“Dimmi che non vuoi morire”: il lutto al tempo del Coronavirus e a Brescia | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

Ho raccolto nei giorni scorsi numerose testimonianze dedicate alla morte delle persone care, che pubblico in forma anonima per voi lettori e lettrici di bsnews.it...

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Doriana Galderisi, opinionista BsNews

“…Se tu non torni, non torneranno i bei tramonti e resterò con me a contemplare la sera che era così bella quando ci correvi, con un profumo d’erba che tu respiravi…”(Brano di Miguel Bosè “Se tu non torni”, 1994)

di Doriana Galdrisi* – È stata una commemorazione molto particolare quella del primo novembre al cimitero di Castegnato. Il comune bresciano, uno dei più colpiti dalla pandemia di coronavirus che ha ucciso 20 persone nella prima ondata, ha ricevuto la visita del Capo dello Stato Sergio Mattarella.

Il Presidente della Repubblica ha deciso di rendere omaggio ai morti di Covid proprio nel cimitero di Castegnato dove è avvenuto quello che ha definito “un furto ignobile”: la croce in bronzo rubata dalla stele dedicata alla memoria dei defunti della pandemia, un giorno dopo l’inaugurazione dell’opera, lo scorso settembre. Una visita che il sindaco del Comune di Castegnato, che si fa carico delle problematiche della cittadinanza, ha definito “sobria, intima, quasi personale” con un “pensiero profondo […] sentito, espresso in modo silenzioso e senza disturbare ma che scalda il cuore”. I versi di Miguel Bosè hanno qualcosa di struggente, di umano, di profondamente spirituale e profondo. Li ho scelti perché con la loro dolcezza e con la loro intensità ci conducono ad affrontare quella che forse è una delle settimane dell’anno più difficili, la settimana dei giorni della commemorazione dei nostri morti.

Il Sindaco di Castegnato, in veste di Primo Cittadino, si trova pertanto in una situazione in cui l’Istituzione ha un ruolo molto significativo nel gestire la drammaticità della situazione attuale. Un gesto così importante che il sindaco Cominassi, incredulo, ha dichiarato ai giornali che ha voluto accertarsi in Prefettura che la chiamata che annunciava l’arrivo del Presidente non fosse uno scherzo.  Sappiamo come le statistiche e i comportamenti siano fortemente influenzati dalle emozioni collettivi e quindi una buna gestione della comunicazione e dell’informazione ed i comportamenti di esempio sono una base costruttiva molto importante per creare coscienze collettive responsabili e solidali. Proprio in un’ottica di dialogo tra Istituzioni e Scienze che in questo momento hanno un ruolo di lettura ed inquadramento delle dinamiche, il sindaco Cominassi ha espresso il desiderio di ospitare a Castegnato il 3 dicembre prossimo una delle serate di presentazione del mio libro “il Dopo è Ora. Come il Coronavirus gioca con le vite di tutti noi. Conoscere gli effetti psicologici e le dinamiche psico-sociali per dare scacco matto al Mostro” scritto la scorsa primavera durante il lockdown.

Ho raccolto nei giorni scorsi numerose testimonianze dedicate alla morte delle persone care, che pubblico in forma anonima per voi lettori e lettrici di bsnews.it

Penso che con la scomparsa dei miei genitori abbia avuto l’occasione di dimostrare cosa ho colto dai loro consigli e dai loro esempi, tanto rifiutati allora ma tanto utili dopo AG

Dicono che nulla è per sempre, dicono anche che il caso non esiste, forse chi ci lascia, ci sta solo aspettando altrove. Perdere qualcuno di importante crea un vuoto, non penso venga colmato. Proseguiamo lungo una strada un po’ più soli. Tutti i giorni si sceglie, il pensiero felice o il pensiero triste? Una battaglia, ma che ne so io di battaglie?

Cara mamma, sai che ti dico? Che l’amore non muore e nessuno ci toglie il tempo che abbiamo condiviso insieme. Il ricordo e l’amore non ci rende soli. Ci rende unici. Tutti i giorni voglio scegliere. Se scelgo tutti i giorni, in fondo, faccio un per sempre.C.M.

Il tema della nostra rubrica di oggi è dunque quello del lutto, a pochi giorni dal giorno della commemorazione dei defunti: andremo a spiegare alcune delle conseguenze psicologiche della morte di una persona cara. Un tema particolarmente importante in un momento come quello che stiamo vivendo nel territorio di Brescia. Il focus di questo articolo verte sui lutti cosiddetti affettivi, che si differenziano dai lutti evolutivi: questi ultimi, infatti, rappresentano una sorta di “passaggio” nella vita delle persone, quando, ad esempio, lasciamo alle spalle qualcosa come un lavoro o una casa per traslocare in un’altra.

Il sindaco Cominassi di Castegnato ci introduce al tema del lutto affettivo sottolineando la sua esperienza personale:

ho visto famigliari distrutti prima ancora che sotto l’aspetto “fisico” per la perdita di un proprio caro, sotto l’aspetto psicologico per la brusca modalità con la quale si sono congedati dai propri famigliari senza più poterli rivedere né sentire. Il paradosso della nostra epoca nella quale siamo tutti costantemente in contatto con il mondo ogni istante, non potersi relazionare in alcun modo con i propri affetti nel momento più buio.

Ed è proprio così, il lutto affettivo travolge i cuori e la mente delle persone. Questa prima pandemia dell’era digitale ha sopraffatto la tecnologia stessa: in un momento decisivo e fondamentale della vita, ovvero il passaggio e quindi la morte, non si è riusciti a colmare la distanza e l’assenza.

Proprio questa affermazione del sindaco si lega a una delle situazioni più gravi psicologicamente che stiamo vivendo in questa epoca di covid-19: la mancanza dell’ultimo saluto. Questo rende molto difficile l’elaborazione del lutto, e può portare a conseguenze psicologiche gravi.

Purtroppo quest’anno per i problemi legati al COVID i bambini non hanno potuto condividere con le loro famiglie l’esperienza del lutto: salutare la persona defunta, partecipare al funerale, fare visita al cimitero, condividere il ricordo ascoltando dai genitori il racconto della vita della persona cara defunta.
Due maestre

Solitamente quando una persona si ammala, i famigliari e gli amici hanno la possibilità di prepararsi al lutto, si vive una situazione che in a livello clinico psicologico viene definita lutto anticipato: si sa che la persona se ne andrà, si ha quindi il tempo di prepararsi, c’è una ritualistica che consente di risolvere il rapporto. I sentimenti che contraddistinguono questa tipologia di lutto sono spesso ambivalenti, ossia oscillano tra comportamenti di avvicinamento ed evitamento alla e della persona cara che ci sta lasciando. Il lutto anticipato è un’occasione speciale per parlare in modo chiaro e trasparente con la persona dalla quale dovremo separarci per sempre.

C’è modo e modo di andarsene da questo vita. E per chi rimane a volte questo fa la differenza fra una disperazione, una rassegnazione o un’accettazione dolorosa  che forse ti permette di “non trovarti troppo impreparato” di fronte alla scomparsa di un caro. Ma quello che qui da noi sta succedendo penso abbia messo in luce il grande senso di potenza, fragilissimo, e lo schiaffo morale del nostro essere fragili. Incapaci e confusi. Ci si aggrappava da sempre ai riti della sepoltura.  Oggi ci è tolto anche questo  è ciò è realmente difficile da accettare.
prof. PL

L’importanza del ricordo è testimoniata da numerose persone che hanno risposto alla mia richiesta di pensieri dedicati alle persone scomparse.

I nostri cari non sono più qui, ma continuano a esistere nei nostri ricordi e nel nostro cuore. Mia madre è nella mia vita una mancanza insostituibile… la sogno molto spesso…la sua presenza era ogni giorno il punto di riferimento più profondo della mia vita che mi manca e mi mancherà sempre…MM

[mia madre] è l’ultima persona cara che ho perso 6 anni fa, anche se la parola “perso” è in realtà totalmente inappropriata… non si può perdere chi è profondamente radicato in noi, nella nostra anima e nel nostro Cuore. Ci sono tanti Cari che rimpiango, da mio padre pilota che è andato via con un incidente aereo quando avevo 12 anni e la cui mancanza continuo a sentire da allora, alla mia nonna Dora alla quale devo in particolare l’educazione dei Sentimenti e l’apertura verso la magia ed il Mistero… sarebbe lungo citarli tutti, ma ognuno di Loro in un modo o nell’altro, ha lasciato un segno che ha arricchito la mia anima, aiutandomi a costruire la persona che sono oggi. Arch. BB

Un’altra tipologia di lutto è quella del cosiddetto lutto cronico che comporta un vero e proprio blocco nella vita della persona che lo vive, a causa del dolore che irrompe in maniera devastante, ingabbiando chi lo vive in una prigione da cui non riesce a uscire. Questa situazione di lutto cronico porta chi lo vive a non agire più, la vita si paralizza e la persona sviluppa vissuti depressivi e di colpa, disillusione, senso di impotenza. Anche l’atteggiamento stesso, la postura, mostra dolore e sofferenza.

A livello clinico il lutto cronico rappresenta la deriva psicopatologica del dolore umano e “ragionevolmente normale” del lutto e delinea un profilo molto particolare di tipo clinico denominato “Sindrome da lutto persistente complicato” in cui uno dei problemi principali, oltre alla tristezza, al senso di mancanza, di inutilità e all’ansia, al nervosismo, alla depressione, alla perdita di progettualità e all’ossessione del ricordo e del mantenere vivo chi non c’è più, vi è spesso il senso di colpa.

In questi casi la necessità di un confronto competente e specialistico è necessaria.

Quest’epoca Covid-19 delinea quella che si configurerà sempre di più come la cosiddetta Sindrome del sopravvissuto, ovvero la sensazione di non meritare di vivere perché qualcuno che non meritava di morire se ne è andato.

L’espressione del lutto è uno degli elementi che apparentemente accomunano di più gli esseri umani. Pensare al dolore per una perdita, per un distacco, o per una morte sicuramente fa venire in mente l’immagine del pianto, dello struggimento, della disperazione. Eppure non è sempre così. Vi sono Infatti espressioni e manifestazioni di reattività diverse di fronte al lutto, ma non per questo meno profonde o meno dolorose.

Ci sono situazioni in cui chi subisce una perdita può inizialmente non mostrare particolari segni di sofferenza, ma al contrario sembrare addirittura distaccato o disinteressato al fatto grave che è successo, mostrando un grado di Self Control elevato.

Spesso si tratta di situazioni più apparenti che sostanziali, perché, se l’intensità del legame che legava la vittima alla persona vivente è forte, Il lutto rappresenta un trauma, un forte scossone psichico. Quando non si registrano delle evidenti reazioni nell’immediato si parla, in ambito Psicopatologico, di lutto congelato o ritardato. È una situazione nella quale l’affioramento del dolore è solo questione di tempo, come una sorte di bomba a orologeria che prima o poi scoppierà.

E questo avviene anche a distanza di anni: la conseguenza principale è che la persona si troverà da sola a vivere il dolore quando emergerà in tutta la sua dimensione e intensità, a volte convertendosi in malattia fisica.

Capita che per alcune persone la sofferenza sia doppia, perché in alcuni casi ad alcune persone il dolore per il lutto viene criticato o contestato. Ciò accade perché la sofferenza può essere giudicata eccessiva, o troppo prolungata, o addirittura non dovuta o non necessaria (chi soffre talvolta si sente dire “basta piangere, devi dedicarti alla vita”, oppure “dovresti piangere se fosse tuo marito o tua moglie, non quella persona”). Questo tipo di lutto viene chiamato lutto screditato.

Nelle situazioni di dolore un pensiero particolare lo voglio rivolgere ai bambini perché su di loro si riversano anche indirettamente le preoccupazioni o i dispiaceri di chi li circonda, in particolare i genitori che hanno il compito importante di costruire dei ponti invisibili di speranza e di fiducia. La morte nei bambini spesso può essere vissuta come una punizione per essersi comportati male, aver fatto dei capricci, tutto ciò è l’effetto del tipo di funzionamento cognitivo ed emotivo dei bambini piccoli. Ecco perché i bambini hanno bisogno di essere aiutati nel comprendere e guidati nell’attraversamento del lutto, che ha un trend un po’ diverso da quello dell’adulto.

A scuola ho iniziato a parlare di questo argomento con i bambini in occasione della festa dei nonni. Molti di loro hanno raccontato dei loro nonni viventi ma anche di quelli defunti; di cui conoscevano il nome e loro storia.

Purtroppo quest’anno per i problemi legati al COVID i bambini non hanno potuto condividere con le loro famiglie l’esperienza del lutto: salutare la persona defunta, partecipare al funerale, fare visita al cimitero, condividere il ricordo ascoltando dai genitori il racconto della vita della persona cara defunta.

Come insegnanti che hanno proposto per parecchi anni ai bambini della scuola dell’infanzia un progetto di death education possiamo affermare che le esperienze proposte sono state vissute con molta tranquillità e naturalezza; i bambini sono accompagnati a gestire la paura della morte, imparano a condividere le loro esperienze ed emozioni in un ambiente non giudicante.

Questa è la testimonianza di due maestre della Scuola dell’Infanzia, Marinella Salghetti e Laura Legrenzi, che hanno collaborato attivamente alla stesura del testo “Non ho più paura. Un percorso di Death education con i bambini” di Ines Testoni e Maddalena Fiorani Edizioni Messaggero Padova

https://www.edizionimessaggero.it/ita/catalogo/scheda.asp?ISBN=978-88-250-4399-0 Nel libro si notano sentimenti di umanità, sensibilità e pazienza emotiva, ed è da tutto questo che è nato il libro, che io consiglio di leggere.

Cosa manca dunque in questa situazione particolare che stiamo vivendo? Soprattutto quello che scrivevamo all’inizio: l’ultimo saluto. In molti casi addirittura nel periodo di marzo e aprile, quando i morti erano purtroppo ancor più numerosi, mancava lo sguardo, il vedere la salma.

Un potente meccanismo organizzatore, sviluppatore e ancor prima attivatore del complesso processo di elaborazione del lutto è proprio la vista, lo sguardo, il poter guardare la salma del proprio defunto. L’assenza della possibilità di vedere la persona deceduta rende più lento e più difficile l’attraversamento delle varie fasi del lutto.

Il lutto quindi è una realtà psichica e personale complessa. La perdita è fortemente connessa all’identità ed è per questo che spesso perdere una persona cara corrisponde al perdere il senso della vita.

Le restrizioni che oggi tentano di ridurre le possibilità di contagio impediscono anche la ritualistica collettiva (e in alcuni casi privata) che è necessaria per superare il dolore.

Ecco perché la ritualistica collettiva, oltre che essere una potente impalcatura per sorreggere la persona sofferente, diventa anche espressione di una collettività, contribuendo a far mantenere una sorta di ancoraggio alla propria storia, alla propria identità.

Uno dei rischi del Covid è proprio quello di spazzare via come uno tsunami vite, storie, passati, presenti e quindi futuri impedendo la costruzione di una base sana della spiritualità interiore…

“… e quindi mi tengo stretti i tuoi consigli…la vita è un idolo da scaricare…stasera chiudo gli occhi ma non dormirò…non dormirò…”(liberamente tratto dalla meravigliosa canzone “Nonno Hollywood” di Enrico Nigiotti, Sanremo 2018)

Ed è su questa frase così emozionante, commovente e nello stesso tempo costruttiva e rispettosa che mi congedo da voi lettori, per trovarci nuovamente qui tra 14 giorni. Io ci sarò.

Un disegno che racconta la morte, fonte Doriana Galderisi

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

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