🔻 Luoghi per le donne: Monastero Buon Pastore e chiesa di Santa Maria della Carità a Brescia 🔺DAL GRUPPO G9

Ho un ricordo ancora vivo di quando, a cinque anni, con mia madre, che teneva in braccio mio fratello neonato, salivamo sull' autobus, chiamato ancora “filovia” in memoria dei mezzi da poco aboliti, per “andare in città”, intendendo il centro di Brescia...

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Chiesa di Santa Maria della Carità - facciata, foto da Gruppo G9

di Gloria BerardiHo un ricordo ancora vivo di quando, a cinque anni, con mia madre, che teneva in braccio mio fratello neonato, salivamo sull’ autobus, chiamato ancora “filovia” in memoria dei mezzi da poco aboliti, per “andare in città”, intendendo il centro di Brescia.

Corso Zanardelli era il nodo principale degli arrivi degli autobus: il via vai della gente e quel luogo poco conosciuto mi incuriosivano sempre. Una breve camminata e, prima dell’ingresso della “bocca nera” del tunnel sotto il Cidneo, giravamo a destra, in una via con case vecchie e silenziose: via Musei, una delle strade più antiche di Brescia, sul tracciato del decumano romano. All’ inizio della via si entrava in un edificio attraverso una porticina oltre la quale si apriva un piccolo vano, con una finestrella in legno chiusa. Mia madre bussava e, dalla parte opposta, al di là di una grata, si presentava una suora di clausura, che le dava un sacchetto di ritagli di Ostie, che venivano utilizzate come alimento per la preparazione delle pappe dei neonati.

Allora come ora, quello che fu il complesso monastico del Buon Pastore, sorge ai piedi del Cidneo, a fianco della chiesa di Santa Maria della Carità (detta anche, appunto, del Buon Pastore).

Dopo il restauro effettuato nel corso del 1999, il convento, fino a poco prima abitato dalle suore di clausura, ha ospitato una delle sedi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ( ora in trasferimento nel nuovo campus a Mompiano).

Il complesso edilizio che occupa una superficie lorda di 4.500 metri quadrati, si nasconde dietro una semplice e rigorosa facciata su via Musei, già Contrada della Salute. La struttura tuttora visibile fu edificata sopra i resti di una casa carolingia e di murature medioevali, ed include una parte di edificio, con porticato e sovrastante loggiato, risalente alla prima metà del Seicento, con successive aggiunte e completamenti dell’Ottocento e Novecento.

Già nel XVI secolo questi spazi avevano visto un cambio d’uso, da edificio civile a religioso, con l’istituzione del “Conservatorio della Carità” o anche “Santa Maria della Carità” (titolo conservato dalla chiesa).

Ciò avvenne grazie al lascito della contessa Laura Gambara Secco d’Aragona nel 1537.

Il fine era accogliere e difendere le giovani dei ceti più umili, vittime di violenza e povertà soprattutto dopo il drammatico “sacco di Brescia” (1512) che vide le feroci scorribande dei soldati francesi, vincitori sull’armata veneziana. L’iniziativa generosa di una donna nei confronti di altre donne.

Chiamato poi come “Casa delle Convertite”, il monastero nel 1878 sarà soppresso ed il patrimonio passò all’Istituto delle Pericolanti fino al 1898.

Nel 1901 venne trasformato da luogo di assistenza e carità in luogo di contemplazione e preghiera istituendo il Monastero di clausura.

Per i bresciani, compresa la mia famiglia, era semplicemente il luogo abitato dalle suore che “facevano le particole”.

La chiesa adiacente di Santa Maria della Carità, forse più conosciuta come «chiesa del Buon Pastore», completò l’insieme degli edifici legati al monastero.

La chiesa attuale venne progettata dall’architetto Agostino Avanzo ed edificata con il significativo contributo economico della popolazione tra il 1640 e il 1655: la fabbrica si sovrappone alla chiesa precedente, fondata nel 1532 e dedicata a Maria Maddalena.

La facciata, prospiciente uno slargo denominato popolarmente “Piazzetta della Carità”, si presenta con linee semplici e sobrie, quasi in contrasto con l’interno riccamente decorato: è scandita da lesene, doriche nell’ordine inferiore e corinzie in quello superiore e decorata con gli affreschi monocromi raffiguranti statue di Virtù. Il portale è affiancato da due belle colonne di granito nero provenienti dall’antica cattedrale estiva di San Pietro di Dom, ma prima ancora collocate nel Foro Romano. Il portale è coronato da un timpano curvilineo spezzato in cui si inserisce una statua della Madonna di Loreto, realizzata in marmo di Efeso, anch’esso recuperato da ruderi di età romana. Sopra il portale d’ingresso si apre un grande finestrone rettangolare, ai lati del quale sono due statue in marmo, a sinistra l’ “Angelo con giglio” di Antonio Ferretti e a destra l’ “Angelo con la Santa Casa” di Alessandro Calegari.

Corona l’intera facciata, un timpano triangolare, alle spalle del quale si eleva una cupola ottagonale con lanterna.

L’interno presenta una pianta ottagonale, dominata dal grande altare maggiore, che ospita l’affresco strappato della “Madonna dell’Albera”, immagine miracolosa qui traslata nel 1655. Questo altare si appoggia ad un grande involucro cubico in legno e marmo dentro il quale è custodita la riproduzione della Santa Casa di Loreto.

Nel 1730 sempre grazie agli aiuti economici del popolo bresciano, la chiesa verrà restaurata in modo importante diventando un luogo di culto dalla sfarzosa decorazione barocca, unica nel panorama delle chiese cittadine, con opere ad affresco di Carlo Molinari, Ferdinando del Cairo, Giacomo Antonio Boni ed altri; nonché tele di Antonio e Bernardino Gandino e Francesco Paglia. Splendido il pavimento a intarsio marmoreo di Agostino Maggi, posato nel 1755.

La presenza di uno spazio mistico come quello della rappresentazione della Santa Casa di Loreto ha implicazioni che toccano la vita concreta di tutti: casa significa famiglia e accoglienza della vita, significa relazioni primordiali e intergenerazionali, casa significa vita concreta e quotidiana. Entro la Santa Casa è collocata una particolare raffigurazione di Maria: il suo volto di legno scuro ha un valore simbolico misterioso anche per gli esperti, che lascia spazio a diverse interpretazioni. Le Madonne Nere, come questa, sono tra le immagini più sacre della Chiesa Cattolica e sostituiscono i culti primigeni della Grande Madre, divinità femminile legata alla fecondità della terra, alla fertilità, alla sessualità e all’alternarsi delle stagioni. La Madonna Nera viene citata anche nella Sacra Scrittura e, nello specifico, nel Cantico dei Cantici: Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme […]. Non state a guardare che sono bruna, poiché mi ha abbronzato il Sole. (Cantico dei Cantici 1, 5-6). In questo caso, il Sole rappresenta la figura di Dio.

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ARTICOLO A CURA DEL GRUPPO G9

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