Il caso Copan? Una fake news per colpire il Governo | di Claudio Bragaglio

Infatti il presunto “caso Copam” è stato non solo una velenosa “fake news” contro un’ottima azienda...

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Claudio Bragaglio, opinionista BsNews

Non ho spulciato gli ordinativi per i “tamponi” della Copan di Brescia. Come non l’han fatto i giornali nazionali che hanno urlato irresponsabilmente allo “scandalo”. Articoli indignati per la sottrazione dei tamponi necessari agli italiani, in favore degli americani. Insinuando l’idea d’un profitto improprio a danno del Paese. Di più: il “tradimento” d’una azienda bresciana verso la propria città, in piena emergenza. Con “social” a rimorchio e relativo travaso di bile.

E’ bastata la puntuale precisazione della AD , Stefania Triva, per smontare l’intero teorema. Infatti, in Italia mancano non i tamponi, ma “ i test diagnostici che, per limitazioni organizzative, possono essere effettuati in modo limitato”. Sapendo che tali test dipendono poi da altri enti. Spiace che anche il presidente Zaia, dal Veneto si sia accodato allo “scandalo”, diversamente da quanto –  e giustamente – ha fatto invece Regione Lombardia. Con Zaia che ha semmai evidenziato il mancato coordinamento, sulla vicenda dei tamponi, proprio tra le due regioni confinanti.

Copan è un produttore mondiale, che sta lavorando con encomiabile impegno, per tutti, a partire dagli italiani. Bastava informarsi prima di… indignarsi. Più che motivato, quindi, lo scudo che da Brescia si è elevato contro questa irresponsabile incursione. Ha poi dell’incredibile l’attacco ad una azienda che si prodiga anche per altri Paesi, nel mentre l’Italia stessa chiede aiuto a tutta l’Europa, e persino alla Cina ed alla Russia.

Molti a Brescia hanno conosciuto Daniele Triva, il fondatore di Copan scomparso nel 2014. Bresciano d’adozione, ingegnere ed imprenditore. Persona benvoluta e molto stimata. Molti hanno condiviso i riconoscimenti pubblici attribuiti. Ascoltato le sue relazioni sull’esperienza innovativa di Copan e del suo welfare aziendale. Sofferto per lo spegnersi di quella sua straordinaria e giovane vita. Vissuto la commossa partecipazione ai funerali, con cittadini e maestranze che hanno riempito la chiesa parrocchiale di Bovezzo.

Se quella sua “etica imprenditoriale e sociale” – come ci risulta – è la matrice trasmessa in continuità nell’attività di familiari, management e dei lavoratori, ritengo che le accuse vadano ancor più respinte. Copam vive grazie al sacrificio delle sue maestranze, sostiene l’A.D. Stefania Triva. E questo è motivo di orgoglio  anche per Brescia. E di riconoscenza. A maggior ragione oggi.

La cosa finirebbe qui, se non fosse che l’irresponsabile allarmismo risulta tanto più grave per l’emergenza che viviamo. Con giornalisti e dirigenti politici che a volte cavalcano un’onda destabilizzante, che invece va contrastata.

Infatti il presunto “caso Copan” è stato non solo una velenosa “fake news” contro un’ottima azienda. Ma il tentativo di colpire anche il Governo per i mancati “controlli” a difesa dei “confini” degli interessi nazionali. E’ il segno allarmante di come taluni guardino alla tragedia del Paese. Si rende ipocritamente – quasi obbligati – un formale omaggio all’unità nazionale, per poi buttarsi – da giornalisti o da politici – sui mille problemi dell’emergenza, in modo irresponsabile, pur di dividere il fronte dell’impegno solidale che invece va allargato. Con taluni che –  o per calcolo, o per insipienza, ma in modo “bipartisan” – pretendono dal Governo interventi a tutto spiano. Spesso contraddittori od impossibili. Avendo anche sostenuto fino qualche giorno fa il contrario o, tra qualche giorno, magari… ancora!

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Ultimo aggiornamento il 24 Aprile 2024 07:42
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4 Commenti

    • Questa è dell’Ansa di oggi:
      “Bloccato e sequestrato ad Ancona un carico di strumenti e dispositivi per la ventilazione meccanica dei pazienti con patologie respiratorie, su un autoarticolato in coda per imbarcarsi su un traghetto diretto in Grecia dopo aver superato i controlli di sicurezza per l’accesso in porto. L’operazione è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Ancona in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e Monopoli nell’ambito di uno specifico piano di controlli finalizzato al rispetto dell’ordinanza della protezione civile sull’emergenza coronavirus che vieta alle imprese di cedere all’estero determinati dispositivi medici nell’ambito dell’emergenza coronavirus. Sequestrati 1.840 circuiti respiratori (tubo, pallone, valvola e maschera respiratoria) da utilizzare per i pazienti in condizioni critiche. I dispositivi sequestrati saranno consegnati alla protezione civile per gli aiuti ai presidi ospedalieri italiani. Denunciato il rappresentante legale della società italiana, con sede in provincia di Milano, che ha tentato la vendita a una società greca.”

  1. Abbiamo letto, compreso e condiviso le ragioni italiane e della Copan. Fatto salvo che Trump, dopo aver vietato negli Sates voli da e per l’Italia, ha usato la base italiana Nato militare di Aviano con un volo militare ma per scopi tutt’altro che militari. E questo è…fate voi

  2. Stradivarius condivido alla lettera quel che hai scritto. Ovvero d’una situazione in cui, in piena emergenza in Italia, vengono bloccati dispositivi ed attrezzature sanitarie indispensabili per il ns. Paese. Ma applicare un metodo giusto all’oggetto sbagliato…ci fa poi sbagliare. Penso sia stato questo l’errore di Repubblica e del Corsera. Infatti in Italia non mancano i “tamponi”, ovvero le provette…ma le possibilità poi di analisi che sono altra cosa. Infatti come sostiene l’a.d. Triva di Copan – e fino a prova contraria mi fido. – non scarseggiano in Italia ed in Europa i dispositivi da loro prodotti. E prodotti a milionate per il mondo e, in varie loro sedi, in giro per il mondo. Non a caso l’export che Copan ha sempre praticato non è neppure oggi – in piena emergenza – contingentato. Per questo è intollerabile la canea che è stata scatenata, ma che poi è durata – davanti all’evidenza – poche ore. Con Repubblica che – imbarazzata per quella tal cosa che in terra ha pestato – ha fatto marcia indietro, deviando – per salvarsi la faccia – l’obbiettivo su altri livelli (Regioni, Governo…) che però nulla hanno a che fare con la produzione dei dispositivi di Copan. Forse ti chiedi perché me la son presa tanto. Intanto non sono il solo se leggi l’opinione che ha espresso anche l’amico Flavio Pasotti e che condivido alla lettera. Due sono le ragioni. La prima perché vedo “La Repubblica” sempre più lanciata sulla breccia dello scandalismo o dell’ipercriticismo, spesso immotivato, contro questo Governo anche quando nelle difficoltà si muove seriamente. E questo a prescindere… prendendo quel che ti arriva addosso senza un minimo di verifica. Da ciò nasce la scivolata sull’affaire Copan, che poteva essere evitata con una telefonata! Secondo perché mi incavolo (per non andare oltre…) di brutto quando per partito preso si sporcano anche le cose belle che Brescia, ma più in generale il nostro Paese, ha e che, per merito di straordinarie persone, merita di avere. Stradivarius se vuoi approfondire puoi leggere: “Sogni, progetti e desideri. Il gene «Copan”, di E. Erriu e di M. Mazzoleni, Editore Franco Angeli, 2019.

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