di Elio Marniga* – Sono contrario all’ascensore per salire al Castello, scalabile anche a persone di una buona età. Vi son salito, l’ultima volta, un paio di mesi fa: lasciata la bicicletta nei pressi di Santa Maria della Carità, ho imboccato, passo da montanaro, vicolo Sant’Urbano e, salendolo, ho fatto attenzione a tanti piccoli angoli, preziosi per uno scatto fotografico non usuale, come quel triangolo di terrazzino che sporge sul vicolo e che fa sognare piacevoli incontri conditi da buon vinello e da interessanti conversazioni. In un quarto d’ora ero su e non sono proprio giovanissimo; solo a chi ha menomazioni agli arti inferiori potrebbe essere utile l’ascensore, ma basterebbe un taxi a spese del Comune.
Il motivo principale del perché sono contrario è il fatto che non ho letto da nessuna parte che esiste un piano dettagliato e sostenibile di strutture e iniziative atte ad attrarre, ogni giorno, centinaia di cittadini; ho letto solo di idee che potrebbero rientrare benissimo nella categoria della doverosa manutenzione. Comunque il progetto, del solo ascensore, c’è; il Sindaco ha confermato che giace alla Sovraintendenza fin da aprile e vi giacerà. Esiste anche un finanziamento, parziale, della Regione: la Lega non poteva ignorare gli Amici del Cidneo: son pur sempre voti da corteggiare!
Non si farà questo ascensore: non ho sentito né Sindaco, né Regione assumere l’impegno dei costi di funzionamento e manutenzione dell’opera. Però ho una proposta: perché gli Amici del Cidneo non si costituiscono in società privata per la gestione assumendone tutti i rischi? In tanti mi assicurano che è tutta gente generosa: all’ingresso, sotto il leone di San Marco, si potrebbe incidere i loro nomi.
Sono contrario all’ascensore ma non andrò a firmare per chiedere un referendum come sta facendo la studiosa Giusi Villari, esperta di castelli. Non chiedo il referendum perché non mi piace essere preso per il cubo: finché i referendum su temi locali non saranno riconosciuti validi anche se non raggiungono il quorum del 50% le Amministrazioni interessate ne faranno l’uso che loro più aggrada. Fossi in Consiglio Comunale proporrei che ogni referendum, richiesto secondo le attuali norme, sia considerato valido quale che sia il numero dei votanti intendendo che i voti degli astenuti siano divisi equamente al 50% tra i si e i no. In affetti chi si astiene dice proprio: “non mi interessa, fate come volete.”
Però non sono in Consiglio Comunale e quindi non mi resta che affidarmi al buon senso di stratega del nostro Sindaco, già così ben messo in atto nel riuscire a mantenere, in piazza Vittoria, il Negher del transavanguardista Palladino invece del nero Bigio.
* Le opinioni di questa rubrica non esprimono la linea editoriale del sito, ma il parere di chi le firma
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