🔴 CORONAVIRUS, è strappo in Regione sulla commissione d’inchiesta

La maggioranza - formata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia - ha infatti eletto la consigliera regionale di Italia Viva Patrizia Baffi alla presidenza della commissione

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Sede della Regione Lombardia, foto da Wikipedia

“Strappo istituzionale”, ieri pomeriggio in Consiglio regionale, sulla commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid in Lombardia.

Nel primo pomeriggio, a Palazzo Pirelli, la maggioranza – formata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia – ha infatti eletto la consigliera regionale di Italia Viva Patrizia Baffi alla presidenza della commissione, “ignorando – così si legge in una nota del Pd – per la terza volta il candidato indicato da PD e M5S, che contano 27 consiglieri su 31, nonostante lo Statuto regionale preveda che il presidente sia indicato dalle minoranze”. Pd e M5S avevano indicato il dem Jacopo Scandella.

A quel punto, Pd e M5S, dopo aver chiesto a Baffi di sottrarsi dal gioco della maggioranza, hanno abbandonato i lavori e hanno preso la decisione comune di ritirare i propri sei componenti e di dare vita a una propria commissione alternativa.

“Da parte di Lega e alleati c’è stato uno strappo istituzionale gravissimo” attacca in un comunicato stampa il capogruppo PD Fabio Pizzul. “La maggioranza si è arrogata il diritto di scegliersi un presidente di comodo per una commissione che dovrebbe essere di garanzia per tutti, soprattutto per i cittadini lombardi. Questo non è accettabile, perché significa che la maggioranza che governa in Regione non intende farla funzionare con la necessaria trasparenza e imparzialità. Questo per noi significa che non ci sono le condizioni per fare luce su quanto è accaduto in Lombardia durante la pandemia. Noi formalizzeremo le dimissioni dalla commissione d’inchiesta dei nostri componenti e daremo vita, insieme ai colleghi dei Cinque Stelle a una commissione alternativa per fare ciò che avremmo voluto fare nella commissione ufficiale, ovvero cercare le risposte da dare ai cittadini lombardi che hanno sofferto duramente.”

Polemiche sono arrivate anche dai deputati dem Alfredo Bazoli, Marina Berlinghieri, Elena Carnevali. “Riteniamo molto grave – si legge nel loro comunicato congiunto – la scelta della maggioranza in regione Lombardia di non votare come presidente della commissione di inchiesta sull’epidemia il consigliere indicato dall’opposizione. Non si tratta solo di un inaccettabile strappo istituzionale, ma di un deliberato atto di sabotaggio politico che inevitabilmente pregiudica il funzionamento della commissione, e tradisce l’insofferenza della maggioranza nei confronti dell’accertamento della verita’. Auspichiamo che la presidente designata rassegni le dimissioni per ripristinare un corretto rapporto istituzionale, dal momento che tutti i lombardi hanno interesse che la commissione lavori in modo efficace per accertare le cause che hanno portato la nostra regione ad essere una delle zone al mondo in cui l’epidemia ha fatto piu’ contagi e vittime”.

“Ai lombardi non interessano le ingerenze dei palazzi romani o i giochetti tra segreterie di partito, ma il lavoro di una commissione che nella massima trasparenza ricostruisca la vicenda Covid. A Patrizia Baffi, donna capace che ha vissuto in prima linea il dramma di Codogno, un augurio di buon lavoro”, ha replicato in un altro comunicato Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo Misto, “Stupisce poi che a delegittimare la commissione appena insediata accusando la sua presidente di non dare garanzia di imparzialità, siano Pd e 5Stelle, che da settimane emettono sentenze sommarie sulle responsabilità della Regione, per poi annunciare di boicottare i lavori dell’organismo voluto anche dalla maggioranza per fare piena luce su quanto accaduto”.

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2 Commenti

  1. Questa purtroppo è la politica, o meglio quello…che non dovrebbe essere. La neonominata da Fontana alla guida della Commissione di inchiesta è in aspettativa per mandato pubblico (come consigliere regionale di Italia Viva) dal suo lavoro: dirigente amministrativa-gestionale nella Rsa di Codogno che ha avuto la percentuale più alta di rapporto tra decessi e degenti nelle Rsa della Lombardia durante l’epidemia da Covid ed in seguito alle direttive regionali. La signorina in questione dovrebbe quindi guidare l’indagine pubblica anche “sul suo datore di lavoro”. Qualsiasi ulteriore commento è superfluo se non per ricordare che parallelamente, per fortuna, anche la Magistratura sta indagando a fronte delle denunce pervenute dalle decine di pazienti deceduti per Covid nelle RSA lombarde.

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