🔻 Insegne architettoniche della Brescia medioevale🔺DAL GRUPPO G9

L'espressione dell'autogoverno politico nella città medioevale di Brescia, si polarizzò sulla Piazza del Duomo, ora Palo VI, nucleo politico e religioso soprattutto per la presenza della basilica invernale di Santa Maria de Dom , detta la Rotonda, e della Basilica estiva di San Pietro de Dom, sostituita nel Seicento dal Duomo Nuovo

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La Rotonda o Duomo Vecchio - foto Gloria Berardi

di Gloria Berardi – Nel mondo, l’Italia è il paese in cui sono presenti il maggior numero di piazze e fori storici, luoghi che si sono, nella gran parte, ben conservati e sono rimasti integri nel tempo.

Nelle città o nei piccoli borghi persistono armoniosi spazi urbani, per lo più medievali o rinascimentali, evidenti testimonianze della storia italiana.

Centro di convergenza degli interessi di un determinato territorio urbano, storicamente la piazza si può descrivere come uno spazio pubblico con un significativo pregio architettonico e urbanistico. Cuore della città, è il luogo eletto per rappresentare la presenza dominante delle pubbliche istituzioni, civili e religiose. La sua forma spaziale è delimitata dai principali monumenti cittadini, che esprimono le più significative memorie storiche e le fondamentali funzioni pubbliche.

Luogo di riunioni, spettacoli, sermoni, cerimonie, sfilate, ma anche spazio accreditato per gli scambi e per le attività commerciali, la piazza facilita da sempre i contatti e le relazioni della collettività, anche con il mondo esterno. Al suo interno confluirono momenti di storia civile, movimenti culturali, tendenze artistiche, cultura materiale, immaginazione collettiva, proiezioni simboliche, ritualità consolidate, tradizioni popolari e consuetudini comportamentali

L’espressione dell’autogoverno politico nella città medioevale di Brescia, si polarizzò sulla Piazza del Duomo, ora Palo VI, nucleo politico e religioso soprattutto per la presenza della basilica invernale di Santa Maria de Dom , detta la Rotonda, e della Basilica estiva di San Pietro de Dom, sostituita nel Seicento dal Duomo Nuovo.

Per la gente nel Medioevo era consuetudine incontrarsi e riunirsi in luoghi precisi a seconda delle circostanze o della classe sociale di appartenenza. Un punto di incontro comune a tutti era la chiesa, dove si potevano trovare allo stesso modo nobili o contadini, artigiani o viandanti. Il sacro edificio era la sede dove si tenevano le riunioni o le assemblee, rifugio in caso di pericolo e, nelle occasioni di festa, spazio ove si rappresentavano le storie della vita e Passione di Cristo.

Il Duomo Vecchio, uno dei più importanti esempi italiani di “rotonde”, in stile romanico lombardo, fu il polo attrattivo intorno al quale si organizzarono i successivi elementi architettonici pubblici che compongono la piazza.

La costruzione circolare è composta da due edifici distinti e sovrapposti: uno superiore è detto appunto “Rotonda” e sovrasta il secondo, la vecchia chiesa di San Filastrio, una cripta sotterranea appartenente al precedente edificio, identificato nei testi nella basilica di Santa Maria. All’esterno si può ancora notare la quota del primitivo livello della piazza, rifatto successivamente in epoca veneziana.

Entrando nell’architettura, colpisce la poca illuminazione e il distacco dai rumori esterni: ciò induce al silenzio ed al raccoglimento. La chiesa si rivela a misura d’uomo e pertanto ci si sente a proprio agio, liberi da condizionamenti, ma rispettosi del luogo. Gli occhi leggono la forma circolare della struttura: il cerchio é simbolo di protezione, difesa della città, dei suoi templi e tombe, per impedire a nemici o demoni di penetrarvi.

Sul sagrato della chiesa venivano allestiti grandi palchi dove si inscenavano feste e rappresentazioni, che potevano durare anche alcuni giorni. Arrivavano intere famiglie, accompagnate dagli animali domestici e provviste di giacigli, cibi e bevande. La piazza divenne il sito ideale per vendere, comprare e trattare, un mercato non solo per merci o per trattative finanziarie, ma anche luogo dove conversare e scambiarsi idee, mentre le prime assemblee comunali si svolgevano sotto una loggia di legno allestita di fronte l’antica San Pietro de Dom.

Tra la cattedrale estiva e la loggia lignea era collocato il Battistero: il sito è stato identificato da alcuni resti trovati nelle cantine degli edifici sul lato occidentale della piazza. Collocata sulla parete di una di esse c’è, in ricordo della struttura, una formella rotonda, raffigurante il Battista.

In origine il battistero era situato fuori dalla chiesa e solo chi riceveva il battesimo, che rappresentava un momento del passaggio, di transizione o di rinascita, poteva essere ammesso ad entrare nel luogo sacro.

In Lombardia sono presenti molti casi di accostamento tra una cattedrale e la prima sede del Comune. Determinante fu, per Brescia, la vicinanza alla cattedrale della sede del Vescovo, che in numerosi casi era anche giudice e autorità della città. Nel 1187 fu acquistato dai canonici un terreno necessario alla costruzione del palazzo del Comune, posto a settentrione della basilica cattedrale paleocristiana di San Pietro de Dom. Era un campo di forma rettangolare, “brolo”, racchiuso da un muro. Era la sede utilizzata dai Consoli come luogo dove si ascoltavano i testimoni, si dibattevano i processi e si pronunciavano le sentenze. L’idea del Comune era quella di edificare un padiglione loggiato ligneo con al centro una platea recintata, destinandola all’assemblea generale della città, oltre che a luogo deputato alla definizione di accordi e contratti.

La parte più antica del Broletto (cioè, appunto, spazio del “brolo”), si estendeva sull’attuale via Cardinale Querini. Costruito come sede del Comune di Brescia tra il 1223 e il 1227, consisteva in un corpo di fabbrica di impronta architettonica romanica con elementi gotici, che andava ad unire le preesistenti Torre del Popolo, o del Pègol (quella ancor oggi esistente), e la Torre dei Poncarali (verso est) che sarà più tardi capitozzata e inglobata nell’edificio. Sobrio e imponente l’edificio presenta, nella pulita facciata meridionale, pochi ma selezionati elementi decorativi, che rimarcano la autorevolezza ed il prestigio dell’istituzione comunale . La sobrietà delle murature dà risalto agli elementi antichi di reimpiego, per sottolineare, con l’introduzione di frammenti romani riutilizzati, il prestigio del luogo ove si esercitava il potere decisionale ed evocare l’illustre passato romano della città. Il portale d’accesso, ad arco leggermente acuto, ora presente come varco verso il cortile interno, si affacciava sull’attuale via Querini.

Il lato ovest sulla piazza, mostra la sua forma romanica a capanna con la Loggia delle Grida, una balconata utile per parlare al pubblico o urlare i proclami comunali, con accesso esterno da una piccola apertura ogivale.

Addossata a nord del Broletto si erge la citata Torre del Popolo, detta del Pegol, termine di origine dialettale utilizzato per indicare le povere mercanzie che si barattavano nello spazio sottostante. La torre civica, costruita nel secolo XI con pietra sbozzata e bugnata, esibisce un carattere solenne e severo. Coronata da una piccola cella campanaria, da cui si propagava il suono delle campane comunali, complementari a quelle del vescovo, oltre a scandire il tempo serviva a richiamare a raccolta la cittadinanza, soprattutto nei momenti di calamità. La corona merlata venne aggiunta in un periodo successivo e lo si intuisce dal diverso colore e fattura dei merli.

Alla fine del Trecento iniziarono i lavori per una nuova definizione della forma della piazza del Duomo, che raggiunse le attuali dimensioni solo dopo duecento anni.

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