C’è anche la provincia di Brescia tra quelle coinvolte in una complessa indagine della Polizia Locale di Verona che ha portato allo smantellamento di un’organizzazione criminale che consentiva a persone straniere di ottenere la patente senza conoscere il Codice della strada e, talvolta, nemmeno la lingua italiana.
Stando a quanto si apprende il gruppo era gestito da un pakistano residente a Vicenza, che aveva una fitta rete di procacciatori in diverse regioni italiane. Erano in molti a contattarlo per la patente “facile” e ognuno sborsava dai 2mila ai 3mila euro.
L’organizzazione si occupava di tutto: prenotava le visite mediche, completava l’iscrizione e concordava la data dell’esame. La stessa mattina al candidato venivano consegnati un auricolare e una felpa o un indumento “attrezzato” con videocamera. Poi gli aspiranti patentati venivano teleguidati nell’esame. Un’attività collaudata, che richiamava clienti da tutta Italia.
Qualora i candidati-bari fossero stati scoperti, poi, l’anonimato della banda era protetto dal fatto che le schede telefoniche utilizzate erano intestate agli stessi e nessun elemento evidente riconduceva il tentato raggiro all’organizzazione. Ma a maggio, un giovane pakistano scoperto a barare ha fatto partire le indagini, arrivate dopo qualche settimana a una svolta: numerosi i fascicoli collegati tra loro, che poi hanno portato alla mente del sodalizio criminale.
Sette le perquisizioni effettuate a ottobre, nelle quali sono stati trovati pratiche per la patente già compilate, copie di documenti, cellulari, schede sim, magliette e mascherine “truccate” e altri strumenti. Ma anche denaro (4.750 euro in contanti) e documenti falsi “di pregevole fattura”. L’indagine ha coinvolto anche le province di Bergamo, Cremona, Sondrio, Udine e Roma: 8 le persone denunciate: nessuna a Brescia (per il momento), ma sono al vaglio le posizioni di una 40ina di persone per cui verrà chiesto alle Motorizzazioni civili di competenza l’annullamento delle patenti.