🔻 La Fondazione Trebeschi, dal sangue alla nebbia e alla memoria | 🔺DAL GRUPPO G9

Quando Il presidente della repubblica Giovanni Leone il 31 maggio 1974 apparve sul palco di piazza Loggia, di fronte al palazzo comunale, con la piazza completamente gremita e sfociante in un corteo che si prolungava per via San Faustino - 500.000 persone - fu assordato da una valanga di fischi. Così pure quando apparvero il presidente del Consiglio Mariano Rumor e, nella consueta dolce vita bianca, il trentennale sindaco Bruno Boni. Erano tutti sentiti come responsabili della strage...

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Carlo Pescatori, Omaggio, acquaforte, acquaforte, 1994

di MARIO BALDOLI* Quando Il presidente della repubblica Giovanni Leone il 31 maggio 1974 apparve sul palco di piazza Loggia, di fronte al palazzo comunale, con la piazza completamente gremita e sfociante in un corteo che si prolungava per via San Faustino – 500.000 persone – fu assordato da una valanga di fischi. Così pure quando apparvero il presidente del Consiglio Mariano Rumor e, nella consueta dolce vita bianca, il trentennale sindaco Bruno Boni. Erano tutti sentiti come responsabili della strage.

La bomba, posta in un cestino della carta proprio alla base della torre dell’orologio in piazza Loggia, era esplosa il 28 maggio 1974 facendo 8 morti e 102 feriti. Era in corso un comizio antifascista promosso dal Comitato unitario permanente antifascista (sindacati, partiti e associazioni) in risposta a molti attentati minori, in città e in provincia, dove erano stati intercettati spostamenti d’armi e di esplosivi, e dove – il 19 maggio 1974 – si era verificata la morte di un fascista mentre, di notte, trasportava una bomba nel pieno centro di Brescia.

Lo stesso clima di violenza fascista (la strategia della tensione) era iniziato con una bomba nella Banca dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969 con 17 morti, la caduta non “accidentale” dell’anarchico Pinelli da una finestra della questura di Milano- per usare un titolo di Dario Fo – l’arresto dell’anarchico Valpreda, poi risultato innocente; il 28 maggio 1974 a Brescia; il 4 agosto 1974 sul treno Italicus presso San Benedetto Val di Sambro con 12 morti; il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna con 85 morti.

Nel 1970, all’indomani di piazza Fontana, fu pubblicato un libro che indagava su quell’attentato accusando i responsabili, nazionali e d’oltreoceano, fondamentale più di tanti studi e di migliaia di pagine processuali: La strage di Stato di Marco Ligini, Eduardo Di Giovanni, Edgardo Pellegrini.

Erano stragi volute da quello che allora si chiamava “Il sistema”, fatto non solo dal fanatismo e dalla manovalanza fascista, ma dagli “apparati deviati dello Stato”, come si disse con evidente eufemismo nei successivi processi. Apparati largamente estesi che testimoniavano il falso per nascondere alle indagini la pista fascista, uniti alle falsità di altri testimoni che resero impossibile l’accertamento dei mandanti e degli esecutori.

La strategia della tensione – si capì subito – aveva lo scopo di fermare il movimento studentesco e operaio che stavano cambiando il Paese che tuttavia nel maggio del 1970 realizzò lo Statuto del Lavoratori, purtroppo poi modificato in peggio.

Col passare degli anni le responsabilità divennero indecifrabili (a Brescia i Vigili del Fuoco il pomeriggio stesso della strage spazzarono via il sangue e ogni residuo dalla piazza sicché per molto tempo non si seppe nemmeno da quale materiale fosse costituita la bomba). Un’altra bomba esplose l’anno dopo ancora a Brescia in Piazzale Arnaldo uccidendo un’altra insegnante, come insegnanti erano la maggior parte dei morti nella strage.

A Brescia la reazione alla strage diede vita subito ad un’importante attività culturale: la Fondazione Clementina Calzari Trebeschi, biblioteca storica per un’educazione democratica e antifascista, fondata nel giugno 1974 da alcuni insegnanti dell’Istituto magistrale Veronica Gambara, colleghi e amici di Clementi Calzari: Mario Lussignoli, Renzo Baldo, Elena Piovani, don Renato Piccini, Carlo Pescatori. Un centro culturale aperto a tutti nel nome di una delle vittime della strage e in memoria di tutti i caduti in quel giorno per dare continuità al loro impegno civile.

Gli organizzatori sentirono l’urgenza di tenere viva la testimonianza di ciò che era accaduto in un’epoca in cui la pratica della lettura era in declino e la cenere del dimenticare avrebbe coperto la memoria. Così, nel corso di quasi 50 anni la Biblioteca, partendo dal nulla, si è arricchita di circa 16.000 volumi ed è ora ospite in alcune splendide sale del Broletto, il grande palazzo medioevale del Comune di Brescia.

Il perno della biblioteca è la sezione storica centrata sull’età contemporanea: possiede accanto a strumenti storiografici fondamentali, testi sulla storia delle principali aree del mondo e soprattutto sulla storia italiana dall’Unità ad oggi, privilegiando gli anni dalla Prima guerra mondiale, del fascismo, della Seconda guerra mondiale, dell’antifascismo e della Resistenza oltre alla Storia della Repubblica fino ad oggi. Fondamentale testimonianza sono anche il suo archivio di fotografie, registrazioni, libri pubblicati, cicli di conferenze riguardanti la politica e il pensiero politico e scientifico del Novecento. Possiede anche opere d’arte donate da artisti vicini alla sua ispirazione politica e culturale.

L’ultima pubblicazione Poesie per piazza della Loggia (a cura di Diletta Colosio, prefazione di Lina Tridenti Monchieri, postfazione di Gianfranco Porta) rimanda al tempo della strage: è una raccolta di poesie inviate da varie parti d’Italia da persone che vollero esprimere i loro sentimenti e la loro solidarietà.

Una poesia anonima raggiunge il nostro tempo:

Sarebbe miopia imperdonabile

Non vedere

Attraverso il sangue dei morti a noi vicini,

la violenza e le stragi

che si compiono al di là dei confini di un popolo

che ormai diventano sempre più i confini dell’umanità intera.

Non esistono isole di giustizia o di pace …

Il materiale della Trebeschi è consultabile sul luogo o attraverso il prestito interbibliotecario dato che si trova inserito nel Catalogo on line della Rete bibliotecaria bresciana e cremonese. La Fondazione (ora Onlus) è riconosciuta giuridicamente dalla Regione Lombardia come Biblioteca specializzata di interesse locale.

Nel 1984 è nata la Sezione scientifica intitolata ad Alberto Trebeschi, marito di Clementina, anch’egli vittima della strage, autore di testi sul pensiero scientifico e sui rapporti tra scienza e società. È costituita da 3.000 volumi focalizzati sulla storia e filosofia della scienza.

La biblioteca è aperta al pubblico il pomeriggio e riceve al mattino visite delle scuole che lo richiedono per conoscere la biblioteca e avere informazioni sul suo uso didattico. L’attività della Fondazione è, come sempre, basata sul lavoro completamente gratuito di volontari.

L’AUTORE

Mario Baldoli, laureato in filosofia, insegnante in un liceo, giornalista, direttore responsabile di “Tuttogarda” (2004-2005), periodico della Comunità del Garda. Dal 2009 è direttore della rivista online www.gruppo2009.it, e redattore della rivista “Atlante bresciano”. Due suoi saggi sono alla Library of Congress, Washington.

ARTICOLO A CURA DEL GRUPPO G9

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