Bresciacittàgrande 2030, parte terza

Di seguito la terza e ultima parte delle riflessioni di Bresciacittàgrande 2030, che completa le riflessioni già pubblicate su BsNews.it

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Sandro Belli, imprenditore e opinionista di BsNews.it
Sandro Belli, imprenditore e opinionista di BsNews.it

di Sandro Belli – Di seguito la terza e ultima parte delle riflessioni di Bresciacittàgrande 2030. Per accedere alla altre due parti della piattaforma di proposte è possibile cliccare su questo link (parte 1) e su questo (parte 2).

Città a misura di…

Di fronte ad un piano urbanistico generale, ci si deve chiedere: è una città giusta per famiglie? Poi: è giusta per i giovani? E infine: ha spazi e strutture per anziani e per disabili? Soltanto se a queste domande ho potuto rispondere positivamente, posso procedere a elaborare un piano completo, soltanto dopo tre conferme mi posso preoccupare se la città è Smart, se è metropolitana, se è sufficientemente moderna e innovativa, se è architettonicamente armonica, ecc…

Una città per le famiglie – la regina pare essere Vancouver, “ family friendly “. Le strade sono ‘ a misura di famiglia e di bambino ‘ separate da barriere di fiori dalle ciclabili, non vi sono tangenziali o superstrade – mostro che rompono la vasta area urbana, qualche treno in soprelevata e tanto verde. In generale si respira un’atmosfera umanissima ed un ritmo non frenetico e solidale.

“Una città che ha un’anima” direbbe il nostro nuovo Vescovo (ripetendo le parole del suo augurio a Brescia)…. un’anima forte con un elevato senso di appartenenza….una comunità di uomini in cui il più forte tutela il più debole dove cresce sempre più il senso civico in vista di una sempre migliore convivenza armonica. “

Una città a dimensione familiare non può prescindere dalla socialità che l’assetto urbanistico deve in ogni modo assecondare (intendo per dimensione famigliare sia il rapporto col partner e i figli, sia quello con i genitori/ nonni). Essenziali gli spazi di incontro, da gestire garantendo sicurezza e mobilità.

Una città per giovani e studenti – Dinamica, collegata con il mondo, in perenne trasformazione. Certamente non facile far convivere queste caratteristiche con quelle più o meno opposte che si richiedono per gli anziani. Un opportuno gioco di spazi e percorsi ed un intelligente uso dei mezzi può risolvere il problema. Campus universitari, parchi attrezzati per musica e incontri giovanili, rapida circolazione delle informazioni urbane, aree libere per sport e svago, ed anche spazi non attrezzati, non già definiti affinché la gioventù si possa muovere libera, creando a sua misura luoghi e ambienti.

Vecchi e giovani (BSCG)

Che nausea sentir ripetere che “la città è fatta per i giovani”, “la cultura deve far spazio soprattutto ai giovani”, “in politica entrino i giovani”.
Basta!
Una città deve essere progettata per tutti, deve esserci spazio consono a persone di ogni età. I giovani spesso portano allegria, entusiasmo e novità, ma sono i vecchi che portano decoro e saggezza. Dico vecchi perché odio gli eufemismi. L’inganno dei nomi “artificiali” che sostituiscono la verità, è insopportabile. Non si dica “la terza età”, “i non più giovani” etc…. I vecchi sono vecchi con tutta la dignità della parola.

Una vecchia signora con la sua unica e vecchia pelliccia prende il thè in un piccolo bar del centro. Porta in testa un grande cappello con qualche piuma. Al tavolo con lei siede un’amica con una grande sciarpa di pizzo nero.
L’eleganza che entrambe esprimono conferisce alla piccola traversa del centro un momento di decoro, così necessario fra i muri che ti investono con la violenza dei graffiti e con fregi e insulti scritti ovunque.
Solo un’armonica convivenza fra vecchi e giovani giova alla città. Così, ad esempio, non si possono fare case di riposo con l’intento di isolare nella tristezza della vecchiaia, né case per studenti che si trasformano in bordelli o tane di violenza.
Ognuna di queste costruzioni e di queste aree sia mista, con opportune delimitazioni ma con cortili comuni e con quei pochi luoghi dove vecchi e giovani possono incontrarsi, anche solo per abituarsi al reciproco saluto.

• Incontri intergenerazionali:

Riflettendo sul tema dei vecchi e dei giovani ed alle proposte che cercano di moltiplicare le occasioni d’incontro e scambio è bello immaginare la possibilità che i “nonni” possano recarsi a scuola dai ragazzi. Da un lato per i più piccoli – i bambini delle Scuole dell’Infanzia e Scuola Primaria – si potrebbero organizzare incontri in classe in cui far raccontare delle favole ai “nonni”. Dall’altro i vecchi –memoria dei fatti e degli eventi che hanno coinvolto il nostro Paese nel corso del tempo – potrebbero portare una testimonianza storica diretta ai ragazzi delle Scuole Secondarie.  Incontri significativi dal punto di vista umano e culturale, occasioni proficue per collegare il passato al presente attraverso uno scambio tra le generazioni. Di questo deve preoccuparsi chi disegna spazi, piazze e percorsi urbani.

Brescia e la sua identità (BSCG)

Sento ripetere che si vuole ad ogni costo una città estesa, che inglobi le aree limitrofe, per non perdere la dimensione e l’importanza di essere città–guida. Si cerca l’identità nella sua dimensione sovracittadina, guardando oltre i propri confini, prima di aver definito e condiviso una forte propria identità interna, valore pregnante che affonda le proprie radici nella storia e nella propria specifica cultura urbana; una città con la sua propria anima. A mio parere la città deve essere circoscritta nella sua identità, fatta di quartieri e borghi diversi fra loro per storia, per architettura, per funzione, luoghi nei quali si riesce ad avere la percezione di vivere in un ambiente ed in una realtà che è quella, solo quella. Una realtà lontana da equilibrati e pedanti modelli insediativi e non costruita sugli schemi a tavolino da urbanisti ed architetti. Una rete di comunicazioni che privilegia una mobilità nascosta, discreta che scorre in parte sotto terra (quella pubblica) e che lasci spazio alle persone nella loro libertà, in bicicletta, in carrozzella, a piedi, a cavallo, in canali navigabili, in auto elettriche. Una città multiforme.

Una città che è fiera della propria identità sa circoscriversi, creando all’interno del proprio territorio uno sviluppo progressivo ed un continuo processo di ammodernamento; evita di debordare invadendo i comuni limitrofi, costringendoli a trasformarsi in quartieri periferici ed imponendo ad essi una struttura urbanistica al mero servizio della città. Svincoli, ponti, superstrade d’accesso… in altri termini lo svilimento più rovinoso del comune limitrofo.

Il cittadino vuol conoscere la propria città, capirne i confini, conoscerne i vari siti, affezionarsi al proprio paesaggio urbano, contribuire a organizzarne i servizi, valorizzarne le risorse. Non certo una realtà isolata nel mondo, ma una città viva, con molte relazioni ed interscambi, ma non una città impersonale, estesa e sparpagliata.

Una città al centro di una rete fisica e virtuale di strade e percorsi, legami nazionali e internazionali. Una città che sa dialogare con i comuni limitrofi e sa gestire sinergie e servizi coordinati. Tuttavia ben delimitata, in modo che quando il cittadino accede al territorio urbano, capisca dove inizia la città, dove comincia quella realtà alla quale è legato da molteplici rapporti e da personali emozioni e responsabilità.

Per affezionarsi a qualsiasi cosa, si ha bisogno di conoscerne i confini, capirne la consistenza, percepirne forma e dimensione.

Lasciamo le “città estese e metropolitane” agli americani, alle metropoli asiatiche, agli insediamenti privi di anima!

Gli ingressi alla città siano evidenziati; i quartieri siano vivaci, con una propria diversità e una propria vitalità caratterizzante, che possano costituire un insieme urbano veramente unico. Una città fatta di borghi diversi, pur nell’unitarietà del carattere urbano con una cintura che, quasi fosse una “trama verde”, possa connettere le varie aree verdi, recuperando anche piccoli spazi, al fine di mettere in rete il verde urbano esistente.

E’ utile provvedere ad una segnaletica chiara, che come in tutto il resto d’Europa, porti il visitatore e il cittadino a non sentirsi estraneo. Una segnaletica comprensibile anche dagli stranieri e soprattutto non sbiadita e illeggibile come è oggi in molti quartieri della città.

Automobili (B.Dall’Eco)

L’automobile – All’interno della sinistra massimalista c’è chi ne vorrebbe la riduzione, chi l’estinzione. Non si vuol capire che l’automobile oggi è ancora il mezzo più comodo, sopratutto per chi lavora in siti mal raggiungibili dai mezzi pubblici, per chi ha necessità di spostamenti rapidi e non sempre prevedibili, per anziani e disabili. La si avversa perché inquina, perché intasa, perché è un simbolo dello sviluppo industriale. Una riflessione: nel 2030 le auto saranno in gran parte elettriche ad inquinamento zero, quindi il primo inconveniente decade. Oltre a ciò, se si attrezza una città con spazi proporzionati e percorsi intelligenti, si evitano intasamenti e traffico convulso. Certamente sono utili sensori e indicatori di traffico, segnalatori di parcheggio, l’utilizzo del sottosuolo, programmatori orari e regolatori di flusso. Utilizzando questi dispositivi in rete e una innovativa metodologia di programmazione regola-traffico anche la seconda obiezione decade.

Infine la avversione anti auto private di derivazione ideologica nel 2030 sarà già abbondantemente superata.

Nel pensare ad una città Smart, non si deve emarginare l’auto, ma si deve cercare di eliminare gli inconvenienti che comporta.

Se si tratta di un mezzo dei Vigili del fuoco, della polizia o di una autoambulanza, è noto che in casi di emergenza tutti questi mezzi debbono faticosamente cercarsi un percorso e fanno suonare sirene in vero un po’ strazianti, che seminano angoscia sia nelle persone che negli animali. In una Brescia 2030, città cablata e intelligente non sarà più così. Il percorso che l’auto di emergenza dovrà percorrere verrà allertato con segnali e avvisatori acustici idonei, opportunamente posizionati, gestiti da una regia automatica urbana.

Una rete informatica urbana può senza dubbio aiutare le auto, pubbliche e private, a migliorare il loro uso.

Underground city (Stevan Koss)

All’inizio degli anni trenta si inizierà a meglio sfruttare il sottosuolo. Non solo per non consumare ulteriore suolo urbano, ma, dopo una visita di tecnici ed urbanisti in Canada durante l’inverno del 2022, la intensa e straordinaria vita sotterranea di Montréal- Underground City seppe fornire ispirazioni e soluzioni veramente utili. Fino ad allora da noi sotto terra si costruivano quasi solo parcheggi per auto e, se non ci fossero state le stazioni della metropolitana che hanno dato un ottima prova di vita sotterranea, niente più.
Iniziò la costruzione di una rete (ovviamente di dimensioni ed esigenze proporzionate al ns clima e alla vastità del nostro abitato) nella quale inizialmente trovarono posto alcuni servizi di emergenza, una galleria d’arte a doppio accesso, un campo di pattinaggio e alcuni siti. Ottimi i collegamenti con Metro, stazione e centro cittadino e i vari percorsi urbani. Alcune funzioni utilizzabili sopratutto in inverno e in pieno agosto. Ricambio aria alla canadese.

Da Facebook (S.B.)

Temporary

Leggo ovunque di temporary manager, di boom di temporary shop, di temporary job, di temporary home. Tutto pare diventato fluido, a volte effimero, a volte travolgente come la moda. E’ certo che in futuro dovremo abituarci alla instabilità, al frequente cambio di abitudini, di sicurezze…… di vita. Coraggio!

Un piano urbanistico dovrà adattarsi a questa situazione, dovrà poter gestire attività e mestieri che cambiano rapidamente, nuove modalità di lavoro con le relative esigenze di spazi e di servizi elastici e multifunzione. Chi inizia una attività dovrà fin dall’inizio immaginare che in breve tempo essa verrà modificata, integrata, spostata, secondo l’evoluzione dell’economia, della moda e della tecnica. La città, i suoi spazi, i suoi servizi, la sua pianificazione dovranno rapidamente saper rispondere con la massima elasticità possibile.

Opere d’arte

Le opere d’arte vanno esposte, con generosità, con passione, non tenute in depositi, sia nelle future Casere, sia negli scantinati di musei o depositi comunali. L’arte nascosta o imprigionata è un grave delitto.

Non pensiamo a depositi e ad archivi, ma a esposizioni, mostre, fiere, scuole! Forse alle Casere aperte, a teatri o aree di grande afflusso, aperte alla gente che, avendo poco tempo per riflettere e ammirare, rischia di non vedere, di non sapere, di ignorare, di inselvatichirsi. Una statua romana in una stazione del metro (opportunamente protetta). Usciamo dalle catacombe della storia!!

Brescia capofila della L.O

Se anziché pensare ad uno sviluppo di Brescia, anziché proporla come capofila di una realtà grande e forte come la Lombardia Orientale, le si riduce il territorio provinciale, togliendo una valle, allora (criminalmente!) tutto si impoverisce: l’area fieristica / congressuale diviene una sagra di paese, il declino industriale si peggiora, cultura e scienza riducono le loro legittime aspirazioni internazionali……. ogni ambizione ed ogni investimento si trasferisce a Milano che diviene sempre più soffocante… si diviene piccoli, insignificanti, in via di estinzione…. sedi secondarie di attività che vivono altrove.

Piazza Vittoria

Quando la chiameranno “Piazza del Novecento” e non più “Piazza Vittoria” e saprà con la sua immagine raccontare la storia del secolo scorso, il “secolo breve” pieno di eventi, di drammi, di ideologie, di arte, che inizia col futurismo e finisce col rock e con la rivoluzione elettronica, allora si rimetterà il Bigio, accanto a nomi, immagini, mostre, simboli dell’intero secolo. Il racconto fisico in piazza di un secolo irripetibile.

Demolizioni

In Veneto si pensa di abbattere tutti i vecchi capannoni inutilizzati che “somigliano a dinosauri” dice la presidente di Unindustria M.Piovesana, in cambio di crediti edilizi o di riduzione di oneri fiscali o di altre compensazioni.

Questa sana demolizione è la via per recuperare o “non consumare” suolo. Con notevolissimo beneficio alla sicurezza e al paesaggio!!

Scalinata

Nel 2030 ci sarà in città una scalinata esposta al sole per i giovani ? I ragazzi amano sedere liberamente sulle scale, per chiacchierare, per digitare, per prendere il sole e per leggere o canticchiare le canzoni di De Andre, le poesie di Allen Ginberg o, fra vent’anni, la musica e i testi dei futuri personaggi. Una scalinata pulsante, libera, dove sarà difficile sentirsi soli.
Inviato da iPad

Fra le osservazione pervenute, qualche azzardo

– Un bosco verticale come quello di Stefano Boeri nella città di Milano

– Ripensare ad una moderna funivia che salga in Maddalena

– Collegare il Colle Cidneo ai Ronchi con un leggero sovrappasso verde

– Realizzare una ‘ Maison de l’image ‘ dove trovan posto tutte le arti figurative, dalla  fotografia alla grafica, al disegno per i più piccoli, alle sale di posa e regia.

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5 Commenti

  1. Letto attentamente. Per certi versi mi sembrano enunciazioni programmatiche che reperibili anche in vari pgt. Per il resto, tutte idee che, se non si cominciano ad attuare subito, rischiano, come ho sempre detto, di rimanere confinate nel libro dei sogni. Ora l’occasione c’è, il rinnovo del sindaco, le idee ci sono, la politica attuale no ed è lontanissima dalle vostre proposte, fate finalmente la vostra squadra e proponetevi alla città. Se non cominciate o aspettate la politica, campa cavallo….

  2. Nel frattempo, i grandi contendenti alla tornata elettoralle cttadina del 2018 già si stanno concentrando (Del Bono ed il centrosnistra così come il neo candidato sindaco Ghidini, da ieri sera, per i pentastellati) o si concentreranno (centrodestra) su tre temi: sicurezza, ambiente e trasporti con varie proposte e sfaccettature programmatiche. Perché questa sintesi e niente di innovativo o esclusivo ? Perchè lì si vanno a pescare i voti e la vittoria, più facile per alcuni più difficile per altri. Poi ci sono le demolizioni atappeto, il bosco interverticale la nuova funivia, gli spazi da inventarsi per anziani e disabili. E infine i nonni che vanno a raccontare le favole ai bambini nelle scuole, perchè già ci sono i nonni che le raccontano agli adulti…

  3. A gennaio uscirà il libro/fascicolo Bresciacittagrande 2030 che raccoglie i tre testi pubblicati da Brescianews, integrati da proposte e interventi più tipici della materia urbanistica.
    Ho avuto la possibilità, in questi giorni, di leggere qualche piano cittadino, non bresciano, e mi sono sembrati molto tecnici, o meglio molto freddi e molto professorali, sia nella terminologia che nel contenuto.
    Il testo di Bresciacittagrande è e sarà di livello diverso e non paragonabile, scritto da persone meno professorali, nel quale molte considerazioni sono più semplici e umane, più di “vita quotidiana”. Un solo esempio :primo postulato: una città deve andar bene alle persone, alle famiglie, ai giovani e ancor più agli anziani. Tutto il resto è di secondo piano.

    • Il primo postulato ? Leggersi il programma “green” di Del Bono dove ci sono alcune soluzioni drastiche, tutte nella direzione della sostenibilità ambientale abbinate ad un progetto dettagliato di mobilità sostenibile con tanto di numeri e cifre (senza quelli non si va da nessuna parte !) che supportano entrambi i capitoli di spesa oltre alla previsione del coinvoglimento dei privati in project financing. Bastano poche righe di cose in parte realizzabili anzichè un libro con tre fascicoli di cose fantastiche (nel senso di frutto di fantasia…) se non soprattutto di secondo piano. Centrodestra e pentastellati aggiusteranno la mira su quei due grandi temi, aggiungendoci i primi qualcosa sul tema sicurezza e i secondi sulla protezione sociale. Intanto, le meteore ed i pulviscoli di cosidette Liste Civiche andranno semplicemente a caccia dei loro voti di clientela per sedersi al tavolo imbandito del vincitore e mangiarsi gli avanzi. Questa, per ora, ed alla faccia della “vita quotidiana” è la politica a Brescia.

    • Può andar bene tutto, anche la fantasia, ma senza il passaggio obbligato della politica e del consenso dei cittadini rimane sempre e solo un “tomo” dei sogni. Evidentemente però a belli e company interessa solo questo, non realizzare in concreto quanto cercano di postulare. E quindi i sogni son desideri…

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