Perché è tanto difficile “spegnere” il Natale | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

La preoccupazione che il prossimo sia un Natale al buio o oscurato è sicuramente una realtà. Eppure basta guardarsi attorno per accorgersi che in molti store e negozi sono visibili gli addobbi natalizi...

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Doriana Galderisi, opinionista BsNews

“Più luce!”
(Ultime parole di J. W. Goethe prima di morire 22 marzo 1832)

di Doriana Galderisi* – Ma non sarà mica che il caro energia anche il Natale si porta via? Eh sì, care lettrici e cari lettori, la preoccupazione che il prossimo sia un Natale al buio o oscurato è sicuramente una realtà. Eppure basta guardarsi attorno per accorgersi che in molti store e negozi sono visibili gli addobbi natalizi. Io stessa, con emozione mista ad incredulità, mi sono trovata immersa negli allestimenti di Natale in alcuni magazzini del nostro territorio, già dai primi giorni di ottobre.

In generale nei Comuni, anche della nostra provincia, si è discusso e si discute in questo periodo di come illuminare la festa della Natività. Alcuni municipi, per il momento, hanno  preso decisioni più o meno drastiche: niente luci di Natale a Corteno Golgi, in Valcamonica, a Malegno, a Provaglio d’Iseo e Sulzano sul Sebino. Illuminazione a tempo o ridotta in tanti altri paesi, come Cologne, Ghedi, Leno, Manerbio e Pisogne, Desenzano.

Per la città di Brescia il sindaco Emilio Del Bono ha stabilito che le luci saranno accese dalle 17 a mezzanotte, in ottica di risparmio e sobrietà ma, anche di rispetto della tradizione delle feste di Natale, che sono le feste più lunghe e sfavillanti dell’anno.

A questo punto viene da chiederci perché le luci di Natale sono così importanti? Perché è così difficile rinunciarvi?

Sono soprattutto gli studi che provengono dalle neuroscienze a fornire una serie di risposte a queste domande.

Si tratta degli studi sul potere e gli effetti dell’illuminazione. La quantità delle ricerche in tal senso è numerosa e dai dati l’elemento comune che emerge è quello relativo al potente effetto emotigeno della luce. In altre parole la luce, con le sue caratteristiche di colore, contrasti,  giochi di ombre, intensità, suscita e slatentizza una serie di emozioni e, come se non bastasse, influenza anche molti nostri comportamenti e molte nostre decisioni.

Nel caso della festività di Natale, il ruolo della luce, a livello psicologico, è particolarmente profondo. La luce è collegata alla vita, al ciclo vitale, alla rinascita, alla speranza. Non è un caso, infatti, che quando si è in difficoltà, si usi l’espressione: “si intravvede la luce in fondo al tunnel!”.

Ecco quindi che, proprio “sotto questa luce” (il gioco di parole è d’obbligo!), il Natale illuminato è sinonimo di allegria, di una progettualità che si rinnova e anche dell’andare oltre, lasciandosi alle spalle difficoltà e momenti bui… e in questo periodo storico così inedito nella sua complessità di momenti bui ne sappiamo tutti qualcosa!

La luce ci guida nello spazio e, inoltre, ci permette di distinguere e di percepire con una successione gli oggetti nell’ambiente, tant’è che gli studiosi parlano di “gerarchia visiva”. La luce, insomma, è una sorta di “bussola” percettiva e psicologica.

Le luci arredano, ma creano anche un clima affettivo e lo sanno molto bene tutti coloro i quali si occupano di marketing: le luci intense hanno un effetto eccitante sul funzionamento delle persone, quelle molto brillanti attivano reazioni emotive più intense e comportamenti più impulsivi e meno razionali. Questo effetto di intensificazione delle emozioni nella direzione di una minore riflessività è stato definito effetto “incandescenza” (università di  Toronto).

Le luci sollecitano, quindi, tanti tipi di emozioni e soprattutto sono le emozioni positive che ci fanno stare bene. Questo è molto importante perché quando siamo più contenti, più sereni, più allegri, tendiamo ad essere anche più generosi, più altruisti, più predisposti verso gli altri. E questo a Natale è un “classico” dell’atmosfera!

Le emozioni positive ci aiutano a vedere i “lati belli” delle situazioni e delle persone,  e intercettano e neutralizzano, anche se temporaneamente, un meccanismo cognitivo che si qualifica come un errore sistematico di giudizio (bias) e che va sotto il nome di “bias dell’omogeneità dell’out-group”.

Si tratta di un sistema di convinzioni tali per cui si tende ad “omogeneizzare” le persone diverse da noi creando delle categorie molto rigide e fisse: i “bianchi”, i “neri”, gli “immigrati”, i “buoni”, i “cattivi”.

In altre parole il pensiero si irrigidisce ed è proprio questo irrigidimento ad essere  “ammorbidito” dalle emozioni positive.

Quindi a Natale, anche grazie all’immersione nelle luci e negli scintillii, le emozioni galoppano, assieme all’affettività e al messaggio inconscio di speranza e di rasserenamento.

L’avvio degli addobbi natalizi così “per tempo” acquista dunque una funzione non solo di marketing ma anche psicologica in termini di rassicurazione e di continuità. Il “messaggio subliminale” è che, tra tante incertezze, una cosa è ancora certa: il Natale arriverà anche quest’anno e si festeggerà.

Allora, come vivere al meglio questo prolungato cammino verso il Natale?

1- Non bloccare le emozioni: le luci, gli addobbi, le musiche e i colori ci fanno stare bene perché ci permettono di trovare certezze e riferimenti. Non ci si deve vergognare o avere remore nell’andare per negozi, ad immergerci nella cornice festosa e luccicante natalizia. Alla fin fine è un momento che passa in fretta, quindi godiamocelo!

2- Addomesticare la nostalgia: chi vive il momento del Natale come un periodo di sofferenza o di tristezza, provi a fare amicizia con la propria malinconia. E’ un modo per auto-assolversi, concedersi attenzioni e pure piccoli (e meritati) “colpi di testa”!

3- Darsi degli step: stabilire di settimana in settimana cosa e come addobbare, cercando di inserire sempre un elemento di novità nei nostri allestimenti. È importante vivere l’azione del mettere le decorazioni come momento di rilassatezza e, perché no, di possibilità di fare amicizie con i vicini di casa intenti a fare lo stesso nostro gioco dell’allestimento di facciate, muri e balconi e creare così anche una sana e generosa “competizione”.

4- Darsi un budget di spesa e programmare gli acquisiti sia in termini temporali sia in termini di quantità.

5- Ricordarsi che festeggiare rinsalda i legami tra le persone. Vale la pena di chiedersi se non sia l’occasione per recuperare qualche dissapore, qualche rapporto lasciato andare e, perché no, festeggiare con un piccolo dono anche coloro i quali fino a poco prima non pensavamo essere propriamente degli amici.

Nel ringraziarvi per l’attenzione vi suggerisco, come sostiene Fabrizio Caramagna, di “non guardare se il tuo bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Guarda quanta luce c’è nel vetro”.

Ci ritroviamo tra 15 giorni.

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. Esperta in psicologia dello sport iscritta nell’elenco degli psicologi dello Sport di Giunti Psychometrics e del Centro Mental Training. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

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Ultimo aggiornamento il 23 Aprile 2024 13:57

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