🔴 Medici contro Letizia Moratti: non distingue dottori da infermieri

E' polemica per le recenti affermazioni della vicepresidente della Regione Letizia Moratti, comparse su “Quotidiano Sanità”, secondo le quali vengono proposti “infermieri come supplenti dei medici di famiglia per affrontare la carenza”

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Medico, foto generica da Pixabay

E’ polemica per le recenti affermazioni della vicepresidente della Regione Letizia Moratti, comparse su “Quotidiano Sanità”, secondo le quali vengono proposti “infermieri come supplenti dei medici di famiglia per affrontare la carenza”. A replicare sono gli ordini dei medici lombardi, tra cui quello bresciano guidato da Ottavio Di Stefano, che con una nota prendono le distanze da parole che “destano stupore” e “si inseriscono in un contesto di precedenti esternazioni che denotano non solo la mancata conoscenza dei reali problemi e della concreta quotidianità della sanità territoriale, ma anche dei fondamenti dei diversi ordinamenti professionali vigenti nel nostro paese, non derogabili certamente da un assessore che, anzi, dovrebbe esserne il garante”.

“La legislazione vigente affida la diagnosi e la prescrizione della terapia al medico, configurandosi, in alternativa, un reato penalmente perseguibile”, incalzano gli ordini, “È singolare che un Assessore non si renda conto della diversità tra il profilo professionale del medico e quello dell’infermiere (…). Uno scenario come quello prefigurato dall’Assessore aprirebbe ad infinite problematiche di responsabilità professionale, nel merito delle quali sembra inutile esprimersi, anche in considerazione delle caratteristiche ‘estive’ di queste esternazioni. Forse è meglio considerarle un equivoco comunicativo, comunque inquietante, quando proviene da un’esponente di punta di una Regione che si ostina a proporsi come in grado di produrre modelli avanzati di assistenza”.

I medici, quindi, evidenziano la cronica “carenza di infermieri oltre che di medici, infermieri che crediamo non abbiano il tempo di proporsi come surrogati e seconde scelte di altri”. “Per parte nostra”, concludono, “ribadiamo la disponibilità degli Ordini lombardi a collaborare alle ipotesi di riforma del nostro Servizio Sanitario, certi di poter fornire un rapporto di competenza che, comunque, è espressamente previsto dalla legge, anche se, nei fatti dalla nostra Regione, fino ad oggi del tutto trascurato”.

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Ultimo aggiornamento il 14 Aprile 2024 04:41

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