“Volete la pace o il condizionatore?” Come decide la mente | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

La domanda che costituisce il titolo del mio articolo di oggi, rimbalza da giorni sui media, dopo che il premier Mario Draghi l’ha posta, in guisa di battuta, certo, eppure con notevoli implicazioni sottintese. E’ come se il premier Draghi si fosse rivolto a ciascuno di noi per stimolare una decisione personale a partire da ciò a cui, nella nostra “comfort zone” quotidiana, siamo disposti davvero a rinunciare in nome della pace

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Doriana Galderisi, opinionista BsNews

di Doriana Galderisi* – La domanda che costituisce il titolo del mio articolo di oggi, rimbalza da giorni sui media, dopo che il premier Mario Draghi l’ha posta, in guisa di battuta, certo, eppure con notevoli implicazioni sottintese. E’ come se il premier Draghi si fosse rivolto a ciascuno di noi per stimolare una decisione personale a partire da ciò a cui, nella nostra “comfort zone” quotidiana, siamo disposti davvero a rinunciare in nome della pace.

Una domanda, quindi, in apparenza provocatoriamente bizzarra, ma che invece implica prese di coscienza e decisioni tutt’altro che banali. E allora…

Testa o cuore? Pardon: testa o croce?

Eh già, perché il quesito posto dal nostro Presidente del Consiglio porta l’attenzione su quanto le decisioni siano parte fondamentale della nostra vita, su come da esse dipendano i corsi e i percorsi delle nostre esistenze, sulla quantità di decisioni di varia “taglia”, e di come, alcune di esse, siano, almeno per noi, “storiche”.

Per capire come non essere travolti dallo tsunami dell’indecisione, nella rubrica odierna vi offrirò lenti di ingrandimento e chiavi di lettura appropriate per entrare nel sofisticato funzionamento della nostra mente nel momento in cui si affronta una scelta e si deve decidere.

Si tratta di un funzionamento molto articolato, tant’è che si usa l’espressione “processo” di decisione, ovvero una sequenza di fasi e di passaggi che la nostra mente attraversa per giungere alla meta, cioè alla scelta. Il tutto è reso ancor più complicato dalla tipologia del mondo di oggi, che è un mondo V.U.C.A (l’acronimo, cioè questa sigla, sta per: Volatility=mutevole, Uncertainty=incerto, Complexity=complesso, Ambiguity=ambiguo). In un mondo  siffatto,  in cui tante certezze sono venute meno, a causa della pandemia cui si è aggiunta la guerra, sono andati in crisi i tradizionali percorsi di decision making.

Viviamo in un mondo in cui spesso le decisioni debbono essere prese velocemente e, altrettanto spesso, sulla base di poche informazioni disponibili.

Ed è proprio questa combinazione di fattori a fare da detonatore alla necessità psicologica di ristabilire un ordine, un equilibrio, un grado di stabilità ragionevole e tollerabile per le persone (entropia psicologica). Le scelte e le decisioni sono pertanto le risposte a tale necessità.

Forse mai come prima d’ora, ovvero in un contesto generale di crisi, di complessità, di emergenza, è importante avere strumenti che ci aiutino a compiere scelte equilibrate e positive, che ci aiutano a riorientarci, a ritrovare la “bussola”.

Fondamentali strumenti di ancoraggio psicologico, nonché spunti di riflessione utili a sviluppare consapevolezza, sono emersi dall’incontro di venerdì 13 maggio, all’interno del percorso scientifico “La scienza di eccellenza al tempo del Covid-19”, patrocinato dal Comune di Brescia.

L’appuntamento, in diretta streaming sui miei canali social, aveva come titolo proprio: “Testa o cuore?… Pardon… volevo dire croce. Come le persone scelgono e decidono in un mondo complesso e incerto”.

In dialogo con me vi erano ospiti di grande rilevanza scientifica: il professore Enrico Rubaltelli, professore associato al Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università degli Studi di Padova, fondatore del Jdm Lab (Judgement and Decision Making Lab), la cui mission è quella di migliorare la qualità delle decisioni che le persone prendono attraverso attività di ricerca, consulenza e divulgazione.

Ha onorato la trentaduesima puntata del percorso scientifico l’illustrissimo giudice Claudio Castelli, Presidente della sezione bresciana della Corte di Appello, un’istituzione che ha il compito di esprimersi sulle impugnazioni (appelli appunto) di sentenze civili e penali provenienti dai tribunali o corti di grado inferiore. Il Presidente Castelli è noto per essere capofila nel  progetto “Giustizia predittiva di Brescia”, nato dalla collaborazione fra Corte d’Appello, Tribunale e Università di Brescia.

“Per giustizia predittiva si intende un sistema che consente di prevedere il possibile esito di una controversia sulla base delle precedenti soluzioni date a casi analoghi o simili. E’ utile perché avere una ragionevole previsione sugli esiti vuol dire dare stabilità e certezza al diritto…” (da https://lamagistratura.it/attualita/la-giustizia-predittiva).

Il giudice Castelli ha anche fatto cenno alla presenza sempre più decisiva nella Giustizia dell’intelligenza artificiale, dell’uso degli algoritmi (un algoritmo è uno schema sistematico di calcolo), che hanno lo scopo di dare più certezza possibile alle sentenze e, quindi, renderle, in un certo senso, molto precise, accurate, sostanziate e soprattutto corrette. Il Presidente ha anche parlato dell’intreccio tra emotività e robotica nella Giustizia e di come di ridurre al minimo l’impatto delle emozioni, delle convinzioni, delle credenze, del proprio modo di vedere le cose perché, va ricordato che i giudici, prima di essere magistrati, sono persone, quindi funzionanti, a livello emozionale e psicologico, come ogni essere umano.

Rimando ai miei canali social (facebook, youtube  e scienzadieccellenza it per rivedere quell’appuntamento).

Per chi poi vorrà ascoltare, vi è anche una serie di podcast che ho realizzato nei mesi di questo strano periodo storico, analizzando in tempo reale i tanti eventi accaduti nelle nostre vite (https://galderisi.opinions.today/rubriche/testa-o-cuore-pardon-volevo-dire-croce).

Inoltre è possibile approfondire il tema di “judgement and decision making” (giudizio e presa di decisione) attraverso una serie di video che ho appositamente preparato. Si tratta di sei video in cui si va alla scoperta del misterioso mondo della mente che sceglie: come scegliamo, quali sono gli ostacoli e i facilitatori alla scelte, quali sono i tipi di decisione, quali le patologie nel decidere, per arrivare, infine, a capire COME DIVENTARE UN BRAVO DECISION MAKER CON LA “REGOLA DEL SEI”.

Ecco il dossier psicologico sui processi di decisione (qui il link).

E’ importante sapere quali sono i modelli interpretativi dei processi di decisione perché ciò aiuta ad acquisire consapevolezza e maggiore padronanza nel nostro funzionamento e, di conseguenza, nell’azione.

I paradigmi scientifici sposano la cosiddetta “prospect theory” (teoria del prospetto) che fu “costruita” da Daniel Kahneman, uno psicologo che ricevette il premio Nobel proprio negli studi di economia comportamentale. In base alla teoria del prospetto di Daniel Kahneman oggi sappiamo che le persone non decidono in piena razionalità e che i processi di decision making sono influenzati da componenti emotive, istintive e affettive.

Ma, come se ciò non bastasse, Kahneman sottolinea che vi sono nei limiti strutturali della nostra mente che decide, e questi limiti rispondono al bisogno del nostro cervello di funzionare al massimo con il minimo sforzo (effetto avarizia cognitiva, miserliness cognitive effect) e, quindi, la nostra mente percorre delle scorciatoie per semplificare le situazioni. Queste scorciatoie tecnicamente vanno sotto il nome di euristiche e sono degli acceleratori ed economizzatori di analisi di giudizio e si basano su esperienze e conoscenze personali e non, invece, su precisi disegni sperimentali o ricerche scientifiche.

Sono proprio le euristiche a fare lo sgambetto alla nostra mente che decide, accompagnate  dai “cugini cognitivi” che chiamiamo i bias, cioè le distorsioni, i pregiudizi, gli stereotipi che portano ad avere variabilità di errore molto alta.

Le euristiche, così come i bias, sono di molti tipi: ne basti ricordare una, ovvero la cosiddetta euristica della disponibilità, che è quella scorciatoia tale per cui i nostri giudizi sono influenzati da quanti più esempi la nostra mente richiama della situazione che sta osservando.

Euristiche+bias= errori! Sì, la somma di questi due fattori di funzionamento mentale rappresenta un mix esplosivo che eleva la probabilità di effettuare scelte non adeguate o, addirittura, errate.

Un esempio è dato da ciò che succede quando ci troviamo in situazioni di forte incertezza e ambiguità. In questo caso la nostra autostima viene messa in crisi, ci sentiamo meno bravi, a nessuno di noi piace sbagliare, ecco quindi che scatta il cosiddetto bias dell’effetto terza persona, che fa sì che la colpa sia imputata ad altri e non a sé, generando un totale disimpegno.

Un altro esempio è dato da ciò che succede quando, nelle condizioni di incertezza, vengono presentate due alternative: una orientata all’agire e una all’inazione, cioè al non agire, (omissione) e si chiede di scegliere una delle due. Le evidenze scientifiche ci mostrano che le persone tendono a scegliere l’omissione e questo si chiama bias di omissione.

C’è da aggiungere però che vi sono anche tante tipologie di decisioni; a volte, quando dobbiamo decidere, ci accorgiamo che non ci è nemmeno chiaro quale sia il problema su cui effettuare la scelta e questo è un esempio della cosiddetta decisione complessa.

Vi sono poi delle situazioni in cui rimaniamo sbalorditi da noi stessi perché ci troviamo a decidere d’istinto, annullando e non tenendo più conto del grande sforzo di analisi e mentale  effettuato. Questo è un esempio di decisione istintiva.

Vi sono altri tipi di decisione e chi vorrà approfondire potrà o guardare i video, o ascoltare una intervista che mi è stata fatta dalla giornalista Irene Panighetti e che allego a questo articolo.

Questo mosaico composto da molte tessere complicate ha però dei facilitatori decisionali e uno di questi è il tempo a disposizione per decidere, un altro è la fiducia nelle autorità, così come anche il modo con cui i messaggi vengono costruiti (framing).

Ma, alla fine  sono certa che a qualcuno è sorto il dubbio se sia o meno possibile diventare un bravo decisore… vi rassicuro dicendo che… Sì! Se vorrete guardare il video scoprirete come attraverso la regola del sei dove il successo è pressochè assicurato.

Allora Testa O Cuore? Testa E Cuore! “Quando voglio prendere una decisione di gruppo mi guardo allo specchio.”  Warren Buffett

Nel ringraziarvi per l’attenzione vi rimando a tutti gli approfondimenti che potete trovare sui miei canali social e vi aspetto tra 15 giorni sempre qui su Bsnews.

Buona Domenica.

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

LEGGI TUTTE LE PUNTATE DELLA RUBRICA DI DORIANA GALDERISI CLICCANDO SU QUESTO LINK

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