🟢 Alzheimer, importante scoperta lombarda: individuata una molecola che potrebbe guarire i malati

La molecola - informa una nota della Regione - è in grado infatti di evitare l'accumulo delle placche di beta amiloide nel cervello di modelli animali. L'Alzheimer è la più comune forma di demenza in età avanzata e tuttora incurabile

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Anziani, foto generica da Pixabay

I ricercatori dell’Istituto Besta di Milano e del Mario Negri di Bergamo hanno individuato una molecola che potrebbe salvare dall’Alzheimer.

“Milano e la Lombardia – commenta il presidente della Regione Lombardia – sono, ancora una volta, protagonisti di uno studio che, in prospettiva, potrebbe evitare la produzione della proteina responsabile del morbo di questa malattia”.

La molecola – informa una nota della Regione – è in grado infatti di evitare l’accumulo delle placche di beta amiloide nel cervello di modelli animali. Grazie alla scoperta si aprono così nuovi scenari per la cura della malattia. Rispetto ad altri approcci terapeutici, i costi potrebbero essere più bassi sia per quanto riguarda la produzione della molecola, sia per la somministrazione. L’Alzheimer è la più comune forma di demenza in età avanzata e tuttora incurabile.

“Speriamo – continua il governatore – che presto si possa passare dallo studio alla produzione del farmaco per sconfiggere, una volta per tutte questa malattia che, purtroppo, colpisce sempre più i nostri anziani. Ai ricercatori del ‘Besta’ e del ‘Mario Negri’, eccellenze scientifiche della nostra regione,  rivolgo i complimenti miei e di tutta la Lombardia per questa eccezionale scoperta. Regione Lombardia sostiene e continuerà a sostenere la ricerca”.

LA SODDISFAZIONE DELL’ASSESSORE ALLA RICERCA: FONDI RADDOPPIATI – Grande soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore regionale alla Ricerca e Innovazione che ha sottolineato proprio come la Regione abbia istituito “un Programma Strategico Triennale per la Ricerca che muove risorse per 1,5 miliardi di euro, che si aggiungono ai fondi europei per la ricerca pari a 2 miliardi di euro, il doppio rispetto alla precedente programmazione”.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ‘Nature Molecular Psychiatry’.


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