Sport e pandemia: come la fenice risorge dalle proprie ceneri e… riluce di medaglie d’oro! | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

La notizia per eccellenza, anzi proprio LA notizia dell’estate 2021 è che lo sport ha battuto la pandemia: le olimpiadi e le paralimpiadi hanno stupito per la qualità delle performance degli atleti che hanno riempito di ori il medagliere italiano

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Doriana Galderisi, opinionista BsNews

di Doriana Galdrisi* – La notizia per eccellenza, anzi proprio LA notizia dell’estate 2021 è che lo sport ha battuto la pandemia: le olimpiadi e le paralimpiadi hanno stupito per la qualità delle performance degli atleti che hanno riempito di ori il medagliere italiano.

E’ l’esito (purtroppo non ancor definitivo) di una dura lotta tra sport e virus, che è stata lunga e disperante: all’inizio e per molti mesi il mondo sportivo, professionale, dilettantistico, amatoriale sembrava fosse stato messo del tutto al tappeto dalla forza travolgente del Covid-19 e di tutto ciò che ha comportato. Per lunghissimo tempo palestre, piscine, impianti, scuole, insomma tutti i luoghi di allenamento e di agonismo, sono stati chiusi, nella totale incertezza non solo del quando avrebbero riaperto, ma addirittura del se si sarebbe giunti ad una nuova ripartenza.

Incertezza per atleti, trainer, allenatori ma pure tutti noi, poiché la pratica sportiva era ormai entrata nella nostra vita quotidiana, piccoli, adulti e anziani. Questo stop totale, dagli esercizi professionali preparatori per le competizioni alle corsette mattutine delle persone comuni, ha rappresentato un ulteriore elemento di malessere e, non di rado, di malattia.

Perché lo sport interseca tanti ambiti vitali: si trova in quello medico e in quello relazionale, in quello sociale e in quello psicologico senza dimenticare quello fisiologico e pure culturale e formativo. La scienza lo attesta: praticare sport, a qualsiasi livello, produce ben d’essere, che non è mero benessere, bensì un effetto di sentirsi bene a tutto tondo.

E’ per questo che durante i lockdown abbiamo assistito a strategie variegate per riuscire a non rinunciare del tutto al movimento, dai salotti che diventavano piccole palestre alle  scale dei palazzi da per-correre su e giù per non perdere del tutto l’allenamento. Questo ha contribuito a contrastare la “pandemic fatigue” e anche gli effetti prolungati del contagio e della patologia da Covid-19, che si presentano sotto forma di uno stato mentale confuso, annebbiato.

Del resto sport e pandemia hanno diversi aspetti di collegamento tra loro, primo fra tutti la centralità del corpo: la pandemia colpisce in primo luogo il corpo e nell’attività motoria il corpo ha un ruolo centrale. Ma la pandemia colpisce duramente pure la mente, anche di chi non ha sviluppato la patologia ma ne vive le conseguenze (di ogni genere: affettive, lavorative, sociali, relazionali…) e l’ambito sportivo non è stato esente da difficoltà psicologiche, tant’è che uno dei Dpcm della primavera 2020 forniva indicazioni relative proprio al supporto da dare agli sportivi da parte di psicologi professionisti.

E questo supporto si è rivelato essenziale al di là di ogni aspettativa, come hanno dimostrato le eccellenti prestazioni degli atleti olimpici e paralimpici, Italiani in testa ma anche bresciani. Eh sì, la Leonessa si è distinta e continua a farlo: pensiamo solo a Vanessa Ferrari o al velocista Marcell Jacobs, che sabato 25 settembre è stato festeggiato con tutti gli onori all’inaugurazione della pista di atletica di Sanpolino intitolata alla campionessa Gabre Gabri.

Quella cerimonia ha un po’ sancito il culmine di un percorso che il Comune ha portato avanti con successo dalla ripresa delle attività sportive ad oggi e simbolicamente coronato dai successi olimpici bresciani. “Sarebbe bellissimo che un giorno non lontano futuri campioni e campionesse bresciani uscissero dai vivai giovanili che oggi stiamo proponendo ai nostri giovani”, ha dichiarato poche settimane fa il consigliere comunale con delega allo sport Fabrizio Benzoni, presentando i corsi di attività motoria organizzati dal Comune per scolari e studenti.

Quei corsi sono stati un ulteriore tassello dello sforzo delle istituzioni locali per aiutare gli sportivi di ogni età a riprendere le attività dopo gli stop forzati: dai corsi estivi al parco per adulti e anziani all’iniziativa “facciamo fuori lo sport” per coinvolgere e agevolare anche associazioni e enti sportivi, l’impegno a Brescia non si ferma e i risultati continuano ad arrivare, come dimostra la vittoria di domenica scorsa di Sonny Colbrelli. Il ciclista bresciano ha vinto infatti la Parigi-Roubaix dopo gli ori agli Europei.

Insomma, tutti questi successi confermano che un aiuto psicologico è irrinunciabile per combattere i pensieri pessimisti, le insicurezze e le ansie di non riuscire a riprendere. I lockdown hanno permesso agli psicologi di lavorare con persone del mondo dello sport che non erano più sottoposte allo stress dettato da ritmi frenetici, al pressing continuo di tifosi, allenatori, sponsor, media….

E’ stato così verificato come la psicologia sia non solo una risorsa in ambito sportivo, ma pure un fattore di potenziamento. Viceversa lo sport ha confermato, ancora una volta, quanto sia essenziale per la tenuta, per trovare soluzioni creative ai problemi: lo sport insomma si è rivelato non solo un fattore di resilienza, ma pure una componente essenziale per sviluppare l’elemento dell’anti-fragilità, termine che include sì la capacità di reggere ma anche quella di andare avanti in contesti complessi e inaspettati.

Alla ripartenza delle competizioni si è manifestata l’efficacia di questo speciale training di era pandemica: gli atleti, soprattutto quelli ad alto livello, stavano bene e vincevano, perché erano riusciti curare degli aspetti, come per esempio la capacità di concentrazione, di controllo dei tempi e delle proprie reazioni fisiche, che nelle “normalità” sono considerati marginali ma che invece fanno la differenza, soprattutto laddove un nanosecondo in più o in meno determina  la vittoria o sconfitta. Si tratta del cosiddetto “fattore 1%”, cioè la teoria del “marginal gains effect” (teoria dei guadagni marginali) studiata da Dave Brailsford e che si può sintetizzare in una strategia di miglioramento globale e stupefacente delle performance derivante dalla somma di piccolissimi miglioramenti.

Un altro fattore interessante è legato all’assenza di pubblico: alla prima ripresa (e parzialmente ancora oggi) alle gare e alle partite i tifosi non erano presenti a far sentire, letteralmente, la propria voce al campione o alla squadra del cuore. Ebbene, a differenza di ciò che si pensava, questo non ha granchè influito sul livello delle prestazioni.

Tale fenomeno si allinea alle tesi di alcuni studiosi che tendono a ridimensionare l’importanza della presenza della tifoseria e che mettono invece l’accento sulla necessità di massima concentrazione su di sé.

Tutto ciò vale molto per gli alti livelli e soprattutto per le persone adulte, poiché per bambini e adolescenti il ragionamento è un po’ differente e più delicato. Eliminare ogni tipo di attività sportiva amatoriale e dilettantistica per i minori ha significato una seria compromissione del loro sviluppo fisico e psichico. Sono infatti venuti meno quegli aspetti di socializzazione, divertimento, relazione che la pratica sportiva comporta e che costituiscono spesso l’aspetto preponderante per i ragazzi: andare ad allenamento piace prima di tutto perché implica l’uscire di casa, spesso in autonomia di trasporto, l’incontro con i propri amici e compagni di squadra; la gara, la  partita, tutto sommato contano meno.

Senza questo mondo i minori si sono trovati nel vuoto relazionale, nella solitudine, nella noia, dell’abulia. E le conseguenze di ciò sono oggi sotto gli occhi di tutti: ne sono usciti non male i ragazzi più fortunati, quelli cioè che vivono in famiglie accoglienti, attente e non particolarmente fragili dal punto di vista economico. Chi invece già prima della pandemia viveva in un contesto familiare, sociale, scolastico problematico, privato pure dell’attività sportiva si è smarrito e ancor’oggi fatica ad uscire dalla selva oscura, a ritrovarsi e, a volte, trova un elemento di ingannevole supporto nell’alcol e nella violenza.

Per questi ragazzi, ma anche per tutti noi, è essenziale trovare oggi opportunità, anche sportive, per riprendere in mano la propria vita.

Grazie per l’attenzione, vi aspetto tra quindici giorni per il prossimo argomento.

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

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