Terrorismo, arrestato in Siria foreign fighter italo-marocchino

Il giovane nel 2013 aveva raggiunto la Siria partendo dalla Germania, dove si era trasferito tempo fa e dove entrando in contatto con ambienti integralisti islamici si era radicalizzato

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Un foreign fighter italo-marocchino, nato in provincia di Brescia, è stato arrestato in Siria dalla Polizia nell’ambito di un’indagine della procura di Brescia partita nel 2015.

Nei confronti del 25enne, che ha combattuto prima con le milizie vicine ad Al Qaeda e successivamente con l’Isis, pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo.

Il giovane nel 2013 aveva raggiunto la Siria partendo dalla Germania, dove si era trasferito tempo fa e dove entrando in contatto con ambienti integralisti islamici si era radicalizzato.

Erano state le autorità tedesche ad avviare indagini sulla moglie del 25enne e a inviare all’Antiterrorismo della Polizia di Stato alcune segnalazioni che avevano poi condotto ad altre indagini avviate nel 2015 dalle Digos di Brescia e di Mantova, coordinate dalla Procura della Repubblica di Brescia.

Raggiunto il marito in Siria, la donna ha dato alla luce tre bambini.

La notizia dell’arruolamento del foreign fighter veniva confermata nel mese di settembre 2018 dalla Digos di Mantova che comunicava la notizia della cattura del cittadino italiano  ad opera delle Unità di Protezione Popolare Curde.

In seguito anche il Ministero dell’Interno, attraverso la trasmissione di due note, la prima del Consolato italiano ad Erbil e, la seconda, dell’Ambasciata d’Italia a Beirut rispettivamente nell’ottobre 2018 e nel gennaio 2019, riferiva dell’arresto del cittadino italiano.

L’operazione che ha portato all’arresto del foreign fighter è stata condotta in stretta collaborazione operativa tra l’Fbi degli Stati Uniti e la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, con il contribuito dell’Aise e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperzione Internazionale.

AGGIORNAMENTO h 12,45

Gli elementi raccolti e coordinati tra loro hanno permesso di acquisire informazioni rilevanti al fine della prova della responsabilità del 25enne per il reato di associazione per delinquere con finalità di terrorismo quale partecipe dello Stato Islamico.

In particolare dagli atti è emerso che il foreign fighter di origini bresciane aveva come obiettivo prioritario quello di combattere.

A tal fine, partiva da Dussendorf e attraverso il confine turco raggiungeva la città siriana di Latakya dove si stabiliva presso la cosiddetta “Casa Tedesca” dove venivano concentrati i foreign fighters di quella provenienza.

Testimonianze concordi riferivano che in Siria l’indagato si arruolava nella milizia jihadista Junud-al Sham e, dopo aver ricevuto l’addestramento tattico-militare necessario, veniva selezionato come idoneo alle operazioni di combattimento per conto dell’IS.

Durante le indagini è inoltre emerso che la famiglia del 25enne vivesse in una casa loro assegnata dallo Stato Islamico che garantiva il suo sostentamento.

Lo stesso indagato (intervistato durante la sua prigionia nel febbraio 2019) ammetteva i fatti, confermando di essere stato assegnato ad un’unità denominata ribat con compiti di sorveglianza. Per questa attività riceveva uno stipendio mensile.

L’indagato veniva anche sentito dal Pubblico Ministero nell’aprile in videoconferenza presso la base militare americana Ederle.

Tutti gli elementi raccolti permettono di sostenere che il terrorista 25enne svolgeva attività di presidio del territorio fornendo un supporto concreto all’organizzazione terroristica dello Stato Islamico.

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