Il Pd non deve andare oltre… ma verso Brescia | di Claudio Bragaglio

Ciò che ci ha fatto vincere a Brescia con Del Bono è stato un messaggio preciso e deciso: "Ricostruttori e non demolitori"

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Claudio Bragaglio
Claudio Bragaglio

di Claudio Bragaglio – Direi che va alla grande l’espressione di “andare oltre il PD”, come risposta salvifica ed illusoria all’ennesima sconfitta. Prodi tra i tanti e da ultimo. E mi dispiace. Vedo poco coraggio ed ancor meno lucidità. Non s’è ancora né discusso, né capito perché il famoso PD che governava ieri quasi tutto ed alla grande – tra le stelle del suo 40% – pur tutto compreso da quel suo spirito di autosufficienza e di onnipotenza (questo…no buono!), oggi si ritrovi – coi suoi coraggiosi dirigenti diligentemente in prima fila – come a dover fuggire in fretta e furia dalle proprie…stalle.

Qualcosa di fondo non mi quadra. Il risultato del Comune di Brescia ci dice infatti una cosa opposta, sia per il PD che per la coalizione di Centro Sinistra.

Un’ideona – quella di andare oltre il PD – la più suicida, se non si precisa subito, e da prima, “PERCHE’, DOVE, CON CHI, COME”. Altrimenti il “che fare” che ne deriva corrisponde al messaggio immediato di un “sciogliete le righe”, rivolto ad un esercito in estrema sofferenza e confusione. Andare oltre senza precisare e da subito – anche solo per la propria immediata sopravvivenza – almeno il “per dove”, mi sembra un drammatico errore.

Rivedo lo spirito dissolutivo degli anni 2005-07 verso l’Ulivo in difficoltà. Quell’Ulivo (che non era poi che il Centro Sinistra) che bisognava non ricostruirlo, dopo l’errore dell’Unione, ma disfarsene. Ma almeno allora il “dove andare oltre” era in campo. Il PD. Oggi neppure questo…intanto andarsene alla svelta, ci dicono alcuni nostri dirigenti…poi si vedrà.

Ma ciò che più mi inquieta è rivedere lo spirito (e spesso le stesse persone) di improvvisati fondatori ed affondatori di partiti, ma che nulla sanno della vita reale d’un partito. Troppa gente pensa solo ad accaparrarsi le spoglie altrui. Gratis, peraltro. Esattamente come nel 2005-07. Calenda vuol fare un suo partito-movimento, magari centrista? Ottima idea, lo dico convinto perché abbiam bisogno anche di un po’ di centro. Ma per favore faccia una cosa nuova, investendo di suo, se ne ha, e mettendo a rischio il “capitale” proprio, non pensando di farlo ma col capitale altrui. Quello peraltro risicato del PD a cui chiede, per prima cosa, di chiudere bottega.

Si immagina un partito come un oggetto di teorie politiche o di ambizioni personali, ma non di esperienze concrete. Dirigenti (meglio: presunti tali e ne abbiam visti a iosa) che pensano ad un partito come ad una massa grigia, plaudente ed informe di persone raccolte da conferenze stampa e colorati fondali di cartapesta, al servizio e per gli applausi del leader di turno.

La ricostruzione – per esempio – delle biografie, delle attività e dei risultati di direzione dei componenti delle varie Segreterie nazionali del PD (che avrebbero dovuto rappresentare il motore per i vari settori di lavoro) è qualcosa di penoso. Di impossibile. Chi e come han diretto Sanità, Enti Locali, Economia, Organizzazione…in questi 10 anni?

Si dice polemicamente: ma quello è il vecchio PCI. Stupidaggini. E’ Il modello funzionale d’una qualunque valida e moderna azienda od organizzazione complessa di persone che se funzionassero come il PD fallirebbero in breve tempo. Persino a non iscritti s’è offerto un posto in segreteria nazionale! Così tanto per far bella figura…con lo scrittore, la belloccia od il belloccio di turno. Stile operazioni packing, ovvero nastri sgargianti per confezioni televisive.

Tanto tutto è partito-immagine e non già organizzazione e costruzione di classi dirigenti sul territorio, alleanze sociali, rapporto con movimenti, esperienze di governi locali, verifica dei risultati…Persino dalla Lega ci siam ridotti a dovere imparare a far politica! Dice nulla la rapida parabola di Renzi? Dice nulla il fuggi…fuggi… di dirigenti che dopo aver preteso il PD sono stati pure i primi ad andarsene, piantandoci in asso? Noi qui in trincea e loro magari in giro per il Mondo e l’Europa. O a farci le prediche dalle pagine dei giornali. Elenco lungo a ben pensarci!

Mi ripeto, prima di andare oltre (che vuol semplicemente dire di andarsene via da dove siamo, ovvero dal PD), ci si dica e ci si renda partecipi di decisioni sul PERCHE’, DOVE, CON CHI E COME.

E’ l’ideona di chi non sapendo da ex renziani come disfarsi di Renzi, rinunciano ad una battaglia in campo aperto e trovano più facile disfarsi del PD?
Se non si chiariscono all’interno del PD e del Centro Sinistra questi punti rischiamo di vederci affidati a ciechi che pretendono – osserviamo bene il quadro di Bruegel a monito e per la salvezza della comunità politica del PD – di guidare altri ciechi.

Se le cose son messe così ….abbiam già dato, quindi NO grazie! Se vogliono “andare oltre” ci vadan pure con le loro gambe, ma non pretendano di andarci portati sulle nostre spalle!

Per me c’è un punto fermo che ha una valenza generale. Ciò che ci ha fatto vincere a Brescia con Del Bono è stato un messaggio preciso e deciso. “Ricostruttori e non demolitori”. Con il PD parte e promotore della più ampia coalizione Civica e di Centro Sinistra.

 

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30 Commenti

  1. Sulla bilancia bresciana pesa significativamente il 20% delle Liste in appoggio a Del Bono. Sono riproponibili in qualche modo a livello nazionale in base a connotazioni, candidati, programmi, per rigenerare un centrosinistra vincente ? E il PD delboniano cosa può in concreto suggerire per costruire e far cambiare rotta al PD nazionale ? Non mi sembra che i messaggi partiti da Brescia siano arrivati a Roma, anzi si sono fermati prima: a Imola, a Siena, Pisa o Massa…

  2. Stradivarius intanto dacci tempo, fiducia e per quanto orgogliosi del successo non si è per natura…mosche cocchiere. Bs conferma e porta in alto le esperienze che hanno fatto perno su un’ampia coalizione, come Milano con Sala, la Regione Lazio con Zingaretti, Bergamo con Gori e molti altri comuni…Insomma in buona compagnia. Il punto critico (che sottolinei) è che a livello nazionale non c’è il corrispondente del civismo locale. Questo vuol dire che lo stesso che PD deve – rovesciano la linea di 180° – dare spazio e promuovere pluralismo e realtà politiche e sociali, a cui in questi anni ha invece sottratto ossigeno. Pensando stolidamente che l’effetto idrovora fosse la scommessa vincente del partito a vocazione maggioritaria e partito unico dell’intero centro sinistra. Era questo il motivo della mia contrarietà alle scelte del PD del 2007 e di cui Renzi non stato un figlio… degenere. Come taluni – per sgravarsi delle proprie responsabilità di allora – ritengono.

    • Intervistato a La7 poco fa, persino un saggio Gentiloni, cui qualche merito tutti riconoscono, è parso totalmente diorientato parlando del PD e del futuro. Sembra quasi che l’immagine sia quella di un ristorante ben attrezzato, discreta location, esperienza, cuochi e camerieri del mestiere, ma…zero ricette capaci di attrarre clienti. E più si insite nel cercare o sui libri di Bocuse, Beck o con l’idea di imitare un Bottura e un Ducasse e più si ritarda la riapertura del locale, abbandonato dagli avventori. Insomma, io di ricette non ne vedo mentre nel frattempo i ristoranti leghisti e pentastellati fanno il pieno semplicemente con i bucatini all’amatriciana e il risotto alla milanese…

  3. Scusa Stradivarius se non mi faccio attrarre dalle tue simpatiche metafore culinarie, perché vorrei stringerti su qualcosa di più concreto. Se vuoi. Per avere così una tua opinione, a cui come sai tengo molto. Il tutto parte dalla iniziativa di Zingaretti e dalla sua coalizione ampia del Lazio, dalla proposta che fa al PD che non è quella di andare a cercare quel che non c’è, né ci sarà. E’ il messaggio, ripreso da un articolo, che più o meno è questo: “C’è un’Italia che non cede alla rabbia e al rancore e crede nella diversità come valore fondamentale”. Ciò che si propone di fare la nuova alleanza civica del Pd è proprio mettere insieme, coi fatti e non solo con le parole, l’Italia che dice no alla Lega. Da Milano a Bologna a Firenze, dalla Parma di Pizzarotti alla Brescia di Delbono, dalla Napoli ribelle di De Magistris alla Palermo di Orlando…”.

    • Mi scusi, ma proprio il richiamo alle aggregazioni diverse e trasversali attuate da Sindaci e Presidenti di Regione altrettanto diversi e trasversali è quello che, come schema ed idea politica di ricostruzone del PD, più si scontra con un macigno rappresentato non solo dai renziani ma anche dalla miriade di altre voci che impazzano nel Partito Democratico. Ricordo che, dopo mesi e ormai anni da un serie di cocenti sconfitte, non ci si riesce nemmeno a mettere d’accordo su come e quando celebrare un Congresso. Figuriamoci quanto tempo ci vorrebbe per riproporre qualcosa che, se non ricordo male, richiama molto la prima idea prodiana de “I Democratici”, partito nel quale conflurono anche e proprio “l’Italia del buongoverno dei Sindaci” come allora Cacciari e lo stesso Orlando, ma anche una buona fetta di voci, persone e associazioni della società civile. Ottime idee, a prescindere dalla meteora de “I Democratici”, ma il tempo è un nemico spietato in questo momento e ben pochi sembrano accorgersene nel PD del ducetto toscano, che nessuno ha la forza o il coraggio di portare (politicamente) a Piazzale Loreto…

  4. Volevo chiedere al professor Bragaglio qualcosa di più preciso sulla candidatura di Nicola Zingaretti a segretario del PD e se secondo lei riesce a mettere fine alla stagione di Renzi su cui si è scagliato con parole pesanti Stradivarius Brixien

  5. Se si dovesse far nascere una nuova realtà, un partito che si preoccupa non di essere di destra o sinistra ( vecchie parole ) ma portatore di valori, innovativo, sganciato da obblighi e vincoli, nuovo. Allora si che avrebbe fascino politico. Un partito civico nazionale che inizia dall’ area del pensiero sull’uomo. Es. ..1).gli uomini non sono tutti uguali ma tutti diversi e la loro diversità è immensa ricchezza. Così i popoli, diversi per cultura, per religione, per identità . Cosil’ Uomo dalla donna.
    2) la globalizzazione è un omicidio coordinato ed armonico contro i meno forti. ecc..
    3) i popoli vanno aiutati nelle loro terre ( principio Cristiano Don Comboni ).ecc

    • Lo vedo bene questo partito civico-cristiano che prova ap ortare via voti al 30% della Lega e al 30% del Movimento 5 Stelle: probabilità vicine allo zero per cento…

    • Temo, caro Belli, che l’area del pensiero sull’uomo, da cui lei dice saggiamente si potrebbe partire, sia però di difficile percezione per gli italiani totalmente centrati in questo momento sul crollo del potere di acquisto si stipendi, salari e e pensioni, sul lavoro che drammaticamnete manca o è del tutto precario, sulla questione dell’immigrazione che sempre più è percepita dall’opinione pubblica come un’invasione o un’intrusione di estranei e nulla più, al confine con posizioni razziste. Mi verrebbe da dire che, per quanto particolari, le priorità per gli italiani sono solo fatti concreti su pochi temi specifici e non teorie o buone intenzioni, anche se innovative. Lo dicono i sondaggi che ai due partiti oggi al Governo assegnano più del 60% dei consensi, cioè molto di più di quanto sommavano prima del voto politico. Un’ area “civica nazionale” è già totalmente fagocitata o surrogata dai due attuali governanti.

  6. Molte volte mi chiedo come mai Claudio Bragalio è il solo o tra i pochi dirigenti bresciani del Partito Democratico che sviluppano riflessioni pubbliche sulla situazione politica sia locale che nazionale su questo sito o sui giornali.

    • Giusta rettifica: “rifondazione che parta, ovviamente, da un ridimensionamento totale del clero e della chiesa secolarista ed una netta affermazione della laicità dello Stato”…

  7. Molti principi prima della laicità vanno impostati . Ad es. il concetto che la precarietà coinvolge il lavoratore come l’ impresa, in un unico grave problema.: se i cinesi vendono le mie camice alla metà del prezzo ( e i consumatori italiani le comprano !!?) il fatturato e gli ordini della mia azienda di camice italiane va in situazione precarietà e i miei dipendenti entrano in precarietà. ! Come combattere la precarietà è un fatto politico onnicomprensivo, non deve creare inimicizia fra le classi.

    • Calma, calma. La precarietà è stata massicciamente determinata non solo dalla globalizzazione dei mercati e da merci, capitali e lavoro che altrove si sono spostati secondo logiche (in teoria) di libero mercato e concorrenza, ma anche da leggi e norme (vedasi Job Act e polverizzazione delle tipologie di contratto) che in nome della cosiddetta flessibilità hanno da noi determinato solo tanta precarietà, con poche regole e zero protezioni, nella quale migliaia di imprenditori hanno beatamente sguazzato per tagliare i costi di struttura ed essere così più competitivi. Insomma, magari non Belli, ma molti imprenditori fanno proprio della precarietà una leva economica finalizzata al profitto.

  8. Ah, ecco. La questione delle religioni secolari e del loro potere puó naturalmente aspettare. E le colpe e le responsabilità sono degli italiani che comprano, per avidità e ko non per necessità, i prodotti cinesi che uccidono le imprese italiane. Come dire, da bravo reazionario clericale che i problemi li crea chi non ha mezzi, quindi il povero, non il ricco che, con i suoi mezzi e con il suo non esempio, non fa quello che dovrebbe ed è, più o meno consapevolmente, causa delle sperequazioni che ci sono.

  9. Il problema, caro belli, è che lei crede di essere rivoluzionario, ma poi, nei fatti, è reazionario. Un po’ come facevano i giovani del 66 che contestavano, per posa, i matusa, ma poi, alla fine, divenuti genitori e poi nonni, non si sono accorti di essere diventati peggio di coloro che contestavano perchè, dietro l’etichetta di avanguardisti nascondete, nemmeno tanto velatamente, il vostro essere intolleranti al cambiamento e amanti del vostro status quo che tanto vi ha dato.

    • Condivido in toto, perchè se si nasce con portafoglio ben fornito di banconote e ci si può permettere il superfluo per tutta la vita, è arduo mettersi nei panni di chi non ha il necessario per vivere, ragionare di diritti minimi, di precarietà, di etica delle responsabilità, di bene comune. Così ci si barcamena tra pistolotti teorici e ricette utopiche che sotto sotto nulla hanno a che fare con un vero cambiamento. Reazionari, appunto, mascherati da rivoluzionari con in più una pesante armatura narcisista.

  10. Marcograssi mi chiedi di Zingaretti. Guardo con grande interesse alla sua iniziativa intanto perché la sua operazione sul Lazio porta lo stesso segno di ciò che da sempre condivido. Un grande ed inclusivo Centro Sinistra, come s’è fatto a Milano ed in centinaia di città. Per non dire ancora del meglio che s’è fatto a Brescia con Del Bono. Significa cambiare linea e posizionamento del PD del decennio. Da subito con questa scelta politica chiara. Chi dice che bisogna invece partire dai Programmi…vuol solo menar il can per l’aia. Questo Il problema immediato, non scagliarsi contro Renzi come ha fatto Stradivarius, ma avere una alternativa politica in campo per un nuovo PD. Della vicenda politico personale di Renzi – con tutto rispetto – immagino se ne preoccuperà il diretto interessato ed il giglio degli affetti che lo circonda. Ma la vicenda della maggioranza che in questi anni gli ha dato nel PD consenso e fiducia interessa invece direttamente la nuova. leadership ed il nuovo PD. Quindi inclusione e non rottamazione. C’è chi si esercita contro Renzi in modo accalorato. Magari dopo averlo portato sugli scudi. Io, di mio, in politica preferisco la passioni fredde (dal filosofo Umberto Galimberti), persino gelide, direi. Intanto perché – a differenza delle altre – son destinate a durare…Diffidando invece di quelle calde e bollenti che mi ricordano troppo, anche in un partito, i roghi o le fiammelle dei… fuochi fatui! Tra alcune settimane si saprà meglio di Zingaretti e di chi lo sosterrà per il Congresso.

    • Zingaretti, novello Nostradamus, ha appena dichiarato che punta molto anche sulla divisione che tra poco spaccherà in due il Movimento 5 Stelle: se il buon giorno si vede dal mattino… A questo punto, allora io convolgerei pure il fratello, quello che interpreta il commissario Montalbano: milionate di voti assicurati senza occuparsi o preoccuparsi più di Renzi, congressi, primarie, ecc.

      • Tranquillo Nostradamus. Se uno dice di voler rompere con la metà d’un interlocutore o è un ingenuo che si prefigge (e pubblicizza) un obbiettivo ma dall’esito probabilmente opposto, o cerca di rendere minimamente appetibile per il proprio elettorato, piuttosto restio al confronto, un qualcosa da avviare, e di positivo, almeno con una parte di esso. Essendo peraltro il M5S un insieme di realtà molto diverse. A me sembra – e mi auguro – che Zingaretti sia per la seconda che ho detto.

  11. Senza accalorarsi, ci si chiede come si possa parlare di inclusione e di percorso democratico interno con il protagonista di una delle più cocenti sconfitte del centrosinistra dal dopoguerra ad oggi (referendum, tornate elettorali politiche ed amministrative di vario genere): sarebbe scomparso dalla scena politica Lui invece, ad oggi, ha dato delle “quasi dimissioni”, ha un suo reggente (il prevosto Martina), ha il giglio magico tutto schierato in Parlamento, ha per ora i numeri congressuali e probabilmente pure quelli per affrontare delle ulteriori, infauste primarie. Bragaglio guarda con saggezza ad un futuro anche di normalizzazione nel PD, fondato su un’alternativa al renzismo. Io continuo a temere che il PD, con la stess apelle, prenda solo tempo, e non sarà nemmeno tanto, per veder cadere l’attuale Esecutivo e ritornare in pista come l’unica alternativa praticabile nel nuovo scenario. Infine, costruire una maggioranza solida nel Pd che scalzi Renzi: in bocca al lupo…

  12. Stradivarius intanto ti ringrazio di avermi risparmiato una critica che in politica non mi si addice, l’esser buono o buonista. Il ciclo di Renzi è chiuso (almeno per ora, è giovane..) perché madre natura funziona con le sue leggi anche in politica. Se ciò non avverrà (come non è avvenuto dopo le sconfitte dei due… 4, dicembre e marzo) significa non che Renzi è forte, ma che il corpo del PD è malato e gravemente debilitato, senza più neppure risorse ed anticorpi per riprendersi. Quindi cavoli davvero amari! Perché non esiste in natura che un partito possa rinascere con il leader delle sue sconfitte. O con sue controfigure. (E non parlo di Martina, credimi, su cui esprimi un giudizio che condivido per nulla). Questione di vita o di morte, qualunque sia il giudizio su Renzi.. Questo senza nulla togliere – mi ripeto – al futuro di nessuno, di Renzi stesso. Confido anche sugli amici di Renzi, quelli suoi più veri ed autonomi (e non già sui suoi….famigli), che già – anche da lui inascoltati – lo avevano meglio consigliato. Cmq il problema oggi non è Renzi, ma la difficile scommessa di una forza che rappresenti una alternativa politica per il PD, di leadership e di linea, che si collochi consapevolmente (e non tanto polemicamente) oltre la stagione del renzismo e non già oltre il PD.

    • Sandro e il gemello Avatar Bresciacittàgrande a caccia di utopie nel deserto della realistica praticabilità politica.

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