Il Pd ponga un vero ultimatum a Renzi e M5S | di Claudio Bragaglio

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Claudio Bragaglio, opinionista BsNews

di Claudio Bragaglio – Tempi difficili anche per il PD, ma tutto sommato son tempi …normali, o siamo invece in piena emergenza?

Questo, a mio parere, il nodo da sciogliere fin d’ora. Ed è una valutazione che ho espresso ieri sera nella riunione della Segreteria Regionale del PD. Nodo da sciogliere ora, quindi prima di portare a compimento la legge di Bilancio che – tra Renzi, Di Maio e Salvini – rischia in Parlamento  di essere il nostro Vietnam.

Penultimatum? Una nostra pistola scarica, come dice Renzi? E l’ILVA? E la tagliola della raccolta firma per il Referendum come la prossima palude in cui affogare?

Mille le ragioni che ci impongono di non temporeggiare, perché i motivi di un patto che – Renzi volente e PD nolente – ci hanno indotto, come forza responsabile, a fare per questo Governo PD-M5S si sono dimostrate delle trappole per il PD. Per il Governo e per il Paese.

Ma con la guerriglia di Renzi e di Di Maio non si va da nessuna parte. Se ne assumano ora la responsabilità d’uno sfascio.

In quale Paese normale chi ha preteso, come Renzi, di battezzare un difficile Governo mette il giorno dopo in campo anche una scissione del Partito perno del Governo stesso? Essendo peraltro stato fino a poco tempo prima Segretario del partito stesso e Capo di Governo? Parlo d’un Paese normale e quindi non d’un manicomio con vari Napoleoni a passeggiare!

Tre prossimi giorni di Convegno a Bologna con Cuperlo, poi i mesi di un Congresso, il nuovo Statuto, la rifondazione del PD…sono tutte belle operazioni valide in tempi sì difficili, ma anche normali.

Oggi Franceschini sul Corsera ripropone un Patto tra gli alleati. Tutto bene. Ma in cosa sarebbe diverso tale Patto se i sottoscrittori (con relativa ed acclarata loro inaffidabilità) sono gli stessi e con le medesime intenzioni?

A mio parere l’aut..aut…va posto in modo chiaro, ma non su programmi di sabbia e parole al vento ancora da stiracchiare, ma sul punto politico decisivo: una dissociazione sui passaggi concordati fa scattare, ed immediatamente, l’automatismo della fine del Governo e dello scioglimento delle Camere. Punto.

Passando dal ridicolo dei penultimatum ad un vero ultimatum.

Altro che pistole scariche! Segnali di fumo. Chiacchiere senza più – come PD – nemmeno il nostro distintivo! Tutto ciò basta ed avanza.

A mio parere si è già oltre il confine dell’emergenza politica. E la posizione del M5S sull’Emilia è un’ulteriore riprova. Quindi si deve operare in modo conseguente. Come da tradizione latina: “si vis pacem para bellum”. Ma il “para bellum” non può esser l’ennesima finta esercitazione di soldati e carrarmati di cartone nell’accampamento. Con pasticci vetero trasformistici per spartirsi le spoglie d’un PD dolente ed impotente.

Vuol dire che a Bologna si mette in campo non l’ennesimo Seminario delle belle ed avvincenti analisi. La letteratura. Ma un conseguente progetto politico programmatico per il voto del Paese. Sì, proprio come se si andasse da subito al voto.  E che il Congresso, nei tempi e nei modi sia un Congresso non “in saecula saeculorum”. Con l’ambizione spropositata – e sempre malamente naufragata dal 1998 ad oggi – di voler essere ricordati dalla Storia come Padri Costituenti di nuovi Partiti e di nuove Costituzioni. Padri che han fatto – da D’Alema a Renzi – la fine che sappiamo. Tanto meno per una mediocre definizione degli equilibri di correnti e di correntine. Ma un Congresso che parli e si proponga per l’emergenza sociale e democratica del Paese. Programmi ed Alleanze per passare vittoriosi, o quantomeno indenni, le forche caudine del voto. Altro – per realismo – non ci è dato, se non di peggio.

Va ricostruito nel PD ciò che oggi purtroppo non c’è. Che non sono discussioni e confronti. Ma il senso di una comune e condivisa battaglia che eviti la frantumazione del PD stesso. E con un Paese che abbia in campo una alternativa democratica. Avvertendo fino in fondo il senso di una emergenza che ci porti a dire che dobbiamo decidere – in primo luogo con il coraggio della verità – se alle elezioni ci vogliamo arrivare vivi o bell’e che già morti.

Richiamandoci bene alla memoria, per poterci liberare subito del suo fantasma, il verso famoso d’un poema cavalleresco:

“e come avvien, quand’uno è riscaldato,

che le ferite per allor non sente;

così colui, del colpo non accorto,

andava combattendo ed era morto”.

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7 Commenti

  1. Lo sa bene, Bragaglio, che gira e rigira si torna purtroppo sempre ai numeri. E queli dicono speitati che il nuovo Governo ha riossigenato alla grande solo…la destra, in primis la Meloni e poi Salvini. Intanto il PD galleggia del tutto confuso, i pentastellati vanno verso la dissoluzione finale e Renzi viaggia attorno al 5% con i cocci della sinistra che giorno dopo giorno è ormai un lontano ricordo del passato. Persa l’Umbria, a gennaio arriverà l’Apocalisse della sconfitta in Emilia Romagna e la capitale regionale spostata da Bologna a…Predappio. L’emergenza sociale, economica e pure morale del Paese si sta verniciando sempre più di nero con un elettorato rimbambito da slogan, poche parole e troppe immagini che rimbalzano sui social network e con il saluto romano tornato infaustamente di moda soprattutto fra i giovani. Questa è la drammatica realtà, questi sono i fatti. Poi ci sono le opinioni, le speranze, gli auspici, i sogni…

  2. Stradivarius, intanto ti leggo davvero volentieri dopo un po’ (tanto) di tempo e di silenzio. Nel merito che dirti? Mah…Come nei nebbioni della Bassa, ma di anni fa quelli proprio spessi come muri, testa fuori dal finestrino, gli occhi in lacrime fissi alla striscia bianca, quando c’era. E poi, incrociando dita e tutto quanto, “spes contra spem”. Per San Paolo quella cosa lì ha funzionato mica poi tanto male per due mila anni. Io mi accontenterei di molto, ma molto meno. Diciamo di sopravvivere fino al 2023…poi di nuovo – magari con un altro “santo”, possibilmente laico e di cui si discorre – si vedrà!

  3. Che dire, oltre alle solite cose trite e ritrite, che pare però che il pd non voglia sentire, anche a costo di collezionare una sconfitta dietro l’altra? Una delle fratture più profonde con l’elettorato, anche di sinistra, moderato s’intende, è proprio l’assoluta lontananza dai problemi reali della gente. Problemi spesso ignorati se non ostacolati proprio dal pd. E qui penso all’immigrazione. Poi si passa alle inconcludenti o inesistenti proposte in campo del lavoro (non più rappresentativo da anni dei lavoratori e delle nuove forme di sfruttamento del lavoro giovanile e precario), dell’economia (con le solite manovre restrittive e contro i lavoratori autonomi – la flat tax sulle partite iva) e delle riforme (pensionistica, del lavoro, ecc). La solita solfa della lotta all’evasione (mai risolta anche con i loro governi) e che, se attuata come prevede il collegato alla legge di bilancio, rischia solo di svantaggiare i piccoli o coloro che, per esempio, non hanno un conto corrente (penso ai pagamenti tracciabili), e la mancanza di riforme vere a vantaggio del paese e dell’Italia. Supini invece al volere di un’Europa che continua a schiacciare il nostro tessuto produttivo e che, guardacaso, vede sempre di buon occhio questi governi di centrosinistra, tant’è che, stranamente, lo spread scende. Non si capisce quindi su chi si ripone fiducia… Su chi accetta tutto senza se e senza ma… Ma questo signor Sì Europa cozza contro troppi cittadini italiani che, evidentemente, non condividono ciò che l’Europa impone ma sono impossibilitati a votare. E, ancora una volta, il pd, da perdente, si ritrova a governare con una forza che non è più rappresentativa dei cittadini. Ma l’Europa e i mercati così vogliono….

  4. Se al governo ci fossero invece le forze oggi rappresentative dei cittadini (Lega e Fratelli d’Italia più le briciole di quello che fu Forza Italia) è evidente infatti che le cose cambierebbero…in peggio: bastano cento punti base in più dello spread con i Bund tedeschi o mezzo punto di aumento dei tassi per metterci in ginocchio. Vogliamo aggiungerci che poszioni sovraniste ci addosserebbero sia procedure di infrazione sia stop a manovre espansive ed il gioco è fatto: infondo, siamo in ostaggio di noi stessi e di ciò che abbiamo fatto e non fatto in passato a partire dallo sventurato divorzio tra Banca d’ Italia e Tesoro voluto da Andreatta e dall’esplosione del debito pubblico che ci consegnò nelle mani della Finanza e dei mercati. Eh, già…

  5. Quindi mi sta dicendo che è meglio che la gente non si pronunci e quindi non voti? Mi sta dicendo anche che è meglio essere comandati da stranieri? Che è meglio che chi continua a perdere continui a governare? Questa mi sembra la storia dell’Euro: staremmo peggio oggi se non ci fosse stato, giusto? O la storia della metro a Brescia: il traffico sarebbe molto di più se non ci fosse stata (io non noto nessuna differenza rispetto a prima. Le uniche differenze sono un debito di un miliardo di euro in groppa ai bresciani, 38 milioni di euro di costi d’esercizio ogni anno e un trenino che fa concorrenza ad un altro mezzo pubblico: l’autobus). E via con i se e con i ma…. Strano, vero, che una forza che si definisce di sinistra come il pd arrivi oggi su posizioni reazionarie in tema di diritti dei lavoratori, pensioni, sovranità dello stato, laicità dello stato, ecc… Forse perchè ormai non è più credibile? Come non lo sono più da decenni i collegati sindacati, ormai avviluppati su se stessi (nel senso di autoreferenziarsi e buttarsi sugli stranieri per raccattare consensi)? Un quadro alquanto triste e desolante di come è finita la sinistra e i diritti che decenni fa continuava a pretendere e a sbandierare. O forse oggi interpretate questi diritti come privilegi insostenibili e vi adeguate a quello che dice l’Europa, tant’è che le nuove generazioni perdono continuamente tutele? Quindi, prima di continuare con il solito gioco del buono (la sinistra) e il cattivo (la destra) che ormai non fa più presa (e la gente improvvisamente è diventata tutta fascista perchè non vi vota più) dovreste farvi un mea culpa, sia degli errori del passato (non solo il divorzio Bankital-Tesoro, ma anche abolizione art. 18, scala mobile, allargamento spesa pubblica dal centrosinistra degli anni Sessanta per garantire a tutti tutto, ecc…) invece di continuare a ragionare sui se, sui ma….

  6. Evidentemente non mi sono spiegato bene. La mia è semplicemente una presa d’atto realistica e triste degli scenari attuali, che noi italiani ci siamo voluti e che abbiamo costruito dal dopoguerra ad oggi. E ci metto pure, io, altri responsabili politici che, in prima fila, si chiamano Prodi, Andreotti, Napolitano. E ci aggiungo ancora in negativo, io, un bel fritto misto di servilismo filo-altlantista, la Nato che ci piazza in casa cinquanta testate niucleari, la sudditanza alla Chiesa Cattolica. E poi ancora la mostruosità della dittatura quarantennale della DC con tanto di consociativismo con la sinistra comunista e post-comunista. E poi non dimentico l’era delle tangenti senza freni, il debito pubblico in orbita, e per finire il ventennio della destra berlusconiana post-craxiana che non ha sanato uno solo dei guasti cronici del Paese soprattutto in ambito economico. Anzi. A me resta ormai, me lo permetta, solo una lettura per così dire ellenistica, “contemplativa” e pure un po’ nichilista, nulla avendo più a spartire nè da condividere con alcuna formazione politica in circolazione. Come diceva Martinazzoli negli ultimi anni, alla fine ci si può anche riconoscere mestamente e purtroppo come apòlidi della politica…

  7. In sostanza I vecchi non hanno lasciato nulla alle nuove generazioni. Hanno portato via tutto e indebitato a dismisura lo stato e, nel nostro caso, il comune. Un bilancio veramente desolante di 70 anni di libertà e di democrazia. E con tutti gli schieramenti, dal centrodestra al centrosinistra. Cosa volete che pensino quindi I giovani?

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