Emergenza e 25 aprile: allarghiamo il campo democratico a Roma… e a Brescia | di Claudio Bragaglio

Novità che trarrei anche da una rilettura di questo 25 aprile. A partire dall’eroismo dei Resistenti, ma per trarne anche insegnamenti per la situazione attuale. Risalendo alle vicende di coloro - Sinistre, Popolari, Liberali… - che, proprio perché tra loro divisi, negli anni venti la democrazia l’hanno perduta, aprendo la strada al fascismo

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Claudio Bragaglio, opinionista BsNews

di Claudio Bragaglio – Partiamo da una considerazione vera, anche se sgradita. Non c’è politico o scienziato che nella vicenda del Covid 19 non abbia detto una qualche sciocchezza da… premio Nobel. Chi però s’attarda nel ginepraio di tali polemiche è alla ricerca non di verità, ma d’un alibi perché non sa che fare. Parlo non solo dell’emergenza sanitaria, ma della voragine economica e sociale aperta ormai sotto i nostri piedi. Gli indicatori – l’ultimo: 10 milioni a rischio povertà – ci dicono d’una nuova grande crisi come quella del ‘29. Ciò significa che il peggio ha ancora da venire!

Ci si aggrappa all’esempio della Ricostruzione, al Piano Marshall e all’unità nazionale di quel periodo. A mezze verità. Oggi nel mezzo d’una pandemia non c’è alcuna America che ci regali derrate e dollari. In quanto all’unità nazionale va pure ricordata la rottura di De Gasperi con PCI-PSI, ben prima del voto del ’48, con il decennio della Ricostruzione che ha visto i “socialcomunisti” alla opposizione. Con l’Europa divisa dalla Guerra fredda.

La retorica in politica è un’arma rischiosa a doppio taglio, quindi meglio è la verità affilata, ma da una parte sola. L’unità è esistita per il breve tempo della Costituente. Ma quell’esperienza è di insegnamento, perché ci impone ora una scelta analoga per importanza, ma di opposto segno, con le sinistre ora anch’esse protagoniste nell’indicare un nuovo confine. Quindi con una nuova sentinella che – come dice il profeta Isaia, così caro al compianto Cesare Trebeschi – stabilisca fin dove arriva il buio della notte, prima della luce del giorno.

L’appello all’unità nazionale, intesa come senso di responsabilità, rimane necessario. Come nel dopoguerra. Ma il tema dirimente più che un appello è il governo reale del Paese. Con il timone del governo Conte che però oscilla davanti agli scogli. Sapendo che nella paura ancora silenziosa di oggi può covare nel Paese anche la rivolta di domani.

Il problema non è tanto la risposta a Meloni o a Salvini, che con le intemerate quotidiane fanno il loro mestiere, cercando di demolire Conte. Cosa importante è  la soluzione dei problemi reali da parte di chi governa.  E non già parole inflazionate. Questo però non è sempre chiaro per chi, anche nel PD,  è in crisi di astinenza da mancato protagonismo e vorrebbe sempre salire sul ring.

Ma un Paese impaurito di fronte al futuro non sopporta più lo spettacolo di politici che come pugili si pestano tra loro come fossero tutti all’opposizione di qualcosa. Troppi gli affannati ad esigere le dimissioni di tutti. Ovvero di nessuno. Con qualche amico, anche del M5S, che fa persino l’inconsapevole “sparring partner” al miglior gioco di Salvini. Quando invece la nostra responsabilità di un “governo di crisi” richiederebbe di sottrarci al rischio d’una simile bolgia. Di risolvere problemi e di evitare ritardi nell’erogazione di risorse, di risparmiarsi quel pasticcio di “patrimoniale” di Delrio, che avrebbe colpito i ceti medi in crisi. Di procurare risorse ed il prestito (MES) dall’Europa alle condizioni migliori. Di guidare una difficile ripresa. Sfidando a viso aperto chi vorrebbe aprire la crisi.

Oggi è il tempo della sofferenza di un Paese che ha bisogno di fiducia e di speranza, così come di un’affidabile classe dirigente. Alcuni punti di riferimento ci sono. C’è la “moral suasion” del presidente Mattarella. Si evoca Draghi, non per operazioni strumentali, ma come un condivisibile modello di capacità e di autorevolezza, cui ispirarsi. C’è la classe dirigente dei Sindaci, con l’esempio straordinario dato in Lombardia anche sull’emergenza Covid 19. A partire dal Comune di Brescia con il sindaco Del Bono, contro cui s’è poi scagliata una ritorsione polemica, brandendo persino la vicenda della Fiera di S.Faustino. Da rimanere basiti!

Anche l’idea suicida di gestire come PD linee contrapposte tra livello locale e nazionale è da accantonare. Posta con chiarezza una demarcazione invalicabile tra il sovranismo nazionalista e lo schieramento democratico – che affossa ogni tentazione di “governissimo”- il Centro Sinistra deve interrogarsi sul necessario obbiettivo di andare oltre il proprio campo. Partendo dalla convergenza nazionale con il M5S, ma con lo spirito d’un tempo di emergenza che è destinato a mutare profondamente soggetti ed assetto politico. Forse a partire dal voto stesso sul MES e in Europa. Al punto da sollecitare anche disponibilità per un ulteriore allargamento del campo democratico e civico. In un prossimo futuro anche su scala bresciana.

Novità che trarrei anche da una rilettura di questo 25 aprile. A partire dall’eroismo dei Resistenti, ma per trarne anche insegnamenti per la situazione attuale. Risalendo alle vicende di coloro – Sinistre, Popolari, Liberali… – che, proprio perché tra loro divisi, negli anni venti la democrazia l’hanno perduta, aprendo la strada al fascismo. Come alle vicende di coloro che, di fronte alla crisi del ’29, hanno spalancato in Germania le porte al Nazismo.

Il modo migliore per onorare gli eroi che con il loro sangue ci hanno ridato la democrazia è quello di non ripercorrere le tracce di coloro che negli anni venti quella democrazia l’hanno invece perduta.

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5 Commenti

  1. Noto con piacere ed invidia che il Prof.Bragaglio ha ancora voglia di ragionare con calma in mezzo ad un mare di guai talmente inestricabili da non far intravvedere per ora nè una rotta sicura da tenere nè un porto dove alla fine approdare. Per necessità mie, mi sono letto una serie di analisi di scenari soprattutto economici, ma anche sociali, politici e persino di tenuta democratica che, nel caso dell’ Italia, fanno davvero paura più del Covd-19. Troppo pesanti sono l’incertezza e l’entità indefinibile dei cambiamenti che ci attendono per poterci soffermare oggi su formule politiche o prospettive elettorali. Insomma, prioritario ed importante è che non si apra una voragine nei conti pubblici tale da non consentire più di sostenere nè l’emergenza ed il disagio quotidiano sempre più crescenti tra chi già aveva poco o nulla prima, nè la ripresa delle attività che generavano lavoro, reddito e, per lo Stato, entrate fiscali. Purtroppo, abbiamo margini molto limitati di ulteriore manovra. E la storia insegna proprio che tanti regimi autoritari sono nati sulle ceneri dei crolli economici e produttivi e sono state alimentate del disagio e dal crescente malessere sociale. Che la Meloni, unica invitata italiana a diversi convegni mondiali della peggior destra ultranazionalista e conservatrice, abbia quadruplicato i consensi del suo partito dal 2018 e che Salvini veleggi ancora attorno al 30%, qualcosa dovrebbe farci temere. Io, tanto tanquillo non sono…

  2. Stradivarius ti ringrazio, sinceramente. Anche per la tua amarognola ironia iniziale! Condividendo poi tutto quanto hai detto. Compreso il dramma che squaderni. In un mondo che tutto cambia la politica non può aver sorte diversa. Come sai vengo da una tradizione politica con molti errori e pure un qualche orrore. Ma è una tradizione anche di valore, di impegno… Come nelle vicende ricordate oggi, nel 25 aprile, per la Resistenza, la Libertà, la Democrazia, la Giustizia sociale…Ma uno degli antichi insegnamenti, che mi rimane caro, è che un uomo politico, piccolo o grande che sia, non può limitarsi al “Che dire?”, ma deve imporsi sempre anche un “Che fare?”. Non parlo di formulette, giochi acrobatici,…Volendo essere un po’ polemico in coda al mio intervento mi son chiesto che cosa abbia di diverso questo 25 aprile. Oltre le celebrazioni. Per me quello di rileggere le cause del crollo delle democrazie liberali, alla luce di ciò che avviene oggi… L’incapacità di governare, le crisi economiche e sociali in Italia e poi in Germania… Avverto troppa puzza di famiglia….Non ci furono solo marce su Roma e notti dei Cristalli, colpi di stato. Non solo l’uso prevaricante della forza., ma la conquista da parte della destra di maggioranze parlamentari, di elettorato e di forze politiche democratico-popolari-liberali! Se non vogliamo rivedere più o meno quel film bisogna agire di conseguenza…Nel ’44 lo si face – anche grazie al Pci di Togliatti – persino con monarchici e Badoglio! Quindi – che fare? – la centralità di una risposta ampia, unitaria, democratica, europea ad una crisi devastante. La più ampia possibile, contro la destra sovranista e nazionalista, senza traccheggiare con la centralità di un partito, di una corrente o dell’ombelico di questo o quel politico…Aggiungo una cosa non polemica…se i Sindaci di centro sinistra vogliono – come chiedono – assolvere ad un ruolo nazionale, interpretando le loro comunità, è su questo terreno che debbono mettersi e non rimanere invischiati nella dialettica e nella polemica pre-coronavirus.

  3. Caro professore Bragaglio mi potrebbe chiarire cosa vuol dire allargamento dell’area democratica? Mi sembra una espressione molto generica e confusa. La ringrazio.

  4. Carlo in effetti è generica, ma non confusa. Rispondo per punti. 1) Penso che dopo l’emergenza e con la pesante crisi economica e sociale anche il quadro dei soggetti politici muterà. Facilmente in concomitanza con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. 2) Alle spalle sono falliti i progetti maggioritari del PD, di Renzi… Sulla Destra vi è la maggioranza relativa che oscilla attorno la 50%, con la Destra nazionalista di FdI e Lega, al 45%. Sulla Sinistra un progetto PD-M5S del 35% che tampona, traccheggia con Conte, ma non decolla. Non parliamo dei Renzi, dei Calenda, dei Leu…3) Ci sono le condizioni per un sostanziale cambiamento? La mia risposta è sì, ma solo in due direzioni: a Destra, con una pericolosa svolta nazionalista (antieuropea) o, in direzione opposta, nella formazione di un polo centrista (filoeuropeo) tutto ancora da definire che possa allearsi alla sinistra riformista (con un PD che se va bene è 1/4 dell’elettorato, non di più). Su quell’area di centro ci provano in tanti Renzi e Calenda (entrambi con zero possibilità), Conte (con poche possibilità).4) Quindi in barba a chi sostenuto che il centro politico sociale non c’è più, lì – in quel cratere rimasto vuoto – si gioca (come sempre!) la partita decisiva. E la sinistra riformista (che è minoritaria in Italia ed in Europa) dovrà essere di quella partita se non vuol far vincere la Destra (da ciò il mio accostamento al disastro degli anni ’20 che apri la porta al Fascismo).5) Berlusconi col voto sul MES è già lì, ma i veri protagonisti in futuro sono altri che ruotano attorno a Draghi ed alla operazione di Fiat anche con la nuova Repubblica, inteso come un sostegno “esterno” di un potenza di fuoco con la stampa a favore di un centro democratico ed europeista, ma in assenza per ora di veri e propri partiti e leader. Carlo non saprei dirti se andrà proprio così, ma quando parlo di “area democratica” alludo a questo processo. Non ha ancora nomi ma li avrà e la sinistra riformista, con il suo 25/30% è proprio con quell’area che dovrà collaborare.

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