Manlio Milani – Biografia

Nasce a Brescia il 3.11.1938. I genitori sono di origine popolare. Un’infanzia vissuta nella precarietà della guerra e in una condizione economica, in quegli anni, difficilissima. Inizia a lavorare subito dopo aver terminato la quinta elementare. Acquisirà la licenza media inferiore nel 1978 partecipando ai corsi delle 150 ore.

Diventato dipendente dell’azienda Municipale di Brescia (ora A2A), nel 1959 s’iscrive al PCI. Ne diventa militante e rappresentante della CGIL nel luogo di lavoro. Con
altri partecipa, nella sede del PCI, Giuseppe Gheda, all’attività del Gruppo Culturale Antonio Banfi (ed è qui che formerà il suo rapporto con Livia e i coniugi Trebeschi che moriranno il 28 Maggio 1974, in Piazza Loggia). Il contatto con gli intellettuali del Banfi lo portano ad ampliare la sua cultura formale “essenzialmente”, in precedenza, legata all’esperienza. Collabora anche con il Circolo del Cinema. Sposa Livia nel febbraio del 1965.

Dopo la strage di Piazza Loggia prioritario diventa il lavoro di ricerca delle ragioni della
strage di Piazza Loggia e l’azione di mantenimento e di elaborazione della memoria.
Presidente del’Associazione familiari dei caduti di Piazza Loggia, partecipa alla fondazione
dell’Unione familiari vittime stragi, mentre con Comune e Provincia di Brescia fonda, nel
2000, la Casa della Memoria, centro di documentazione sulla strage bresciana e la violenza terroristica, neofascista in particolare.

Un impegno che dal 1997, in seguito a pensionamento, sviluppa a tempo pieno avendo la
scuola come punto di riferimento privilegiato. Per lui la memoria, che si distingue dal
ricordo, (l’accadimento) è processo elaborativo della propria esperienza e conoscenza della
ragione di ciò che li ha prodotti. Solo così, quei morti, diventeranno linfa vitale per sé e per la società.

Nell’ottica della giustizia ripartiva, partecipa, con altri familiari di vittime del terrorismo, a
un gruppo di dialogo con ex appartenenti alla lotta armata. Dialogo basato sul prioritario
riconoscimento delle proprie responsabilità e che rende possibile ricostruire relazioni che la
violenza aveva interrotto. Il libro dell’Incontro racconta tale esperienza. Infine le carceri
sono un altro luogo in cui sviluppare questo percorso.

Nel 1994 il Presidente della Repubblica Luigi Scalfaro gli conferisce il titolo di
Commendatore. Nel 2013 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli assegna
l’onorificenza di Grand’Ufficiale. Nel 2014 riceve il Grosso d’Oro dalla città di Brescia.
Nel 2016 l’Ateneo di Brescia gli consegna il Premio alla brescianità.

Si è risposato e ha due figli.

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