“Quando passa Nuvolari ognuno sente il suo cuore vicino”: con la 1000 Miglia torna in pista la speranza | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

Che emozione! Ho ancora negli occhi le immagini di questa trentanovesima edizione della 1000 Miglia, ovvero un’edizione che si è inserita in un contesto generale in cui la voglia di ripartire è grandissima. Non l’avete vissuta così anche voi?

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Doriana Galderisi, opinionista BsNews

di Doriana Galdrisi* – Che emozione! Ho ancora negli occhi le immagini di questa trentanovesima edizione della 1000 Miglia, ovvero un’edizione che si è inserita in un contesto generale in cui la voglia di ripartire è grandissima. Non l’avete vissuta così anche voi?

Noi tutti infatti abbiamo desiderio di riprendere la guida delle nostre vite e quest’edizione pressoché insperata della 1000 Miglia in pandemia ha contribuito a trasformare la speranza in realtà.

A rendere la ripresa tangibile e concreta, a percepire che le nostre vite si stanno normalizzando è il tornare a vivere eventi della nostra tradizione, in calendario da anni. Sono appuntamenti, quelli della tradizione, che dettano il passo della nostra quotidianità personale e sociale e che contribuiscono anche all’identità di una comunità. La gara automobilistica 1000 Miglia è sicuramente una delle iniziative di tradizione più cara ai bresciani e che ha reso Brescia famosa nel mondo.

Lo scorso anno la pandemia non permise alle auto storiche della 1000 Miglia di scaldare i motori nel mese di maggio. Il rally automobilistico “slittò” ad ottobre, ma non fu la stessa cosa, fu qualcosa di diverso, non si trattò di un evento vissuto dalla nostra città come, appunto, da tradizione e il tutto, in fondo, ebbe un’eco sommessa.

Quest’anno, al contrario, la 1000 Miglia si è ripresa il podio, seppur con qualche settimana di ritardo. Come “d’abitudine” le auto si sono messe in viaggio da viale Venezia, all’altezza dei giardini Rebuffone.

L’attesa, la partecipazione e anche la curiosità per il rally Freccia Rossa si sono avvertite già almeno 10 giorni prima dell’avvio della gara: la città era in fermento e si respirava quell’aria festosa che accompagna l’arrivo di tanti vip e turisti da tutto il mondo. Turisti e personalità accolti al meglio dai locali hotel, bar, ristoranti, che si sono letteralmente, fatti in quattro.

Uno dei momenti più interessanti di questa gara d’auto è sicuramente la partenza delle auto, preceduta dalla passerella dei piloti che noi vediamo in alta uniforme e, come direbbe mia nonna, “tirati a lustro”, con un outfit appropriato per questa esibizione, accanto alle loro auto, modelli rari e preziosi.

Ancora più appassionate è però aspettare le auto e gli equipaggi al loro ritorno, dopo i 1600 chilometri di percorso, andata e ritorno Brescia-Roma.

Piloti e navigatori sono spesso irriconoscibili, al punto che si fa fatica a capire che sono gli stessi della partenza.

All’arrivo, infatti, quegli stessi uomini, o donne (perché ci sono state donne al volante) appaiono stravolti, bagnati (perché classicamente i giorni di maggio della 1000 Miglia sono all’insegna della pioggia), pallidi, a volte feriti, perché eventi avversi come incidenti o simili accompagnano di tradizione questa gara.

La 1000 Miglia è un’esperienza sportiva di altri tempi, dove uomo e mezzo sono in sinergia: il corpo di chi guida e l’automobile viaggiano all’unisono e tale aspetto mi ha sempre fatto riflettere.

In effetti la Freccia Rossa non è soltanto un evento sportivo, culturale o storico, ma è anche una sorta di evento psicologico e psicosociale. Infatti, se mi soffermo a riflettere su quali siano le caratteristiche che rendono tale e peculiare un rally automobilistico, osservo come   nella 1000 Miglia vi si può leggere, letteralmente la metafora dell’esperienza dell’attraversamento del viaggio pandemico, quel viaggio tremendo che tutti abbiamo dovuto compiere e che non è ancora terminato.

Quali sono i fattori che creano questa similitudine?

Innanzitutto la velocità, il pericolo e la presenza della morte. Questi sono i primi fattori tipici di una corsa. Forse per la 1000 Miglia, a differenza dei rally o dei Gp, non si può esattamente parlare di velocità ma di pericolo sì: è il pericolo legato alla poca modernità del veicolo e quindi dei mezzi tecnologici in supporto a chi guida.

Il binomio velocità e pericolo ha caratterizzato anche la “nostra” pandemia, che, infatti si è propagata molto rapidamente, portando con sé la necessità di continui cambiamenti e riadattamenti che sono stati messi in atto a… velocità supersonica!

Ma un pilota di rally, come del resto tutti noi in pandemia, deve gestire molti elementi ambientali, emotivi, esterni e prendere rapidamente tante decisioni e soprattutto corrette!

Un pilota infatti deve evitare collisioni, gestire i dati su mappa o navigatori, concentrarsi sul percorso. E in pandemia?

In pandemia è accaduto lo stesso, poiché siamo stati bombardati da informazioni e dati ai quali prestare molta attenzione e tra cui riuscire a selezionare le informazioni rilevanti per non “andare a sbattere” contro il contagio o sbandare nell’ansia.

Questa pandemia Covid-19 è stata lunga, continuativa, non ci ha concesso tregua, proprio come durante una competizione: il pilota infatti, durante la gara, non può fermarsi un momento, deve sempre essere, letteralmente, in pista! Similmente noi tutti, nel momento in cui ci siamo trovati sulla barca pandemica, vi siam dovuti rimanere in modo continuativo, sempre all’erta e vi dovremo restare finché il virus non sarà definitivamente sconfitto.

Ma le similitudini tra il rally automobilistico e la pandemia non sono finite: nelle gare automobilistiche un ruolo rilevante è giocato dallo stress, che è di tipo fisiologico, psicologico e pure termico: gli alti livelli di concentrazione, attenzione, la fatica, l’autocontrollo, il dover restare costretti in abitacoli molto piccoli e all’interno di indumenti previsti per questo tipo di gara ma non propriamente confortevoli rendono molto stressante e debilitante questa esperienza per il pilota. È un po’ quello che ci è successo in lockdown, dove, per altro, le ristrettezze abitative e le condizioni di limitazione hanno “surriscaldato” i nostri pensieri ed emozioni.

E per concludere una forte enfasi va messa sulla quantità di sforzo fisico, contrapposto alla forza di gravità che un pilota d’auto sportiva deve sostenere. Egli deve infatti esercitare un’intensa forza muscolare per governare il veicolo e impedire sbandamenti. È proprio quello che abbiamo vissuto in pandemia, dove la fatica per “tenere la barra dritta” sia a livello fisico, cercando di mantenere la routine e di non cedere alla tentazione di mollare, cercando di perpetrare abitudini corrette e impostarne di nuove e sane, sia a livello psicologico, per non cedere alla paura, all’angoscia, allo scoraggiamento, allo shock.

In pandemia la forza di gravità era rappresentata dalla possibile caduta verso la disperazione, l’angoscia, la depressione e la paura fuori controllo.

Quindi… sulle note di Lucio Battisti: “Sì viaggiare/evitando le buche più dure/senza per questo cadere nelle tue paure”. BENTORNATA 1000 MIGLIA

Grazie per l’attenzione, appuntamento tra 15 giorni.

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

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Ultimo aggiornamento il 14 Ottobre 2023 15:37

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