Iseo, Legambiente attacca: quei boschi non devono diventare vigneti

"C’è la necessità di fermare il continuo disboscamento della montagna per mantenere la biodiversità e combattere così il cambiamento climatico"

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VIGNE S. Martino SENTESI SCALA 1 A 5.000, immagine da Legambiente

“I boschi della collina di San Martino, a Iseo, non devono diventare vigneti”. A lanciare l’appello è, con una nota, Legambiete Basso Sebino.

“Parte dalle Piane di S.Martino a 500 mt di altezza – si legge nel comunicato stampa di Dario Balotta – la battaglia contro il disboscamento e le trasformazioni di aree ambientali che rischiano di compromettere la tutela della biodiversità e del distretto biologico del basso Sebino. Si tratta di 15mila mq della storica collina che stanno per essere trasformati a vite adibiti alla monocoltura. I volontari di Legambiente hanno voluto accertarsi dello sfregio che si sta verificando in territorio iseano, ritenendo che è necessario fermare la tendenza di trasferire i vigneti dalla pianura, sempre più calda e secca, alle più redditizie aree di montagna. C’è la necessità quindi di fermare il continuo disboscamento della montagna per mantenere la biodiversità e combattere così il cambiamento climatico”.

“Il distretto biologico deve partire dal rispetto dei boschi – continua il comunicato – La comunità montana e il Comune di Iseo hanno autorizzato questo intervento, anche violando le norme paesaggistiche, in cambio di improbabili rigenerazioni del territorio, e di pochi ‘spiccioli’ di compensazioni. Si deve porre fine a queste autorizzazioni. Tali ‘trasformazioni’ hanno una redditività enorme per le imprese vitivinicole ma gravi conseguenze sull’ambiente. L’obiettivo è quello di salvaguardare l’assetto biologico della collina di S.Martino, e fermare la tendenza di trasformare zone collinari e montuose in luoghi adibiti alla monocoltura, Ciò per non diventare come la Franciacorta un territorio privo di qualsiasi biodiversità ma pronta a migrare sulle colline per affrontare siccità e aumento delle temperature. Dopo aver sfruttato intensamente la pianura – conclude il testo – ora si verrebbe avviare la delocalizzazione dei vigneri sulle colline, una migrazione da fermare”.


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