Florovivaisti: nel bresciano persi 70 milioni di euro in due mesi

A delineare la situazione del comparto, oggi in ginocchio, è l'Associazione Florovivaisti Bresciani

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Una serra, foto da Associazione Florovivaisti Bresciani

70 milioni di euro persi a marzo e aprile, quando si fattura dal 70 all’80 per cento dell’annuo: è questo il pesante bilancio dei due mesi caldi di lockdown per il settore del florovivaismo nel solo territorio bresciano.

Una cifra abnorme, conteggiata prendendo in considerazione 15 milioni per i garden center, 5 per il vivaismo, 40 per le manutenzioni, 10 per la floricoltura.

A delineare la situazione del comparto, oggi in ginocchio, è l’Associazione Florovivaisti Bresciani, riuniti ieri nell’assemblea annuale svoltasi al Vivaio dei Molini a Lonato del Garda.

Dopo una prima parte privata, in cui sono state fatte le votazioni per il rinnovo del Consiglio (le cariche saranno comunicate nei prossimi giorni) è seguita una parte pubblica, in cui la presidente uscente Nada Forbici ha fotografato lo stato dell’arte, offrendo progetti e prospettive per la ripartenza post Covid 19 e le considerazioni in relazione alle misure contenute nel tanto atteso Decreto Rilancio.

Con il contributo di alcuni rappresentanti istituzionali coinvolti direttamente sul tema – FABIO ROLFI, Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Regione Lombardia, ETTORE PRANDINI, presidente Coldiretti, e MIRIAM COMINELLI, Assessore del Comune di Brescia con delega all’Ambiente, al Verde e ai Parchi sovracomunali – FORBICI ha ribadito quanto sia urgente che vengano prese decisioni coraggiose per salvare il comparto: “Tra queste ricordiamo la richiesta di esonero dal versamento dei contributi previdenziali agricoli, misura in grado di portate benefici concreti alle imprese colpite duramente dalla crisi e ancora oggi in carenza di liquidità. Un indennizzo indiretto, che può generare benefici immediati come il risparmio, il mantenimento della liquidità, l’abbattimento, almeno per il 2020, dei costi di produzione, e la possibilità di mantenere i posti di lavoro dando il giusto riconoscimento a chi da tempo si impegna a occupare dipendenti in modo regolare, contro la piaga del lavoro sommerso che affligge pesantemente anche questo settore. L’aggiornamento del Bonus Verde, altro elemento di concretezza per il settore, ampliato nella percentuale di detraibilità (dal 36% al 90%) e nella sua base imponibile di spesa (da 5.000 a 10.000 euro). Uno strumento importante per le aziende che si occupano della cura e della realizzazione di opere a verde, che funzionava già prima della crisi economica e che, se ampliato, può aumentare in modo significativo i benefici diretti alle imprese e ai cittadini. Infine il sostegno al macero per quanto attiene le produzioni che le aziende hanno dovuto buttare a causa del lockdown. Illusorio ed effimero il Fondo Perduto previsto nel Decreto Rilancio visto che viene calcolato sulle perdite di aprile e non di marzo, periodo nel quale il settore ha visto perdite fino al 90%”.

Forte la collaborazione con Regione Lombardia, con cui AFB si è interfacciata senza sosta per trovare soluzioni comuni: “Il florovivaismo italiano ha subìto danni per 1,5 miliardi di euro a causa degli effetti del Covid. È un settore che proprio nei mesi di marzo e aprile concentra la maggior parte della produzione annuale. Quindi più di altri ha bisogno di interventi veloci da parte dello Stato – ha dichiarato Fabio Rolfi -. Il florovivaismo in Lombardia conta 7.000 aziende, il 12% del dato nazionale. È un settore dinamico formato da imprenditori che, in questi anni, più di altri hanno dovuto sostenere investimenti corposi per essere in linea con normative europee spesso troppo stringenti. È una filiera nella quale l’Italia si distingue nel mondo per qualità, biodiversità e varietà di produzione”.
Lo stesso vale per Coldiretti, con i cui vertici Nada Forbici, in 10 anni di mandato, ha sviluppato una partnership all’insegna della costanza e della dedizione, dapprima sui tavoli regionali e poi su quelli nazionali: “Il settore florovivaistico ha sofferto molto a causa del Covid 19 – ha sottolineato Ettore Prandini -; la crisi ha investito numerose aziende proprio nei mesi di massima attività, per questo è determinante mettere in campo azioni concrete e immediate per il rilancio del settore. Abbiamo puntato sul tema della sburocratizzazione chiedendo, per le imprese con dipendenti, la cancellazione dei versamenti contributivi per l’anno 2020: un’azione mai fatta prima e fondamentale per intervenire efficacemente nel breve termine. Un’altra proposta riguarda la conferma il mantenimento e l’innalzamento al 90% del bonus verde, al fine di invogliare i cittadini a utilizzare questo incentivo,
riattivando così la filiera delle imprese florovivaistiche. Ultima, non per importanza, la comunicazione, da sviluppare ulteriormente per sensibilizzare i privati e gli enti pubblici sul tema del verde e dei suoi benefici in termini di salute e di abbellimento strutturale”.
Infine, non ultima, la collaborazione con il Comune di Brescia, in particolare per l’organizzazione periodica di iniziative di grande successo nelle piazze più prestigiose della città: “Da anni l’associazione collabora con il Comune di Brescia per creare eventi e momenti dedicati alla bellezza che fiori e piante possono regalarci, anche in città – dichiara Miriam Cominelli -. Sono occasioni che riscuotono sempre un grande successo, perché consentono di godere del bello e contemporaneamente danno ai bresciani l’occasione di conoscere quelle realtà che, con passione e competenza, operano per creare questa inattesa meraviglia, capace di modificare luoghi e spazi donando loro un nuovo volto. Il
difficile periodo che abbiamo vissuto, e che purtroppo ancora viviamo, ha colpito la nostra società e la nostra economia nella maggior parte dei suoi settori, senza risparmiare i florovivaisti. Oggi più che mai, quindi, credo sia necessario che le istituzioni, per quanto possono, sostengano cittadini e imprese. Ecco perché, soprattutto in questo momento, mi preme rinnovare la disponibilità del Comune di Brescia nel trovare, assieme a voi, luoghi e spazi in cui continuare a mostrare questa bellezza, frutto del vostro impegno e del vostro lavoro. Spero che queste occasioni possano essere non solo un momento ludico,
ma anche e soprattutto un sostegno da parte nostra alle vostre attività”.

Il settore del mondo agricolo e la sua filiera del verde rivestono un’importanza economica e sociale da non trascurare, anche per i benefici sanitari e ambientali che fornisce alle città, in particolare a Brescia, in cui la scarsa qualità dell’aria deve essere sempre più mitigata dalla presenza della cosiddetta “foresta urbana”, basti pensare che un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno. Non solo: i benefici riguardano anche la mitigazione del clima (ad esempio, in un parco di grandi dimensioni la temperatura può essere più bassa rispetto al centro di 1-3 °C, e un solo albero lungo un viale stradale può ridurre la temperatura delle aree limitrofe, di 4-7 °C), così come la rimozione degli inquinanti gassosi e di particolato (le piante sono capaci di inattivare i contaminanti
organici riducendo l’inquinamento da particolato PM10 da 70 a 20 microgrammi per metro cubo).
L’utilità del verde urbano è stata valutata anche in termini di analisi costi/benefici dal punto di vista economico: ricerche recenti hanno dimostrato che alberi e aree verdi forniscono un “reddito” largamente superiore al costo necessario per il loro impianto e mantenimento: annualmente, a fronte di un euro investito nel verde, ne possono rientrare, a seconda dei casi citati dalla letteratura scientifica, da 1,3 a 3,07 euro.
Secondo Legambiente, in Italia la media di disponibilità pro capite di verde urbano si attesta a soltanto 38,2 mq di verde a testa, e Brescia non brilla: secondo Coldiretti regionale, la nostra città ne conta 25,8 per abitante. Peggio solo i 15,4 di Lecco, i 18,1 di Milano e i 19,9 di Varese. Meglio Cremona con 28,3 metri quadrati; Mantova con 38,7 metri quadrati; Lodi con 57,6; Como con 70; Monza con 70,5 metri quadrati per abitante. Al primo posto troviamo Sondrio con ben 297 metri quadrati di verde urbano pro capite. Fortunatamente, per quanto riguarda la Leonessa, il dato va completato ricordando la presenza del Monte Maddalena che, per la sua vicinanza al centro urbano, è chiamata la “montagna di casa”. Una presenza preziosa che compensa, in parte, la scarsità di verde
pubblico entro i confini comunali. Lo stesso si dica per il recente Parco delle Cave, altro polmone verde rigenerato in un’area ad alta percorrenza veicolare.

Fonte: comunicato stampa Associazione Florovivaisti Bresciani

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