🔻 Ugo Foscolo e Grazia Martinengo: un amore bresciano 🔺DAL GRUPPO G9

Inverno 1807, un poeta, un figlio del secolo come direbbe De Musset, una celebrità già affermata a livello nazionale arriva a Brescia

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Marzia Martinengo: miniatura di Giambattista Gigola

“MARZIA, CHE PIACQUE TANTO AGLI OCCHI MIEI, MENTRE CH’IO FUI DI LA’…”

UGO FOSCOLO E MARZIA MARTINENGO: UN AMORE SBOCCIATO TRA I RONCHI E PIAZZA DEL FORO

di Federica Biglino – Inverno 1807, un poeta, un figlio del secolo come direbbe De Musset, una celebrità già affermata a livello nazionale arriva a Brescia. Ha già pubblicato l’Ortis (se pure attraverso molte traversie editoriali), il primo libro epistolare italiano, un vero best seller che ha ottenuto un successo straordinario. Ha un aspetto di sicuro non gradevole a prima vista, soprattutto sembra fuori dagli schemi quel suo abbigliamento trascurato ma molto riconoscibile, quel volto con gli occhi incavati intenti, crin fulvo, emute guance, ardito aspetto; ma lo precede anche la sua fama di seduttore impenitente, uno che, come si dice, non perdona.

A Brescia vuole mettersi d’accordo con l’editore Bettoni per pubblicare un’opera che gli renderà fama immortale: Dei Sepolcri.

L’opera, dopo qualche esitazione per la sua complessità, avrà grandissima risonanza; il potere quasi magico di quei versi, i suoi ritmi profondi, il linguaggio a volte oscuro rapirà praticamente tutti.

I giovani poeti e letterati lo esaltano, trovano finalmente uno stile nuovo che si contrappone a quello ormai considerato non più attuale di Melchiorre Cesarotti e Vincenzo Monti (entrambi amici e maestri di Foscolo). Addirittura i latinisti lo tradurranno in latino. Insomma, è arrivata in città la poesia immortale.

Foscolo nel 1807

A Brescia ha degli amici: Arrivabene, Armandi, Ugoni, Scalvini, che animano la vita culturale della città.  A Brescia, la città che dicevano delle risse sanguinarie (c’era un po’ di verità in questo: il coltello era all’ordine del giorno) trova un‘aria vitale e dintorni pittoreschi. Soprattutto apprezza la ricchezza di memorie e la vita agiata e moderna tra i grandi palazzi del centro e le ville sparse sui colli. Gli amici lo introducono a palazzo Martinengo Cesaresco, in piazza del Novarino, in seguito piazza del Foro.

La padrona di casa è la contessa Marzia. E’ una bella donna, già madre di tre figli avuti dal marito conte Luigi, la sua avvenenza è conosciuta e celebrata. Non è troppo colta, ma ha un carattere schietto e vivace, non è melanconica, non è né dotta né saccente. Foscolo è reduce da quello che definirà “l’amore più laido della mia vita”, la relazione tempestosa con la contessa milanese Antonietta Fagnani Arese, destinataria della splendida Ode all’amica risanata.

Ugo subito sbaraglia la concorrenza dei corteggiatori della giovane contessa. Prende casa vicino al palazzo Martinengo, e Marzia che ogni giorno si reca in visita alla madre, la contessa Provaglio, passa proprio sotto le sue finestre. Ma più spesso è lui che si reca in piazza del Novarino (ora piazza del Foro).

I luoghi dell’ amore: ingresso di palazzo Martinengo in piazza del Foro già del Novarino, foto da Gruppo G9

Prende in affitto una casa sui Ronchi dove sale ogni mattina per ricevere gli amici “tra i piaceri di questo modo credo sommo, purissimo di vanità e di rimorso, d’invidia e di noia quest’ ultimo: di sedere tra schietti amici e vaghe donne e giovani innamorati…”. Parlava di poesia, di politica, morale, suscitava un’aria romanzesca e meravigliosa con la sua voce tonante. La sera lo aspettavano le dolci braccia di Marzia, la cordialità domestica, e un caratterino a volte capriccioso e permaloso. Si dice che spesso le loro voci un po’ alterate risuonassero per la piazza, ma l’indomani si poteva vedere la carrozza con gli amanti felici e sorridenti fuori da porta Torlonga (spesso citata nelle lettere di Foscolo a Marzia).  Quattro mesi di amore placido e beato, tranquillo senza troppe aspettative dalle due parti. Quasi un amore settecentesco.

Partirà da Brescia il 27 settembre 1807. Ragioni economiche lo riportano nell’odiata amata Milano (soprannominata Paneropoli). Scrive a Pindemonte, gentile poeta: crescono gli anni, l’amore dell’indipendenza, il bisogno di vita meno parca e il sentimento della propria dignità, non però crescono i quattrini e i mezzi di guadagnarli. E la sorgente del denaro era inevitabilmente Milano. Eccolo dunque a Milano, intento a scrivere lettere. E’ una prassi consolidata per Foscolo: un amore, per trasformarsi in qualcosa di divino e di indimenticabile, deve essere fissato per sempre nelle lettere, o meglio nella letteratura.

Chi sarebbe Marzia per noi se il poeta non l’avesse resa eterna attraverso le sue lettere, ben 102? E sempre quelle lettere offrono una immagine lusinghiera di Brescia, si esalta il clima salubre, la vita tranquilla e al tempo stesso sobria, le lunghe passeggiate in campagna all’aria aperta, la caccia, la pesca, la piacevole compagnia di persone colte e educate. Brescia città di provincia ma non provinciale. Scrive a Marzia: e’ pure una funebre città questa Milano! Verrò a cercare allegrezza e salute vicino a voi. Vivete certa, amica mia, che non è colpa mia questo temporeggiare, ad ogni modo tra non molto verrò per lungo tempo. scapperò per tre giorni costà. Povera Marzia, verrà egli il tempo ch’io potrò rivederti ed abbracciarti e ripeterti ch’io t’amo? Come tu consoleresti questa mia solitudine e le tristi noie della mia vita!

Marzia risponderà con poche e stringate lettere a quelle di Ugo che si lamenta: Io chiedo a te istantaneamente molte cose, e pare che tu non abbia lette le mie interrogazioni, perché non rispondi mai.

Altre presenze hanno preso posto nella loro vita. Lei ha trovato acconto a sé un bell’ufficiale francese, lui si è invaghito della bellissima Maddalena Bignami. Lei farà una breve comparsa a Milano e si saluteranno con l’ennesima promessa di una prossima venuta di lui a Brescia. Ma Foscolo ha capito che oltre a un clima salubre, alle passeggiate e all’amore sincero e affettuoso di Marzia, a Brescia non troverà né la fama né quell’agio economico che sarà sempre la chimera della sua vita. Scriverà agli amici chiedendo di trovargli una “casa ariosa con molta verdura dinanzi, la vista dei colli, ed allora verrò a Brescia sul fatto”.

Marzia vivrà a lungo, corteggiata ed amata.  Le lettere di Ugo sono spesso tagliate e rivedute in modo anche grossolano. Lei risponde sempre in modo sbrigativo, forse anche perché di modesta cultura letteraria. O forse perché, donna pratica e sensibile, ha capito come distinguere la letteratura dall’affetto.

A ottant’ anni, nella casa antica e nella bella stanzetta neoclassica che ancora si può vedere, teneva le lettere dell’antico innamorato in una borsetta sotto il cuscino della poltrona. Morirà nel 1859. La sua tomba, sebbene in desolante stato di conservazione, si può ancora vedere al cimitero Vantiniano. Le cure che al viver suo furon tempesta porteranno Foscolo a Londra e alla triste fine di esiliato poverissimo e ricercato dai creditori. Morirà il 10 settembre 1827 a 49 anni. Le sue spoglie furono traslate nel 1871, con grande solennità, in Italia nella chiesa di Santa Croce, custode della gloria d’Italia che egli aveva cantato nella sua opera più nota, quella che aveva stampato a Brescia, la città di Marzia.

Articolo a cura del gruppo Gruppo 2009 / G9. Ulteriori informazioni sul sito www.gruppo2009.it

I luoghi dell’ amore: veduta di piazza del Foro, foto da Gruppo G9

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