Per sicurezza… io mi lamento | IO, TE E IL TRENO / 3

Il mio problema? Ogni giorno, festivi prevalentemente esclusi, mi aspetta l’elettrizzante ed oscura esperienza di intraprendere un viaggio con TRENORD

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Irene Tadini
Irene Tadini

Viaggiatrice XX: “Ciao, mi chiamo XX e da 8 anni sono una pendolare, dipendente non per scelta e non perché  da loro retribuita, dalle ferrovie italiane…”

Come in ogni processo terapeutico che si rispetti il primo passo che si affronta per risolvere un problema è  ammettere di averne uno. Il mio è  presto detto: ogni giorno, festivi prevalentemente esclusi, mi aspetta l’elettrizzante ed oscura  esperienza di intraprendere un viaggio con TRENORD. Elettrizzante perché  fino all’ultimo ti permettono di vivere sul filo dell’incertezza, essendo loro prerogativa e caposaldo non darti la speranza di  sapere se quel giorno ti permetteranno di accedere alle loro carrozze. Oscura perché sebbene si sia riusciti ad approdare sull’agognato mezzo di trasporto, non è  detto che si riesca a giungere a destinazione o quali particolari protagonisti si possano incontrare durante il tragitto.

E quindi la maggior parte di noi, i migranti della settimana, resta lì, in attesa, incrociando le dita affinché la sua attesa non diventi un “aspettando godot”. Aggrappati con le unghie e con i denti alla speranza che prima o poi Lui arrivi, oscurando con la sua sagoma conturbante il nostro orizzonte.

Ma io sono stufa di essere solo Quella che sbuffa e si fa uscire gli occhi dalle orbite dal nervoso. Di trasformarmi da un fiorellino delicato ad una scaricatrice di porto senza eguali. Di digrignare i denti e alla fine mettermi ad aspettare che la situazione cambi.

Punto uno perché io voglio credere e sperare che dichiarando un disagio le situazioni possano ancora cambiare, punto due perché il mio carattere non mi permette di starmene con le mani in mano, punto tre (diamo la colpa all’oroscopo) sono nata in un segno di fuoco, famoso per avere membri testardi che raramente sanno tenere per se le proprie  opinioni se coinvolti. Sappiamo che può  esserci di meglio e non siamo in grado di non cercare di ottenerlo e di spingere gli altri a farlo insieme noi.

Quindi scrivo, monitoro, mi lamento, mi lamento, mi lamento e  mi lamento. Scrivo perché mi fa sentire una donna colta. Monitoro per evitare che qualcuno si dimentichi delle avventure che siamo obbligati a vivere ogni giorno. Mi lamento perché  ho capito che la condivisione del disagio può essere la mia terapia verso la guarigione. Mi lamento perché voglio che le mie lamentele portino anche gli altri a farlo. Mi lamento perché  spero che si lamentino anche  quelli che non sono fortunati come me, eletta ogni giorno per provare le esperienze che solo l’essere pendolare da.

Quindi, per sicurezza #IOMILAMENTO

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