Lombardia in stagnazione: la crisi della politica è insostenibile | di Marco Bonometti

L’Italia appare sempre di più senza guida, in balia della precarietà e dell’improvvisazione, e su queste basi è impresa proibitiva costruire qualcosa di solido

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di Marco Bonometti – I dati del 4° trimestre 2019 confermano la fase di stagnazione per la Lombardia. La crescita zero sta pesando anche sulla Lombardia dove, nonostante alcune peculiarità positive come la bassa disoccupazione e un’alta percentuale di export, il rallentamento è evidente, soprattutto se paragonato ai ritmi di crescita dei due anni precedenti.

La Lombardia resiste grazie all’export, anche se questo viaggia a livelli molto inferiori rispetto al passato (+0,9% nel 2019, +3,3% nel 2018).

Ma questo significa navigare a vista, in balia di eventi imprevedibili. Noi imprenditori riconosciamo il primato della politica, ma abbiamo bisogno di ritrovare la politica che capisce, che sceglie, che progetta, che realizza, che fa.

E’ facile prevedere, per i prossimi mesi, ripercussioni sull’economia lombarda della crisi Coronavirus, a causa della forte interdipendenza con la Cina nelle catene del valore.

Fattori internazionali a parte, siamo bravissimi a farci del male: emblematico è il caso del circolo vizioso innescato dalla sentenza sui rimborsi addizionali provinciali sull’energia elettrica. Una vera e propria mina che rischia di sovraccaricare ulteriormente la giustizia civile e di mettere in crisi aziende e fornitori di energia.

L’innovazione e la capacità manifatturiera sono l’unica soluzione per evitare il declino.

Come dimostrano i livelli dell’indice manifatturiero lombardo, più elevati rispetto alla media UE, e il 65% di imprese lombarde che nel 2019 hanno effettuato investimenti, gli imprenditori ci sono. Siamo però in una fase storica delicata: non possiamo permetterci di perdere la partita della programmazione UE post 2020 con particolare riferimento alla Politica di Coesione, Horizon Europe, la strategia Digital Europe e il Green Deal. L’integrazione tra fondi è importantissima per poter competere e continuare a eccellere a livello internazionale e di filiere.

Questo significa programmare e definire sinergie concrete tra fondi regionali, nazionali ed Europei, e significa anche non perdere le opportunità della programmazione europea 2021 – 2027.

Le amministrazioni regionali e nazionali devono collaborare e coordinarsi per tempo. Perdere questo treno significa perdere il treno dell’innovazione. Ne va della competitività delle imprese e del sistema Italia.

Bisogna guardare all’industria come una risorsa, in un’ottica di programmazione di medio-lungo periodo mettendo a punto piani industriali seri, sostenibili e che abbiano una visione di sistema. Misure che stimolino la crescita delle imprese e lo sviluppo della nostra economia, come il potenziamento del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori, attraverso una riforma fiscale più ampia che sostenga gli investimenti. E la costruzione di un percorso di Industria 4.0 finalizzato all’aggiornamento delle competenze dei lavoratori in linea con le nuove tecnologie, per garantire alle persone occupabilità e futuro.

Ma non posso nascondere la mia delusione e la mia scarsa fiducia per il futuro più prossimo, a fronte della crisi politica che ci affligge, ormai difficilmente sostenibile.

L’Italia appare sempre di più senza guida, in balia della precarietà e dell’improvvisazione, e su queste basi è impresa proibitiva costruire qualcosa di solido.

* Presidente Confindustria Lombardia

 

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