8 marzo in azienda: “le donne imprenditrici resistono, nonostante le disparità”

A tutto il 2022 a Brescia sono 5.423 le imprese registrate artigiane guidate da donne (il 16,4% sul totale imprese artigiane) che operano per lo più nei settori dei servizi alla persona, dei servizi di pulizia, della moda e delle attività di ristorazione

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foto da Pixabay

Oltre a tutta la fatica e a persistenti disparità, emerge tutta la volontà e la resilienza tipica artigiana nelle 5.442 imprese artigiane bresciane guidate da donne che operano per lo più nei settori dei servizi alla persona, dei servizi di pulizia, della moda e nelle attività di ristorazione. Dinamiche e resilienti. Sono le imprese artigiane gestite dalle donne che pur facendo meglio degli uomini sul fronte istruzione e formazione, scontano gap rilevanti a loro sfavore sul fronte lavoro, conciliazione e benessere soggettivo: è fondamentale dare risposte adeguate e supporto nelle facilitazioni fiscali, nell’assistenza e nella conciliazione lavoro-famiglia per far si che possano tornare a dare impulso positivo e fondamentale per una ripresa sociale ed economica che coinvolge tutti noi, non solo la realizzazione personale delle imprenditrici». Sintetizza così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti il quadro delle imprese femminili lombarde diffuso in occasione dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia e realizzata in occasione dell’8 marzo.

LE IMPRESE FEMMINILI ARTIGIANE A BRESCIA. A tutto il 2022 a Brescia sono 5.423 le imprese registrate artigiane guidate da donne (il 16,4% sul totale imprese artigiane) che operano per lo più nei settori dei servizi alla persona, dei servizi di pulizia, della moda e delle attività di ristorazione. Saldo in positivo, seppur con una variazione minima (0,4% sul 2021) +19 imprese. Imprese artigiane femminili che in Lombardia sono 38.962 (il 16,6% del totale imprese artigiane) in leggero aumento: +0,3% sul 2021 e cioè 114 nuove aperture.

Per la presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Brescia Iolanda Pasini: «È tempo di sostenere il talento delle donne con una visione complessiva di rilancio economico e sociale. Le quote rosa non sono la formula magica per risolvere il problema della parità di genere, degli interventi una tantum e di effimere corsie preferenziali. Il futuro dipende da politiche strutturali, sistemiche e coordinate per sostenere la propensione imprenditoriale e favorire l’occupazione, garantendo a tutte servizi indispensabili per conciliare il lavoro con la cura di sé e della famiglia. Per questo continueremo a batterci per definire un contesto normativo e culturale che consenta, alle imprese femminili a valore artigiano, di esprimere al meglio le potenzialità, di creare occupazione, generare innovazione e contribuire alla crescita economica e sociale».

CONFRONTI DI GENERE – Dall’analisi dei dati Istat riferiti ad alcuni indicatori del BES (benessere e solidarietà), aggiornati al 2021, si osservano disparità di genere per lo più a favore delle donne sul fronte dell’istruzioni-formazione (persone con almeno un diploma, laureati, passaggio all’università, partecipazione alla formazione continua), ma a sfavore delle donne sul fronte lavoro (mancata partecipazione, stabilità contrattuale, bassa paga, occupati sovra istruiti, soddisfazione per il lavoro svolto). Per quel che riguarda l’ambito formazione-istruzione, le donne, che su 7 indicatori ne hanno 5 in cui presentano risultati migliori deli uomini, sono ‘deboli’ e presentano quote inferiori a quelle maschili relativamente alle competenze digitali e alla formazione STEM. «Evidenza quest’ultima – conclude Massetti – da non sottovalutare e su cui è necessario volgere l’attenzione con lo scopo di migliorare i risultati oltre a recuperare il gap, partendo da un adeguato orientamento delle giovani leve, poiché è proprio su digitale e tecnologie che si giocano le più accattivanti sfide del prossimo futuro».


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