Al 54′, nell’incontro tra Verona e Brescia, si è vista una scena che deve far riflettere. Mario Balotelli – bersagliato dai cori razzisti dei “tifosi” scaligeri – ha interrotto l’azione e scagliato con violenza la palla contro gli spalti, minacciando di andarsene.
L’arbitro ha interrotto l’incontro per quattro minuti e nello stadio è echeggiato un appello contro i cori discriminatori per ricordare al pubblico che gli episodi di razzismo possono portare allo stop della partita. Compagni e avversari, però, hanno convinto Mario – bersaglio anche in quell’istante degli sfottò del pubblico – a restare e la partita è ripresa fino al triplice fischio. Ma per Balotelli i fischi dei tifosi avversari sono stati costanti, fino alla fine.
A fine incontro i vertici dell’Hellas hanno minimizzato l’accaduto. “I tifosi del Verona sono particolari, hanno un modo di sfottere gli avversari carico di ironia – ha detto il presidente Maurizio Setti – ma il razzismo qui non esiste da tempo. Condanniamo il razzismo e oggi, ripeto, non si è udito alcun insulto contro il colore della pelle”. “Se l’arbitro ha fermato la partita e lo speaker ha fatto quell’annuncio qualcosa è accaduto”, ha ribattuto Corini.
E ora si attende il referto del direttore di gara, che forse farà luce sui cori. Nel frattempo, però, Balotelli ha postato su Instagram un video con le immagini di Adriano Nuzzo, fondatore dell’associazione “We Africa to red Earth”, in cui vedono diversi bambini di colore incitare l’attaccante azzurro. Poi interviene Nuzzo, circondato dagli stessi bambini, e dichiara: “Il razzismo è solo ignoranza. Purtroppo ignoranti ce ne sono tanti, però siamo qui per te e vogliamo dirti che sei un campione. Ciao Mario, siamo con te”.
Fin qui la cronaca. Ma resta un dato di fatto. Troppe volte negli stadi italiani (anche al Rigamonti, punito proprio per i cori razzisti contro Pianic nel match contro la Juve) si sentono slogan e sfottò dal chiaro stampo razzista, che le società giustificano come burle e intemperanze dei tifosi. Ogni tanto qualche partita si ferma per pochi minuti e le società vengono multate. Ma purtroppo non cambia mai nulla, perché la “pena” per le tifoserie è troppo blanda e la giustizia sportiva troppo benevola verso i cretini. Le curve razziste vanno chiuse, e non per una giornata soltanto.