*️⃣ A don Fabio Corazzina la Chiesa non dica “Chiedi scusa”, ma “Grazie”| di Andrea Tortelli

Qual è la colpa del sacerdote? Quella - nel tradurre ai fedeli le parole di Cristo - di aver parlato la lingua di chi lo ascoltava e non quella ufficiale della Chiesa?

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Andrea Tortelli, direttore di BsNews.it
Andrea Tortelli, direttore di BsNews.it

di Andrea Tortelli | In un mondo in cui la forma prevale spesso sulla sostanza viene da chiedersi come sarebbe accolto oggi Gesù, che certo non predicava per le strade vestito con una preziosa tunica intessuta di trame dorate. Come lo abbia accolto allora qualcuno dei suoi, vendendolo per trenta denari, è noto.

Altri tempi. Ma resta da capire, alla luce di quell’esempio (e non solo della forma di quell’esempio), per quale motivo don Fabio Corazzina dovrebbe chiedere scusa per aver fatto il suo “mestiere”: per aver celebrato la messa, diffondendo a modo suo quel messaggio di cui da sempre si è fatto portavoce. Certo, l’altare era un comune tavolo in legno da sagra paesana e il sacerdote era in tenuta da ciclista, ma va anche contestualizzato: don Fabio non era nella Cattedrale di Roma, era a un tour ciclistico organizzato dalle Acli bresciane per evangelizzare sul tema della pace.

Al vescovo non sono piaciuti “il contesto, l’abbigliamento, il modo di trattare le sacre specie, la libertà nel formulare le orazioni e la stessa preghiera eucaristica”. “Occorre davvero fare ammenda e chiedere umilmente scusa – ha scritto Tremolada (qui il testo integrale pubblicato sul sito della diocesi) – Ti presto io la voce, lo faccio io a tuo nome nei confronti dei tanti che si sono scandalizzati e mi aspetto che tu condivida con me questo bisogno”.

Tralasciando il fatto che molti sacerdoti, in sedi più ufficiali, formulano orazioni con ben altre “libertà”,  a chi scrive come a tantissimi cattolici rimane il dubbio. Per quale motivo don Corazzina dovrebbe chiedere scusa? Mi sono rivisto l’intera celebrazione. E portava un messaggio di pace e fratellanza: lo portava tra la gente, dove la gente stava e non tra le luci fredde di una chiesa in cui sempre più spesso di vedono poche decine di ottuagenari. Qual è, dunque, la colpa di don Fabio? Quella – nel tradurre ai fedeli le parole di Cristo – di aver parlato la lingua di chi lo ascoltava e non quella ufficiale della Chiesa? A chi deve chiedere scusa? A chi si è sentito offeso, indipendentemente che sieda dalla parte della ragione o del torto?

Don Fabio lo conosco da decenni. Non condivido interamente il suo pensiero. Ma, di certo, è mosso da una fede sincera, senza artifici, ed è sempre stato dalla parte degli ultimi: le sue qualità più grandi – che lo rendono un riferimento per tanti – sono la coerenza e il fatto che non si è mai posto a un livello superiore rispetto al suo interlocutore. Troppi sacerdoti – non tutti – sono più attenti ai riti che a quello che questi dovrebbero esprimere: è uno dei problemi che allontana i fedeli dalle chiese.

Francamente non capisco per cosa Fabio Corazzina dovrebbe chiedere scusa: per come era vestito (una questione di forma, anche se prescritta dal diritto canonico) o per il messaggio che ha dato (una questione di sostanza)? Non ho titoli per dare consigli: se glielo chiedono il vescovo e il voto d’obbedienza forse deve farlo. Ma io lo ringrazio.

* Direttore BsNews.it

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Ultimo aggiornamento il 18 Marzo 2024 06:22

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