❤️ Lautari, a Pozzolengo una comunità aperta per aiutare le vittime delle dipendenze

La cooperativa Lautari fu fondata nel 1992 da Giovanni Bonomelli. L'idea di fondo era quella di aiutare ragazzi “smarriti” nel mondo della droga in un momento in cui la società e le istituzioni non sapevano come intervenire in aiuto loro e delle famiglie

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La cooperativa Lautari fu fondata nel 1992 da Giovanni Bonomelli. L’idea di fondo era quella di aiutare ragazzi “smarriti” nel mondo della droga in un momento in cui la società e le istituzioni non sapevano come intervenire in aiuto loro e delle famiglie. Lautari è una comunità terapeutica gratuita di orientamento pedagogico riabilitativo, specializzata nella disintossicazione e nella riabilitazione delle persone con dipendenze. Dopo la scomparsa del fondatore è diventato presidente della comunità il figlio Andrea, che ha preso le redini della comunità ancora molto giovane ma già con le idee chiare sui cambiamenti necessari da fare per proporre ai ragazzi una terapia innovativa, aggiornata agli studi e alle sperimentazioni mediche più attuali e adeguata al reinserimento nella società.

“Interveniamo sui ragazzi con un’impronta umanistica, la persona è al centro del percorso terapeutico, consideriamo questo approccio come la condizione necessaria per migliorarne la qualità di vita – commenta Andrea Bonomelli-. L’obiettivo principale della Lautari è la completa riabilitazione della persona grazie all’acquisizione di un nuovo stile di vita fondato sui valori di autonomia, responsabilità, tolleranza, partecipazione, solidarietà, fiducia e autostima. Siamo impegnati a costruire una rete con le Associazioni del privato sociale e diamo molta importanza anche al lavoro psico-educativo svolto dalla famiglia. L’acquisizione di questi valori fa sì che la persona una volta terminato il percorso riabilitativo possa reinserirsi in maniera naturale nel tessuto sociale, familiare e lavorativo”.

Comunità Lautari di Pozzolengo, foto da ufficio stampa

La comunità fa in modo che gli ospiti siano impegnati in attività lavorative, perché li aiuta a sviluppare maturità, autonomia, senso di responsabilità, capacità di realizzazione in modo da renderli protagonisti e artefici dei cambiamenti del proprio stile di vita.

Per il recupero vengono privilegiate attività artigianali come i lavori di falegnameria e restauro, di officina meccanica e di cantiere edile. I ragazzi curano anche i cavalli dell’allevamento, l’attività vitivinicola e la gestione della cantina perché favoriscono il contatto sociale, li aiutano a imparare un mestiere, gettando così le basi per opportunità lavorative durante la fase di reinserimento sociale.

Questo percorso pedagogico-riabilitativo fondato sul lavoro stimola nei ragazzi un aggancio costante alla realtà e un senso di responsabilità. Essendo il percorso riabilitativo completamente gratuito per le famiglie, i proventi del lavoro costituiscono anche una fonte di autofinanziamento per la conduzione e gestione della comunità.

La comunità è abilitata al funzionamento dalla Regione Lombardia, ma non percepisce alcun finanziamento pubblico per una precisa scelta del fondatore, che intendeva sperimentare percorsi riabilitativi ad hoc.

Per questo motivo la comunità ha bisogno di autofinanziarsi e fa appello alla generosità e sensibilità dei cittadini. Principale fonte di finanziamento per la comunità sono le donazioni una tantum o con pianificazione periodica che la gente fa ai banchetti allestiti dai ragazzi dei Lautari in ogni città d’Italia, attività di raccolta fondi che rientra nell’attività riabilitativa “prevenzione e informazione”.

Questi lunghi mesi di pandemia hanno limitato le iniziative di contatto con i cittadini realizzate attraverso i banchetti di informazione e raccolta fondi, riducendo sensibilmente il volume delle donazioni e pesando molto sull’economia della comunità. Per superare le difficoltà il patron della Comunità, Andrea, e il suo staff hanno puntato su progetti solidali che i ragazzi hanno proposto al pubblico con il telemarketing: ricordiamo tra questi la vendita delle colombe pasquali create dallo chef Andrea Mainardi, le bottiglie solidali e il progetto “Una vite per la vita”.

L’intuito di Andrea e della grande famiglia dei Lautari ha permesso alla comunità di fronteggiare un periodo duro e difficile come questo, acuito anche dagli effetti della pandemia, che ha fatto emergere un forte disagio psicologico tra le fasce di popolazione più giovane ed ha aggravato le condizioni di chi già viveva una condizione di fragilità.  Per affrontare questi nuovi fronti di disagio Andrea Bonomelli lancia perciò un nuovo appello alla solidarietà per offrire risorse adeguate ai nuovi progetti su cui sono impegnati i Lautari. “Stiamo assistendo anche a un trend preoccupante di suicidi legati alla perdita di lavoro – spiega Andrea Bonomelli – Nel 2012 abbiamo ideato il “Progetto salvagente” per aiutare chi ha perso il lavoro o si trova in un momento difficile della propria vita. In questo modo puntiamo a prevenire le dipendenze ed evitare i suicidi, accogliendo in comunità persone adulte e aiutandole a reintegrarsi nel mondo del lavoro e nella società”.

ARTICOLO PUBLIREDAZIONALE

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