La psicologia ambientale e architettonica nella sfida del futuro | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

Sono veramente pochissime le persone a cui non interessa il tipo di luogo, di ambiente o di abitazione in cui vivere. La maggior parte delle persone, infatti, desidera lavorare, abitare, condurre la propria esistenza “in un bel posto”...

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Doriana Galderisi, opinionista BsNews

Quando “Due cuori e una capanna” fa il paio con “Tutti vogliono tornare alla natura, ma nessuno ci vuole andare a piedi”.

(Andrew J. Wollensky)

di Doriana Galderisi* – Sono veramente pochissime le persone a cui non interessa il tipo di luogo, di ambiente o di abitazione in cui vivere.

La maggior parte delle persone, infatti, desidera lavorare, abitare, condurre la propria esistenza “in un bel posto”.

“In un bel posto”… proprio come Brescia! Dove sono tanti i luoghi di bellezza sia in città (dal gioiello del Castello ai numerosi parchi, passando per i musei al chiuso o a cielo aperto come il Capitolium) sia in provincia, tra laghi e monti e paesini che lasciano a bocca aperta per le loro perle nascoste.

Ma che cosa si intende propriamente per: “un bel posto?” Che cosa vuol dire “essere in un bel luogo?” La bellezza dei luoghi e degli ambienti è stato il tema del trentaquattresimo incontro de “La scienza di eccellenza” trasmesso in diretta streaming due giorni fa (venerdì 10 giugno e tuttora visibile sul sito scienzadieccellenza.it, sui miei canali social e youtube).

In quell’appuntamento, la relazione tra bellezza dei luoghi e benessere psico-fisico, nonché qualità della vita, è stata indagata proprio a partire dall’interrogativo: che cosa si intende per bellezza dei luoghi?

La bellezza è solo apparentemente un concetto semplice, poiché in realtà è complesso e costituito da più fattori. Parlare di bellezza a volte può essere quasi imbarazzante perché è come se il concetto di bellezza fosse qualcosa di sofisticato, di eccezionale, di raro e quindi di quasi irraggiungibile, un qualcosa di “non per tutti”.

Il concetto di bellezza viene colto spesso soprattutto al negativo: sembra paradossale ma è proprio quando si è di fronte ad ambienti degradati, distrutti o perduti che ci si accorge di che cosa sia la bellezza. È in quei momenti in cui ci si rende conto che esiste un punto di non ritorno, superato il quale ciascuno di noi viene privato per sempre di un dono prezioso, di qualcosa di inestimabile valore, ovvero l’ambiente, che è poi la culla del nostro vivere, è ciò che contribuisce a dare concretezza e spessore alla biografia e all’identità personale di ciascuno di noi.

In tema di bellezza dei luoghi è inevitabile, pertanto, “intrecciare” il concetto di protezione, di responsabilità, di cura, di tutela dell’ambiente, soprattutto quello naturale, e fare in modo che tutto ciò che l’essere umano costruisce, quindi l’ambiente artificiale, non deturpi l’ambiente naturale.

E proprio di questa complessa interazione tra umanità e ambienti (naturali ed artificiali) si occupa una sezione della psicologia nata circa mezzo secolo fa: la psicologia ambientale e architettonica, sorta proprio in concomitanza con l’emergere di una prima consapevolezza che il mondo nel quale viviamo stava cambiando, che le risorse di cui disponiamo sono a tempo limitato.

All’epoca cominciò ad emergere una coscienza più matura sulla necessità di invertire la rotta, perché non erano più sostenibili le speculazioni, lo sviluppo industriale parossistico, l’incuria, la mancanza di scelte estetiche, i luoghi violentati, l’annientamento di quello che viene definito genius loci. Questa espressione, ben nota in architettura, fa riferimento a quello che potremmo definire il “carattere di un luogo”, il suo spirito, che l’essere umano deve rispettare e con cui “l’uomo deve scendere a patti per acquisire una possibilità di abitare” (Christian Norberg-Schulz).

Tutto ciò ha dato vita appunto alla psicologia ambientale e architettonica, che si occupa – e si preoccupa – non solo di capire il tipo di relazione tra ambienti e persone, ma anche di fare in modo che si possano trovare modalità per sviluppare comportamenti sostenibili, cioè orientati ad un’evoluzione, ad un progresso, che siano in grado di soddisfare i bisogni delle persone oggi, ma senza compromettere la capacità delle generazioni future di far fronte alle loro esigenze.

Ce lo ha ben spiegato, alla sopra citata puntata de “La scienza di eccellenza” del 10 giugno, la professoressa Francesca Pazzaglia docente di psicologia ambientale all’università di Padova e direttrice del master in psicologia ambientale e architettonica.

La professoressa Pazzaglia ha confermato: “è facile che un luogo in cui stiamo bene sia per noi anche un luogo bello. In altre parole: se non è automatico il binomio bellezza-benessere, ci sono determinate caratteristiche dei luoghi, chiamate caratteristiche rigenerative, che permettono di rigenerare il nostro aspetto affettivo nonché le nostre fatiche cognitive. Le caratteristiche rigenerative quindi sono spesso abbinate alla piacevolezza di luoghi”.

Del resto l’ambiente è foriero di sensazioni positive o negative, di benessere o di malessere. Questo è ben noto a tutti noi, che cerchiamo di fuggire dai luoghi che riteniamo tossici, sgradevoli, non positivi per immergerci invece in luoghi che ci danno pace, tranquillità, godimento…

Per saperne ancora di più consiglio la visione del seguente video:

La psicologia ambientale si occupa anche di capire i motivi per cui è ancora così difficile far acquisire alle persone comportamenti adeguati e soprattutto eco sostenibili. Gli studi indicano come tutti i piani di intervento che mirano a sviluppare il piacere personale di veder funzionare l’ambiente e soddisfano l’autonomia, il bisogno di competenza, il bisogno di relazione, sono più efficaci sia in termini di risultati sia di continuità.

L’aspetto della bellezza dei luoghi coinvolge molte professioni, soprattutto quelle che hanno a che fare con la gestione di luoghi, con la progettazione, anche a livello amministrativo e politico, dove ciò che viene deciso condiziona il vivere della comunità. Tra queste molto importanti sono l’architettura, la bio-architettura, l’ingegneria, ma anche l’interior design che, per quel che riguarda gli ambienti di vita, fa da cassa di risonanza al benessere e alle sensazioni positive. Ma anche professioni che hanno a che fare con la progettazione e la gestione dei luoghi a livello amministrativo e politico, dove ciò che viene deciso condiziona la vita della comunità.

La bellezza, quindi, non è né un optional né qualcosa di esclusivo e riservato a pochi. La bellezza è una necessità e dovrebbe essere qualcosa di costantemente presente nelle nostre vite, quindi alla portata di tutti, perché strettamente correlata alla nostra salute e al nostro benessere.

In pandemia la nostra amministrazione, in particolare la vice sindaco Laura Castelletti, si preoccupò di far trovare una “città bella” per la fine del lockdown, proprio per facilitare l’insorgere di sensazioni positive all’uscita dall’emergenza. Rimandiamo a quell’appuntamento della seconda edizione de “La scienza di eccellenza” del 30 luglio 2021, rivedibile sempre sul sito scienzadieccellenza.it.

Ma l’idea di far star bene i cittadini, di creare un ambiente accogliente, positivo, foriero di sensazioni di benessere, è ben presente anche ora all’amministrazione della nostra Città. Ce lo ha garantito l’assessora all’urbanistica del Comune di Brescia Michela Tiboni, ospite alla già citata puntata del 10 giugno “La scienza di eccellenza”, che dal Comune ha ricevuto, sin dalla sua prima edizione, il Patrocinio.

L’assessora Tiboni ha spiegato come da tempo si stia portando avanti, anche qui da noi, l’approccio del pensare alla città come un luogo bello da abitare, perché “se il cittadino si ritrova in una città bella è invogliato a prendersene cura”, ha osservato Tiboni.

La pandemia, inoltre ha aiutato a far capire a tutti la bontà della visione alla base dell’approccio del Comune, una visione per cui la città è pensata come organizzata per unità urbanistiche, che sono quelle del vicinato e del quartiere, all’interno delle quali il cittadino possa trovare i servizi di cui ha necessità per vivere e per esercitare i rapporti sociali.

Anche per quanto concerne i cambiamenti climatici e il loro effetto sull’ambiente, il Comune di Brescia ha adottato una strategia di transizione climatica che ha come obiettivo di lavorare su alcuni concetti, che sono quelli della “città oasi”, della “città spugna”, cioè un progetto di pianificazione urbana per assorbire e immagazzinare l’acqua piovana nella città invece che incanalarla e drenarla. Si inserisce nell’ottica di uno sviluppo resiliente ed è una delle soluzioni messe in campo per migliorare la qualità della vita delle persone.

Concetti, questi, che sono inclusi nell’agire quotidiano del progettista e dell’urbanista, ovvero di coloro i quali intervengono sullo spazio pubblico e privato, cercando di dare origine a spazi confortevoli e umani, cioè che siano prima di tutto pensati per le persone. E sul fatto che spazi e ambienti non solo devono essere pensati per le persone, ma anche calati nella vita pratica delle persone, è intervenuto, alla “Scienza di eccellenza” il professor Giorgio Azzoni, docente all’Accademia delle Belle Arti SantaGiulia di Brescia, consulente scientifico del Museo dell’Energia Idroelettrica di Cedegolo, nonché responsabile dei progetti artistici del Distretto Culturale della Comunità Montana di Valle Camonica.

Proprio nel contesto del Distretto della Comunità Montana, il professore ha sviluppato il concetto del legame tra bellezza e cura dei luoghi di cura, nello specifico della cura del disagio psichico, attraverso il progetto: “Coabitare l’isola”, svolto in collaborazione con il Comune di Malegno e la Pia Fondazione di Valle Camonica.

Il professor Azzoni ha raccontato: “con la comunità della Pia Fondazione, quindi i pazienti ma pure alcuni operatori, gli artisti del gruppo Wurmkos (laboratorio di arti visive fondato da Pasquale Campanella nel 1987 a Sesto San Giovanni e che mette in relazione arte e disagio psichico) hanno dato vita a laboratori in cui gli utenti hanno disegnato gli arredi che desideravano per il centro diurno a loro dedicato e aperto lo scorso marzo. Trovarsi investiti dalla responsabilità di modificare il proprio ambiente abitativo ha consentito agli abitanti della comunità di compiere un profondo processo di appropriazione, di assumere un ruolo attivo nella cura degli ambienti e metterli in relazione con i soggetti che li abitano”.

Il progetto camuno del professor Azzoni quindi conferma il concetto base del mio approfondimento di oggi: il benessere passa anche attraverso la bellezza. Insomma, per tutti e sempre… l’occhio vuole la sua parte!

Infine ricordo che il tema dell’ambiente vede le ultime generazioni molto sensibili e attente e questo non va sottovalutato.

Pesando quindi all’eredità che noi, cittadini di oggi, lasceremo ai giovani, ci salutiamo con la considerazione che la terra in cui viviamo è un’opera d’arte… lo esprime molto bene Andy Warhol affermando: “Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”.

Nel ringraziarvi per l’attenzione vi rimando ai miei canali social per tutti i miei approfondimenti, ci ritroviamo tra 15 giorni.

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

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