🔴 Brescia, il manifatturiero continua a crescere: +5,4% nel 2022

La stretta sui tassi di interesse non sembra spaventare, almeno finora, il Made in Brescia: l’80% delle realtà intervistate dichiara impatti marginali, a fronte del rimanente 20% che invece esprime un maggiore pessimismo.

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foto generica da Pixabay

Nel 2022, la produzione manifatturiera bresciana chiude con una significativa crescita rispetto all’anno precedente: l’aumento medio annuo rilevato è pari al +5,4%, in buona parte frutto dell’andamento positivo dal 2021 (+3,2%).

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo ottobre-dicembre 2022.

Con riferimento al solo 4° trimestre del 2022, l’attività produttiva nel settore manifatturiero della provincia mostra una crescita, segnando una variazione rispetto al trimestre precedente pari a +3,7% (congiunturale); la dinamica nei confronti dello stesso periodo del 2021 (tendenziale) mostra ancora un segno positivo (+2,7%), con un’intensificazione tuttavia del rallentamento già rilevato nelle analisi più recenti.

Nel dettaglio, l’evoluzione del 2022, che segue quella record rilevata nell’anno precedente (+14,8%), è la sintesi di dinamiche particolarmente positive nella prima metà dell’anno, a cui è seguito un secondo semestre meno entusiasmante. La variazione trasmessa al 2023 è di poco positiva (+0,5%), a seguito della frenata dell’industria locale rilevata nella seconda parte del 2022: ciò sta a indicare che la crescita nell’anno in corso troverà limitato beneficio, dal punto di vista algebrico, dalla positiva performance nel 2022.

“Il 2022 si chiude con una crescita significativa, soprattutto se letta alla luce delle inedite tensioni di questi mesi, come il conflitto tra Russia e Ucraina, l’emergenza energetica e i persistenti rincari dei prezzi delle materie prime industriali – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. Il dato è certamente positivo, e testimonia la buona reazione da parte delle imprese e degli imprenditori di fronte ai già citati fattori esogeni, a cui si aggiungono l’aumento dei costi delle materie prime e l’inflazione. Per il 2023 rimangono alcune incertezze, alla luce di un contesto che rimane particolarmente complesso, considerati gli ancora elevati prezzi delle materie prime, il rallentamento della Germania e il rialzo dei tassi di interesse innescato dalla BCE, che si affianca alle deboli prospettive macro economiche per l’anno appena iniziato. Aspetti che, nel medio-lungo periodo esporranno i mercati, e quindi le imprese, a continue fibrillazioni.”

Nel periodo considerato il 42% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al trimestre precedente, a fronte del 33% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 25% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali appare eterogenea: -1,3% per le imprese micro, +4,8% per le piccole, +4,9% per le medie e +6,2% per le grandi.

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato generalizzati rialzi. Consuntivi particolarmente positivi provengono dalle realtà della metallurgia (+8,5%), mentre dinamiche in crescita relativamente meno pronunciate si rilevano per il chimico, gomma e plastica (+4,1%) e per la meccanica (+3,9%). I comparti legno e minerali non metalliferi (+1,2%) e sistema moda (+1,0%) si caratterizzano per una crescita contenuta. Per contro, il comparto alimentare ha registrato una contrazione (-0,8%).

§  Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 79%, in aumento di un punto percentuale rispetto alla rilevazione precedente (78%) e risulta di poco più basso di quello misurato nel quarto trimestre del 2021 (81%).

§  Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 40% delle imprese, rimaste invariate per il 37% e diminuite per il 23%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 24% degli operatori, calate per il 23% e rimaste stabili per il 53%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 27%, diminuite per il 48% e rimaste invariate per il 25% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 50% delle imprese, con un incremento medio del 5,1%. Nello stesso periodo i prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 43% degli operatori, per una variazione media pari a +4,1%. Persisterebbe quindi il relativo allentamento delle tensioni rilevate negli ultimi due anni; tuttavia, va rilevato che ancora non si assiste a una reale inversione di tendenza e che la perdita di marginalità cumulata a partire dal terzo trimestre 2020 è senza precedenti: +38% i prezzi di vendita, contro +129% dei costi di acquisto.

§  Con riferimento ai fattori che limitano la produzione, il 40% delle aziende non segnala alcun problema in particolare. Le rimanenti risposte si concentrano sulla domanda insufficiente (22%, una quota in flessione, ma comunque elevata rispetto a quanto riscontrato nelle rilevazioni nell’ultimo biennio), sulla scarsità di materie prime e macchinari (17%, il valore più basso dalla fine del 2020) e sulla scarsità di manodopera (16%, la quota più elevata da quando è disponibile la serie storica). In tale contesto, il “caro energia”, che aveva colpito importanti segmenti produttivi nei mesi scorsi, di fatto non è indicato dalle realtà intervistate.

§  Le prospettive per i prossimi mesi sono orientate a un cauto ottimismo. Nel dettaglio, l’attività è prevista in aumento da 37 imprese su 100 e in calo dal 10%, a fronte della maggioranza assoluta degli operatori (53%) che propenderebbe per il mantenimento degli attuali livelli produttivi. I settori con le prospettive più positive sarebbero chimico, gomma e plastica e sistema moda.

§  Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 35% delle aziende, stabili dal 55% e in calo dal 10%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono in aumento dal 23% delle imprese, invariati per il 59% e in flessione per il 18%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 25%, stabili per il 54% e in contrazione per il 21%.

§  I giorni di produzione assicurata si attestano a 81, con una forte variabilità a livello settoriale. Il dato rilevato nell’ultimo trimestre dell’anno è in crescita rispetto alla rilevazione precedente (76), grazie all’andamento nel complesso positivo degli ordini, e sostanzialmente in linea con quanto riscontrato nel medesimo periodo del 2021 (83).


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