Prima era tutto un via-vai, oggi è tutto un wi-fi… | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

Come la tecnologia e la rete possono migliorare le nostre vite...

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Doriana Galderisi, opinionista BsNews

di Doriana Galdrisi* – In tempo di pandemia abbiamo sperimentato un’immersione totale nella rete e nel mondo digitale; la tecnologia è stata l’attrice principale dei cambiamenti globali e personali e tutti noi, per forza o per amore, abbiamo dovuto adeguarci, facendo on line tutto ciò che prima facevamo di persona: abbiamo seguito spettacoli, conferenze, lezioni on line, abbiamo lavorato, giocato, acquistato, fatto ginnastica attraverso la rete, ci siamo curati con la telemedicina. E tanto altro ancora…

Tutto ciò ha avuto dei risvolti negativi, molto evidenti sui minori che oggi si trovano a fare i conti con un profondo disagio, ma ci sono state anche delle conseguenze positive che, dopo due anni di esperienza, dobbiamo cogliere e valorizzare come delle opportunità di miglioramento. Nello specifico è importante acquisire le potenzialità offerte dalla tecnologia e dal digitale almeno in due settori fondamentali delle nostre vite: nel mondo del lavoro, con lo smart working, e in quello della scuola, con quella che è stata chiamata dapprima Didattica a distanza (Dad) e ribattezzata poi con un termine più consono: Didattica digitale integrata (Did).

Per quel che riguarda la scuola ottimi spunti di riflessione sono emersi dall’incontro de “La scienza di eccellenza” dello scorso 11 marzo dedicato proprio alla didattica del post pandemia, al quale sono intervenuti: la professoressa Mariachiara Passolunghi, dell’università di Trieste e molto conosciuta per le sue ricerche sulla mente e la matematica; il professore Luciano Tonidandel, dirigente scolastico del liceo scientifico Copernico, con la vicepreside Antonella Malvicini e il professore Bianco, animatore digitale dell’istituto. Con loro l’assessora alle politiche giovanili del Comune di Brescia Roberta Morelli, per ricordare anche che questo ciclo di incontri ha il Patrocinio del Comune.

L’appuntamento è pubblicato come sempre sul mio canale Youtube e oggi riprendo alcune idee emerse in quell’occasione, nello specifico quella di riuscire a cogliere le migliorie che la Dad ha apportato, al fine di sviluppare al meglio le modalità della didattica del domani.

La tecnologia in realtà era già entrata nelle aule nel 2015 con la “buona scuola” di Renzi e il piano nazionale della scuola digitale (Pnsd), eppure la pandemia ha colto impreparato tutto il settore della formazione e dell’educazione, che ha dovuto affrontare molte difficoltà, tra cui la non adeguata formazione dei docenti, la carenza di strumentazione sia nelle aule sia nelle famiglie, le problematiche di attenzione e di apprendimento che si sono manifestate.

Dopo oltre 2 anni di esperienza però oggi è possibile sviluppare un modello didattico integrato e funzionale, sfruttando la tecnologia e ciò che abbiamo dovuto imparare in emergenza. I piani di formazione futuri devono quindi tener conto del dato di fatto e allineare la didattica attuale e futura alle diverse modalità dei processi di apprendimento: oggi quasi tutti abbiamo gli strumenti, li sappiamo usare più o meno bene e sappiamo gestire le informazioni e le comunicazioni.

Come ha sottolineato anche l’assessora Morelli nell’incontro sopra citato, la Dad ha offerto la possibilità di confrontarsi con la tecnologia sia per i docenti per i ragazzi e adesso si tratta di mettere a frutto l’esperienza, per arrivare ad un benessere digitale a tutto campo: nella scuola, certo, ma anche nel lavoro, nello svago e nella cultura. Si tratta insomma di accettare che la tecnologia è ormai parte della nostra vita e non demonizzarla bensì sfruttarne le potenzialità e la comodità.

In altre parole, la pandemia ci ha imposto un assaggio di un tipo di vita virtuale anticipando ciò che tempo fa Marc Zuckerberg definì, prevedendola come molto vicina, l’era del metaverso.  Con metaverso si intende un mondo completamente on line, parallelo a quello in cui viviamo, dove le persone sono rappresentate da avatar. Nel metaverso sarà possibile svolgere tutta una serie di attività, dal relazionarsi al formarsi, dall’acquisto allo sport, in modo completamente on line.

La pandemia è stata una sorta di palestra del metaverso: non abbiamo scelto noi di andare in questa palestra, siamo stati scaraventati a forza e abbiamo dovuto adeguarci, rivoluzionando completamente la nostra vita. È stato un cambiamento che ha chiamato in causa tutti, anche gli anziani che, seppur con molta difficoltà, hanno iniziato ad usare la tecnologia per non restare tagliati fuori dal mondo, in primis dalla famiglia ma anche dalla relazione con il proprio medico.

Tutto questo oggi va affrontato facendo tesoro dell’esperienza, come ci ha ricordato la vicesindaco del Comune di Brescia Laura Castelletti durante il ventottesimo incontro, lunedì 21 marzo, de “La scienza di eccellenza”, dedicato proprio alla vita tra tecnologia, virtuale, digitale al tempo del Covid-19. Insieme alla vicesindaco vi erano ospiti Giuseppe Lavenia, presidente dell’associazione nazionale dipendenze tecnologiche e cyberbullismo e Mauro Lucchetta, Sport & Esports Mental Trainer.

Tutti gli interventi hanno apportato notevoli spunti di riflessione (che invito a riprendere guardandolo on line sul mio canale Youtube) e da tutti è emerso unanime il parere che la rete e la tecnologia oggi sono ineludibili, sono realtà onnipresenti nelle nostre vite, con un impatto mentale, cognitivo e psico-relazionale notevole. E, quindi, vanno affrontate con sapienza, intelligenza, elasticità e creatività.

Per adattarsi al funzionamento della tecnologia la nostra mente rimodula le proprie funzioni cognitive, con ricadute sì negative ma pure positive. Le più evidenti sono state, fino ad ora, quelle negative: dapprima il rischio di demenza digitale, come sottolinea il neuropsichiatra Manfred Spitzel, cioè di meno capacità di elaborazione degli stimoli oltre che di attenzione, poiché quando la mente è connessa si attivano meno sia i neuroni a specchio (relativi alla relazione vis-à-vis) sia quelli Gps (responsabili del senso del luogo). C’è, inoltre, la fatica derivata dall’uso massiccio della tecnologia, fatica mentale ma anche fisica, che va sotto il nome di zoom fatigue. C’è anche il rischio di dipendenza digitale.

Tutti questi aspetti però ormai vanno ridimensionati e analizzati con occhi diversi. Se prima della pandemia il parametro più considerato era il tempo di esposizione ai device, oggi ci sono altri fattori da tener ben presenti, tra cui il modo di essere on line e con quale consapevolezza. Perché il tempo trascorso connessi può apportare dei cambiamenti positivi, degli aumenti maturativi.

Per questo non dobbiamo demonizzare il digitale, che oggi rappresenta una risposta ad una serie di situazioni di tipo pratico e psicologico, oltre che una risposta alla domanda che tutte le generazioni si pongono: chi sono e come posso diventare chi voglio essere? La tecnologia aiuta a rispondere, in maniera diversa dal passato, a tali quesiti esistenziali e permette di sperimentare anche la nostra persona, di creare delle identità alternative, di sviluppare nuove e diverse relazioni. Il punto centrale quanto siamo consapevoli di tutto questo e in che misura lo sappiamo gestire. Più conoscenze teoriche e pratiche riusciamo ad avere più ovviamente riusciamo a padroneggiare al meglio la tecnologia e a coglierne gli aspetti positivi e semplificativi della vita stessa.

La tecnologia dunque è nelle nostre vite, non possiamo cacciarla né ignorarla, anche perché acquisterà sempre più una dimensione evolutiva proattiva per le generazioni del domani. L’approccio quindi deve essere di apertura curiosa, di attenzione e volontà di conoscere appieno e godere delle opportunità che la tecnologia e la rete ci offrono.

Non dimentichiamoci mai le sagge parole di Charles Darwin: “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”.

E in questo “panta rei” vi ringrazio per l’attenzione, rimandando ai miei canali social (YouTube Facebook Instagram e Spotify) per tutti gli approfondimenti sui temi qui solo accennati. Ci ritroviamo tra 15 giorni.

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

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Ultimo aggiornamento il 15 Aprile 2024 05:46

 

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