Piano Cave, circoli Pd in rivolta contro la Provincia: anche Brescia Est chiede meno volumi
I circoli del Partito Democratico di Borgosatollo, Castenedolo, Mazzano, Montirone, San Zeno, Rezzato al presidente Samuele Alghisi (Pd) e al suo vice Guido Galperti: rivedere la proposta
Con una nota, infatti, anche i circoli del Partito Democratico di Borgosatollo, Castenedolo, Mazzano, Montirone, San Zeno, Rezzato chiedono al presidente Samuele Alghisi (Pd) e al suo vice Guido Galperti di rivedere la proposta, sottolineando che è “inaccettabile pensare che nel futuro si debba cavare ancora di più che in un passato che già ha lasciato tante ferite sul territorio”.
IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO
Come circoli del Partito Democratico della Zona Brescia Sud-Est riteniamo fondamentale esprimerci sul nuovo Piano Cave della Provincia di Brescia (settore sabbia e ghiaia), depositato in data 11/02/2021.
Il Piano, infatti, avrà un impatto significativo su una vasta porzione di territorio appartenente ad alcuni dei comuni che compongono la nostra Zona ed è un documento cruciale per le politiche ambientali e territoriali di questa vasta area a est del capoluogo. Un documento che più in generale segnerà radicalmente il territorio dell’intera Provincia per i prossimi decenni e che per questa ragione dovrebbe necessariamente tener conto di alcuni principi irrinunciabili quali sostenibilità, riduzione del consumo di suolo, economia circolare, tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Constatiamo purtroppo che la proposta di piano non tiene in dovuto conto questi principi, né la fragilità di un territorio già pesantemente impattato. Possiamo affermarlo sulla base di una attenta analisi di documenti, numeri, fatti.
Un semplice confronto con il vecchio piano (in vigore dal 2005 al 2018) evidenzia già un evidentemente sovradimensionamento dei quantitativi di sabbia e ghiaia che si prevede di cavare: a fronte di circa 35 milioni di mc scavati in 13 anni di vigenza del vecchio Piano, il nuovo ne prevede ben 46,2 milioni in 10 anni.
Per la nostra zona il piano è ancora più evidentemente sproporzionato, perché a fronte di 5,6 milioni di mc scavati in 13 anni, il nuovo piano ne prevede addirittura 13,8 milioni per i prossimi 10 anni: significa che si prevede che per anno si cavi più del triplo che nel passato!
Crediamo sia inaccettabile pensare che nel futuro si debba cavare ancora di più che in un passato che già ha lasciato tante ferite sul territorio.
Entrando più nel dettaglio del calcolo dei fabbisogni, le scelte fatte evidenziano una evidente inclinazione per una stima di quantitativi maggiori. Si utilizzano, ad esempio, dati riferiti allo sviluppo edilizio assolutamente superati dall’evoluzione di mercato avvenuta negli ultimi anni, si sottostimano i quantitativi di materiali alternativi da riciclaggio utilizzabili, così come le altre fonti alternative di materiale (es. terre e rocce da scavo, prelievo da dighe e corsi d’acqua, ecc.). La scelta di autorizzare l’escavazione di quantitativi di materiale notevolmente superiori al fabbisogno reale comporterà il fatto che le cave restino attive oltre la durata del piano, rimandando indefinitamente il loro recupero ambientale e ponendo i presupposti per l’escavazione di ulteriori volumi e l’autorizzazione di ulteriori ampliamenti futuri. Nel nostro caso tutto ciò rischia di ritardare ulteriormente l’allargamento del PLIS Parco delle Cave di San Polo e Buffalora oltre i confini della città di Brescia, mettendo a rischio l’effettiva realizzazione di una vasta fascia di mitigazione ambientale attorno al capoluogo e pregiudicando le azioni che alcune Amministrazioni dei comuni dell’hinterland stanno intraprendendo in tal senso.
Relativamente alla nostra zona, già interessata da un grande numero di siti estrattivi, il cui volume escavato nel periodo 2005-2018 è pari al 16% del totale escavato nell’intero territorio provinciale.
Crediamo perciò assolutamente necessario che il piano venga radicalmente rivisto, perché possa rispondere finalmente alle aspirazioni dei nostri cittadini e territori di avere uno sviluppo finalmente sostenibile e attento alla qualità della vita.
Per fare questo è necessario non aggiungere ulteriori volumi scavabili rispetto a quelli già autorizzati, né nuove aree ora agricole.
Ci appelliamo al Presidente ed ai consiglieri provinciali perché ascoltino le motivazioni che, insieme a molti portiamo: siamo ancora in tempo per riscrivere un piano che guardi al futuro.
Nella foto i numeri dell’escavato nel piano passato e quella che è la nuova previsione
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