280 chilometri al giorno la città passeranno da 65 a 100.

Azzerando il fenomeno dei viaggiatori senza biglietto sui bus si potrebbero recuperare alle casse comunali ben 36 milioni di euro all’anno. E dal conto sono esclusi i mancati introiti della metro..

Una curiosità: perché chi non paga il biglietto viene chiamato portoghese?

Un’ipotesi – riferisce Wikipedia – è che l’espressione sia relativa ad un fatto storico avvenuto a Roma nel XVIII secolo, quando l’ambasciatore del Portogallo presso lo Stato Pontificio invitò i portoghesi residenti a Roma ad assistere gratuitamente a uno spettacolo teatrale presso il Teatro Argentina; non vi era bisogno di invito formale, in quanto bastava dichiarare la propria nazionalità. Molti romani, tuttavia, cercarono di approfittare dell’opportunità spacciandosi per portoghesi, da cui l’avvertimento non fare il portoghese per diffidare chicchessia dal mettere in atto trucchi o raggiri per poter usufruire di un servizio senza averne titolo.

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