Alla scoperta di gusti, colori e consistenze sin dal sesto mese di vita

Chi l’ha detto che la prima pappa debba per forza essere una sciapa robetta indefinibile? L’educazione al gusto e alla scoperta del piacere del palato, può iniziare presto e bene

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Neonato a Brescia
Neonato, foto generica

Chi l’ha detto che la prima pappa debba per forza essere una sciapa robetta indefinibile? L’educazione al gusto e alla scoperta del piacere del palato, può iniziare presto e bene

Svezzare il bebè e abituarlo a sapori diversi e nuove consistenze rispetto al latte rappresenta per molti genitori un’incognita carica di dubbi e incertezze. Spesso le mamme non si sentono all’altezza, confuse dalla distanza tra quello che insegnano loro le proprie madri e le indicazioni abbozzate del pediatra.

Tante cose sono cambiate nel corso degli anni e adesso la puericultura ha una più solida base scientifica su numerosi aspetti. Eppure rimane sempre fumoso il tema della corretta alimentazione. Anche i pediatri possono essere poco rassicuranti riguardo questo tema, persi pure loro nel mare magnum delle mille contraddizioni e le evidenze di altrettante ricerche scientifiche.

Lo spauracchio dello svezzamento

A quanto pare, e con buona pace delle nozioni apprese dalle odierne nonne all’epoca della loro prima maternità, dare i cibi allergizzanti a un bimbo sano non provoca reazioni. Nemmeno a sei mesi, probabilmente nemmeno prima.

Tra i primi miti da sfatare in tema di svezzamento, appunto, c’è proprio questa ossessiva ricerca dell’ordine con cui somministrare i cibi al bebè. Non ci sarà una maggiore o minore tolleranza con il passare del tempo. C’è accordo unanime nella comunità scientifica sul fatto che l’intestino sia in grado di digerire gli alimenti solidi già dal quarto mese.

D’altra parte, l’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di allattare al seno per sei mesi in maniera esclusiva. Questa pratica consente al bebè di ottenere tutte le risorse necessarie al suo sviluppo, ma serve anche a notare eventuali reazioni allergiche al cibo.  Gli allergeni dei cibi consumati dalla madre pare passino al bebè attraverso il latte e prima ancora dalla placenta.

Nutrire con amore, ma anche con gusto

Paradossalmente, nel Paese della buona cucina si dedica alla cura per i pasti del bebè la minima attenzione. Pressoché infinite le ricette prelibate della tradizione, eppure non si riesce a interiorizzare l’idea che la pappa debba essere anche una bella esperienza sensoriale.

Per dare giusto impiego all’omogeneizzatore che è stato incluso nella lista nascita, una buona idea è sperimentare in prima persona gusto e piacevolezza del preparato. Lecito desiderare di frullare il cibo del bambino perché abbia una consistenza omogenea e facile da deglutire. Ma non si dovrà cedere alla tentazione di sacrificare il senso del bello e del saporito a solo vantaggio della sicurezza.

Tra i testi di riferimento in questo campo, rimane un faro nella nebbia il lavoro dallo chef francese Alain Ducasse. Nel suo Ducasse bebè offre alle mamme una vera e propria scuola di cucina. Ideale per trarre spunto e ispirazione anche negli anni a venire seguendo regole e suggerimenti.

Il libro propone consigli utili per quanto riguarda abbinamenti che tutti in famiglia saranno curiosi di assaggiare. Ma serve anche per imparare a organizzare la cucina e le preparazioni per ottimizzare i tempi e migliorare la resa.

L’autosvezzamento è la salvezza per molti

Altra “bibbia” per neogenitori che vogliono rompere le regole è il testo di riferimento dell’italianissimo Luigi Piermarini. Questa volta, a parlare con autorità è un illustre pediatra che ha decisamente il merito di aver alleggerito il cuore di tante mamme dalla pressione di non stare facendo bene il proprio lavoro.

L’autosvezzamento è una pratica ben nota già dagli anni ’70. A differenza di tante altre ricette sullo svezzamento classico, questa è forse l’unica a essere stata studiata e sperimentata. Si fonda sulla semplice constatazione che il neonato, al pari di qualsiasi altro cucciolo animale, sia in grado di tollerare lo stesso regime alimentare della famiglia.

Quindi via di peperonata? L’idea è leggermente diversa, ma il concetto è che se il piccolo manifesta interesse e desidera assaggiare quello che c’è in tavola, non sarà la tabella dell’introduzione degli alimenti a vietarglielo. Il tutto, rigorosamente, non trasformato in poltiglia ma lasciato nella sua originaria consistenza.

Cucinare per la famiglia

L’idea alla base dello svezzamento, detto in soldoni, dovrebbe essere abituare il piccolo al piacere della scoperta. Educare al gusto significa proporre gli alimenti prima di ogni altra cosa rispettandone il valore intrinseco.

Perché limitarsi a ingurgitare cibo se si ha la possibilità di goderne e di lasciarsi stupire? Del resto, in una fase della vita segnata da così tante scoperte, quella del cibo rappresenta la maniera più semplice e diretta per confrontarsi con le diversità e la varietà delle forme e i colori.

 

 

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