La causa dell’epidemia di legiollella dello scorso agosto – che ha provocato anche diversi morti – è da ricercarsi soprattutto nella formazione, per via della siccità, di pozze stagnanti d’acqua nel fiume Chiese: habitat favorevole alla proliferazione dei batteri. Ma alla diffusione potrebbero aver contribuito anche le alte temperature e le bombe d’acqua, che – attraverso la nebulizzazione – avrebbero favorito la diffusione in aria del batterio.
A dirlo è stato il direttore dell’Ats di Brescia durante la riunione che si è tenuta ieri in prefettura per fare il punto dell’inquinamento del fiume e della recente epidemia.
All’incontro hanno preso parte anche i rappresentanti del “Tavolo delle associazioni che amano il fiume Chiese” e del Comitato di salute pubblica, costituitosi all’indomani della predetta epidemia di legionella (e già ascoltati dal Prefetto in un precedente incontro dedicato al medesimo tema), il direttore dell’U.T.R., il Capo di Gabinetto della Provincia di Brescia, il Direttore Generale ed il Direttore Sanitario dell’ATS di Brescia, i sindaci – o i delegati – dei comuni di Acquafredda, Calcinato, Calvisano, Carpenedolo, Isorella, Lonato e Montichiari, individuati tra quelli maggiormente interessati dal fenomeno epidemiologico in questione, nonché un delegato dell’ARPA.
I sindaci, in particolare, hanno ribadito la persistente preoccupazione delle comunità amministrate, sottolineando che – in assenza di interventi – il problema potrebbe ripetersi.