Regione, commissione d’inchiesta Covid-19: la renziana Baffi si dimette dalla presidenza

Beccalossi: "La commissione d'inchiesta sul covid-19 viene affossata per le gravissimi ingerenze della politica, romana e non solo"

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Sede della Regione Lombardia, foto da Wikipedia

Nell’opposizione la pace è fatta, anche se resta la figuraccia per le divisioni precedenti. Nelle scorse ore la renziana Patrizia Baffi si è dimessa dalla presidenza della commissione d’inchiesta della Regione sul Coronavirus: incarico che spetta alle minoranze e in cui era stata votata di fatto dalla maggioranza.

Era il 26 maggio e ne erano seguite pesantissime polemiche. Oggi è arrivato il passo indietro: “Poiché credo fermamente nell’importanza della Commissione d’Inchiesta, che avrà il compito di fare chiarezza sull’emergenza sanitaria che ha tanto segnato la nostra regione e le nostre vite e che dovrà anche portare all’avvio di un percorso di revisione della riforma sanitaria regionale, per sanare le carenze del sistema e superare le debolezze che sono emerse in questi mesi – così si legge nellla sua lettera – con la presente rassegno le mie dimissioni dalla carica di Presidente a far data da oggi, nella speranza che ciò possa contribuire a ristabilire un clima favorevole allo svolgimento dell’importante lavoro che ci aspetta”.

Ma la maggioranza riaccende la polemica. “La commissione d’inchiesta sul covid-19 viene affossata per le gravissimi ingerenze della politica, romana e non solo, che non ha smesso un minuto di esercitare pressioni ai limiti della minaccia sulla presidente eletta Patrizia Baffi. Il Pd ha di fatto rotto con le sue mani il giocattolo che voleva usare a suo piacimento, con il benestare degli alleati cinque stelle”, attaccano il capogruppo della Lega Roberto Anelli e la presidente del Gruppo Misto Viviana Beccalossi.

“Questa vicenda -prosegue la nota- dimostra che alle opposizioni la ricostruzione dei fatti di questi mesi nella massima trasparenza non importava niente. Il Pd, del resto, è il partito che in Emilia vieta di costituire una simile commissione d’inchiesta, mentre in Lombardia la ottiene e poi la abbandona perché interessato solo alla presidenza. A Patrizia Baffi – concludono Anelli e Beccalossi – va la nostra massima solidarietà”.

Viviana Beccalossi
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1 COMMENT

  1. La Signora Beccalossi, da più di tre lustri in Regione, anziché preoccuparsi di chi comporrà una commissione di inchiesta, forse dovrebbe riflettere su quanto il modello di sanità Formigoni-Maroni sia stato in parte responsabile del dramma vissuto dalla Lombardia nell’emergenza Covid. Solo due riflessioni. La prima ci ricorda che l’introduzione del nuovo modello di sanità ha spostato dal 19% al 42% i posti letto totali disponibili nelle strutture private. Bene, nell’emergenza Covid nessuno ci ha detto che mentre i posti di terapia intensiva e rianimazione nel pubblico si esaurivano rapidamente, i privati erano stati nel frattempo solo chiamati a “dare la loro disponibilità” ad accogliere i flussi di persone contaminate ed a ricoverarle. Insomma i privati devono fatturare e avere quindi più pazienti possibili e malati possibili, ma non…nelle emergenze sanitarie di cui si devono far carico le strutture pubbliche. Nessuno ci ha ancora detto come sia realmente andata a finire su questo fronte e se, mentre pazienti gravi finivano a Lipsia o a Palermo, ci fossero parecchi posti disponibili nelle strutture private lombarde accreditate dalla Regione. Stesso discorso per il dirottamento di pazienti Covid nelle RSA, che sono in Lombardia quasi tutte affidate a privati e quindi scarsamente sottoposte, a differenza di quelle pubbliche, a verifiche e controlli sistematici. In altre parole, la Regione, Istituzione pubblica, si è dovuta “fidare”, non avendone il controllo, di strutture private difronte ad un’emergenza drammatica e da presidiare in ben altro modo prima di dover contare purtroppo decine di decessi.
    Secondo: il modello lombardo di sanità ha radicalmente espropriato il presidio di base della sanità sul territorio a favore di quello affidato invece alle strutture ospedaliere. E’ così mancato quel filtro preventivo e di base fondamentale per avere sia il polso epidemiologico immediato sull’effettivo progredire dei contagi sia il controllo periferico di quei pazienti che non necessitavano tutti e subito di ricoveri ospedalieri sia infine il supporto di mezzi adeguati, anche diagnostici e terapeutici, già nelle unità sanitare periferiche e territoriali. In futuro, gentile Signora Beccalossi, non ci basteranno le commissioni di inchiesta, ma ben altro…

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